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il caso

La curiosa storia della nave spagnola mandata in ritardo per la flotilla. Fortuna c'è Crosetto

Maurizio Crippa

Promesse altisonanti da New York, poi la partenza rallentata, le cautele operative e il mancato ingresso nell’area critica. Mentre da Madrid si filosofeggia, in mare c’era solo una nave davvero vicina: quella della marina italiana

Se dite com’è ondivago il Pd di Elly Schlein sulla vicenda di Gaza, è perché non avete fatto caso alle fluttuazioni flotillere del governo spagnolo di Pedro Sánchez, decisamente più curiose se paragonate alle prese di posizione ufficiali e durissime contro Israele. Ora che la parte nautica dell’avventura della Global Sumud Flotilla si è conclusa e resteranno a galleggiare i relitti di code giuridiche, cortei e polemiche politiche, ci sono alcuni retroscena che possono aiutare a illuminare meglio la realtà  e anche la valutazione dei governi italiano e spagnolo. Fonti consultate dal Foglio sono in grado di offrire una lettura interessante. Bisogna partire da qualche giorno fa. Il 24 settembre, mentre nell’Italia ossessionata, unica al mondo, dalla pandemia flotilla già si sprecano le accuse al governo di voler lasciare ai pescecani i volontari italiani (ma la fregata Fasan era già entrata in azione la notte del 23 settembre) Sánchez annunciava da New York che “domani stesso una nave salperà da Cartagena” per proteggere il naviglio. In realtà la Furor salperà solo il 26. Un ritardo di due giorni, pazienza: ma sarà lo stile di tutta l’operazione. Intanto le polemiche proseguono, sembra che l’unico a disertare sia Crosetto e che invece la Spagna abbia mosso un’intera flotta pronta alla guerra. Scrive l’embedded del manifesto: “Non c’è solo l’Italia a scortare la flottiglia. Tra domenica e lunedì è comparsa all’orizzonte anche la nave militare inviata dalla Spagna”, aggiunge che le parole del ministro degli Esteri José Manuel Albares nell’annunciare la missione “sono di tutt’altro tenore rispetto a quelle del governo italiano”.


Di fronte ai (presunti) cerchiobottismi italiani, Madrid è un baluardo di libertà: “C’è un principio molto chiaro nel diritto internazionale ed è la libera navigazione sui mari. E quindi come facciamo con tutti i nostri cittadini in giro per il mondo che si muovono legalmente in posti in cui possono farlo liberamente, daremo tutta la nostra protezione”. Queste le parole, poi c’è il mare aperto. Fonti consultate dal Foglio sono in grado di offrire una lettura diversa. Curiosa. Ad esempio che la partenza della fregata spagnola Furor è avvenuta soltanto il 26 settembre, ma soprattutto con istruzioni di mantenere una velocità di trasferimento tra i 10 e 12 nodi, non una corsa allo spasimo. Ed è arrivata a 200 miglia da Gaza soltanto mercoledì 1° ottobre verso le ore 20, quando già iniziava l’operazione di stop delle Forze israeliane. Fortunatamente c’era la nave italiana Alpino, che lungi dall’aver “abbandonato la flotilla”, vegliava. Anche sugli spagnoli. Intanto la Furor si avvicinava “a lento moto”, dice una fonte, fino alle 150 miglia da Gaza arrivandovi il 2 ottobre in tarda mattinata, quando l’operazione israeliana era già in fase avanzata.  Gli applausi al coraggioso intervento dell’ammiraglio Sánchez andrebbero forse un po’ ridimensionati. Peccato infatti che già il 30 settembre una puntuale corrispondenza di Open titolava: “La nave spagnola Furor non ha ancora raggiunto la flotilla: ecco quali (e dove) sono le imbarcazioni internazionali che dovrebbero proteggere la missione”. Spiegando: “A monitorare da vicino la situazione è la fregata italiana Alpino, al momento l’unica unità navale presente nei pressi della flottiglia”.  E si chiedeva Open: “Dov’è finita la nave della marina spagnola? Quattro giorni fa circa, anche il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez aveva annunciato l’invio del pattugliatore della Marina Furor”. Inoltre, ormai la notizia circola, il ministero della Difesa spagnolo non avrebbe autorizzato la Furor “a entrare all’interno delle circa 12 miglia nautiche dalla costa di Gaza, lungo i circa 40 chilometri di litorale sotto controllo israeliano”. Ovvero, se la flottiglia avesse deciso di proseguire nelle acque territoriali della Striscia, non avrebbe avuto alcuna copertura. Anzi il governo spagnolo aveva “fortemente” chiesto ai volontari di non varcare il no limit israeliano. 


A precisare sarà l’agenzia Efe, spiegando che la nave militare spagnola “si trova già in un raggio operativo per realizzare operazioni di salvataggio, se fossero necessarie” ma “non potrà entrare nella zona di esclusione stabilita dall’esercito israeliano poiché metterebbe a rischio l’integrità fisica dell’equipaggio e quella della stessa flotilla”. E mentre i marinai italiani, pur sotto una pioggia di droni giornalistici, fanno il loro dovere anche per la sicurezza dei volontari di altre nazionalità, dai vertici della flotilla parte un siluro in direzione Madrid, accusata di aver rinunciato a prestare “la protezione necessaria per arrivare” alle coste di Gaza. “Per azione e omissione, il governo spagnolo diventa un complice di quanto potrà accadere”.  Insomma nel momento del bisogno c’era solo la nave Alpino italiana, mentre il super interventista pro palestinese Sánchez aveva deciso di arrivare, mannaggia, un filo in ritardo. Intanto in Spagna qualche polemica il premier è costretto a incassarla. Il suo ministro Pablo Bustinduy di Sumar, sinistra radicale, ha criticato il governo per non aver “fatto abbastanza” per proteggere la flotilla.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"