
Il racconto
Asse Meloni-Blair (l'incontro a Palazzo Chigi). La "crepa" di Gaza e il rischio antisemitismo. Tappa a Firenze
Successo schiacciante in Calabria, i nomi dei candidati in Veneto, Puglia, Campania, già oggi. L'attenzione della premier per la ricostruzione di Gaza, il ruolo delle partecipate di stato. Venerdì in Toscana per sostenere Alessandro Tomasi
Da Lamezia Terme a Sharm El Sheikh. E’ la Meloni riviera, il suo campo d’azione. I fatti: Antonio Tajani si allarga, stravince le regionali in Calabria con Roberto Occhiuto, la premier pensa al piano di pace Trump, al vertice Israele-Hamas-America (a Sharm El-Sheikh) e alla ricostruzione di Gaza guidata da Tony Blair, un altro cosacco per Meloni, un Marco Minniti con l’impermeabile all’inglese. La notizia, confermata dal governo, è che Blair e Meloni, due settimane fa, si sono visti a Palazzo Chigi. Non c’è stata solo la telefonata rivelata dal governo. C’è stato un incontro tenuto segreto. L’amico Tony le ha mostrato il rendering di Gaza ricostruita e lei, la nostra premiera, come sempre, ha risposto: “Io ci sarò, l’Italia ci sarà”.
Vuole essere la referente di Trump per il piano di Pace in Europa, triangolare con Tony l’inglese, coinvolgere le nostre partecipate di stato, Enel, Eni, Fincantieri, Leonardo e chi più ne ha più ne metta (di mattoni). Domani, l’altro Tony, Antonio Tajani, vola a Parigi per la riunione dei ministri degli Esteri, il formato E4 (Francia, Germania, Inghilterra, Italia) per parlare di Piano Trump e ci sarà anche il quintetto arabo, gli omologhi di Arabia Saudita, Emirati, Giordania e Qatar (in collegamento). Le ore: sono strepitose per il governo. L’umore della premier: ad Assisi, gli ingazati, lo hanno guastato. Nessuno lo ha raccontato ma la premier non ha apprezzato per nulla la contestazione. Meloni parlava di pace, di san Francesco, della difficoltà di costruirla, e parte qualche fischiettino. Intervengono i frati e fanno segno alla piazza: fermatevi. Mercoledì, Meloni convoca la riunione di maggioranza sulla manovra. Venerdì 10, in Toscana, a Firenze, replica il format comizio con Salvini e Tajani, chiude la campagna elettorale. Oggi va a Porta a Porta e ricorda il 7 ottobre. Le urne, la pace, i piani.
La sinistra perde in Calabria, il M5s si trasforma in Movimento 5 per cento, anzi, 4 per cento (è il totale dei voti M5s e questa volta Giuseppe Conte non può neppure dire: abbiamo sbagliato il candidato). Dato finale: Occhiuto 63 per cento, Tridico 36 per cento. La destra per la prima volta fa il bis in Calabria e Forza Italia di Tony Tajani extralarge fa un risultato mai visto. Supera il 20 per cento e con le liste collegate è addirittura al 33 per cento. Il governo fa bene anche alla Lega che è sopra al 10 per cento. Già da oggi dovrebbero essere ufficializzati i nomi dei candidati di centrodestra in Campania, Puglia, Veneto. Meloni si è congratulata con Occhiuto e dice “premiato il buon governo”.
E’ altro che la impensierisce. Si chiama Gaza, la “crepa” che apre nelle coscienze italiane. Ieri perfino il segretario di stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin ha parlato delle piazze e ha dichiarato: “Anche se a volte queste iniziative, a causa delle violenze, di pochi facinorosi, rischiano di far passare un messaggio sbagliato, mi colpisce positivamente la partecipazione alle manifestazioni e l’impegno di tanti giovani”. La sensibilità degli italiani su Gaza, pensa il governo, viene ad arte deformata, cavalcata, usata da Landini, Conte, da Pd come tragedia e “becerume” (venerdì, a Firenze, si temono contestazioni per il comizio Meloni-Salvini-Tajani). L’esempio di deformazione ad arte è quello di Barbara Floridia, presidente della Commissione di Vigilanza Rai, del M5s, che ha manipolato le frasi di Mario Sechi, il direttore di Libero. Oggi si scatena contro di lei Maurizio Gasparri e verrà definita “inadeguata” per la carica.
A Meloni non piace il “clima”, la crepa Gaza, l’antisemitismo crescente. Sono le comunità ebraiche a chiedere oggi a ministri, rappresentanti istituzionali, di non diffondere la notizia di eventuali visite in sinagoga. Rappresentanti del governo stanno concordando incontri ma in forma privata. Si attende adesso la pace Trump. Il governo italiano spera nell’aiuto, diplomatico del Qatar. L’Europa si inserisce. Tajani e gli omologhi di Francia, Inghilterra e Germania hanno già sposato il piano Trump che recepisce le richieste europee: dispiegamento di una forza internazionale di stabilizzazione, la richiesta dei paesi arabi di rinunciare a ogni ipotesi di sfollamento della popolazione palestinese da Gaza e di annessione di territorio palestinese. L’Italia vuole esserci, vuole prendere parte alla ricostruzione di Gaza. Meloni ne ha trovato un altro, di sinistra, che si è innamorato di lei. In Italia, Violante e Minniti, in Albania, il socialista Edi Rama, in Inghilterra, il laburista Blair. La prossima Internazionale la chiameranno “Hermanos di Meloni”.