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Tajani extra large. FI si allarga, fa overbooking nelle liste pugliesi e punta l'assessore veneto Bottacin

Ruggiero Montenegro

Tra nuovi acquisti, ex emilianisti e consiglieri uscenti, gli aspiranti candidati con Forza Italia sono fin troppi. Mentre Bottacin potrebbe essere il prossimo a passare dalla Lega all'orbita azzurra, come dirigente nel ministero di Pichetto Fratin

E’ Forza Italia extra large. Alle prossime politiche Antonio Tajani sogna in grande, ha fissato l’asticella al 20 per cento. Intanto fa overbooking nelle liste per la Puglia e prova a pescare un’altra volta in Veneto con Gianpaolo Bottacin. Leghista (scontento) e oggi assessore all’Ambiente e alla Protezione civile, presto potrebbe finire nell’orbita di Gilberto Pichetto Fratin, come dirigente nel suo ministero. In attesa del vertice tra i leader del centrodestra per definire il quadro dei candidati alle regionali – potrebbe tenersi oggi – Antonio Tajani e i suoi lavorano sui territori, da nord a sud. 

Civico o non civico, in Puglia al momento è parecchio lunga lista di chi vorrebbe correre con i forzisti. Sarà difficile, impossibile, candidarli tutti. Mauro D’Attis – il cui nome ricorre sempre quando si parla del candidato governatore – e soci le stanno vagliando. Ci sono i sette consiglieri uscenti, le brame dei nuovi e poi gli effetti di una campagna acquisti a vari livelli. Tra Bari e Roma. Qualcuno ha aderito nel corso della legislatura che sta per terminare, per esempio Giuseppe Tupputi passato da Con – è stato anche capogruppo della formazione che fa riferimento a Michele Emiliano – agli azzurri. Ma anche Francesco La Notte, eletto con i Popolari a sostegno del governatore dem e poi passato a FI. Nei mesi scorsi, Davide Bellomo parlamentare pugliese ha lasciato la Lega per Tajani: la sua compagna Carmela Minuto, già senatrice con FI prima di cambiare aria, potrebbe rientrare. Senza dimenticare il senatore salentino Antonio Trevisi e il parlamentare Giorgio Lovecchio, entrambi arrivati dal M5s. Anche loro potrebbero avanzare qualche richiesta sul territorio.

 

Sono i problemi dell’allargamento e di una corsa al seggio che riguarda in realtà anche le altre forze di centrodestra. E si spiega anche con  la legge elettorale pugliese che assegna 21 seggi alle opposizioni, al di là delle percentuali.  Ma questa volta, a differenza della scorsa tornata, i poli saranno soltanto due. Essere eletti insomma potrebbe essere più facile con l’opposizione e questo spiega anche il paradosso per cui a fare il tifo per la sinistra unitaria  su Antonio Decaro (i sondaggi lo stimano al 70 per cento), nelle settimane dello psicodramma Pd, c’era anche la destra pugliese stregata da 20 anni di progressismo (con questo passo potrebbero diventare 30). 

Di certo non è di questo genere il problema del Veneto, dove la sconfitta del centrodestra non è nemmeno quotata. Dopo la vittoria di Acquaroli nelle Marche e in attesa di Occhiuto in Calabria, il leghista Alberto Stefani scalda i motori nell’attesa che venga definito l’intero pacchetto  (e la contropartita per Luca Zaia), che passa anche per Campania e Puglia. Potrebbe comprendere anche la Lombardia e poi le successive città al voto come Milano, ma non solo. Tajani ha messo già da tempo nel mirino Verona. “Tosi potrebbe essere il candidato giusto”, ha rilanciato il vicepremier dando il via libera per un candidato leghista per il dopo Zaia. Flavio Tosi, l’ex sindaco di Verona espulso dalla Lega nel 2015, è il coordinatore di FI in Veneto. Regista di uno scouting che da queste parti va avanti già da un po’, arruolando militanti più o meno pesanti. Spesso proprio dalla Lega: tra i casi più recenti e significativi, Luca Coletto: già assessore veneto alla Salute e sottosegretario nel governo Conte 1. Il prossimo potrebbe essere Gianpaolo Bottacin, assessore di Zaia.  Da mesi le cronache locali raccontano il suo malcontento insieme al corteggiamento di FI. E’ tra i pochi assessori uscenti che (al momento) non ha annunciato la candidatura. Il suo futuro potrebbe essere nella squadra di Pichetto Fratin.

 

A proposito: il ministro dell’Ambiente oggi, dopo varie peripezie, porterà in Consiglio dei ministri la legge sul nucleare: “Dovrebbe esserci l’ultimo passaggio per poi andare in Parlamento”, ha annunciato. Nello stesso Cdm è anche il giorno della manovra tra taglio dell’Irpef ed extraprofitti, la misura stalinista secondo Tajani su cui Matteo Salvini spinge da giorni. Fino a incassare nelle ultime ore l’apertura, un po’ insolita, di Maurizio Lupi: “Non è un reato se gli si chiede un contributo e non è neanche essere in Unione sovietica”. Una consonanza, quella tra Lega e Noi moderati, che si è registrata nelle stesse ore anche a Milano sul voto per la vendita di San Siro, che ha visto Forza Italia dall’altra parte. Per il successore di Sala la corsa è già partita e l’ex ministro Lupi è considerato tra i papabili a destra. Tajani (extralarge) permettendo.

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