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La scommessa

La Cgil pronta allo sciopero per Gaza per non farsi spiazzare dall'Usb

Nunzia Penelope

Landini non vuole perdere terreno e corre subito ai ripari allineandosi allo spirito del tempo e dunque a quei sindacati autonomi che avevano intuito per primi l’esplosione della sensibilità popolare nei confronti della Palestina

La prima volta non li hanno visti arrivare, ma non ce ne sarà una seconda. Se la Cgil era rimasta spiazzata dal successo dello sciopero generale indetto dall’Usb il 22 settembre (successo, va detto, più di popolo che di sciopero), è subito corsa ai ripari: allineandosi allo spirito del tempo e dunque a quei sindacati autonomi che avevano intuito per primi l’esplodere della sensibilità popolare nei confronti di Gaza e della Flotilla.

 

E gli sarà forse anche costato a Maurizio Landini, capo del maggiore sindacato italiano, partecipare a una conferenza stampa collettiva a Montecitorio, accanto a sindacalisti un po’ meno, diciamo, blasonati, per annunciare lo sciopero generale “unitario” nell’inedita formula Cgil più sindacati autonomi (dovrebbe tenersi venerdì 3 ottobre). Lo sciopero sarà il prologo di un’altra iniziativa “tutti assieme”, cioè la manifestazione romana di sabato 4 convocata dai movimenti ProPal e alla quale, da ieri, ha deciso di unirsi anche la Cgil. Fatto anche questo insolito, perché Corso Italia, tradizionalmente, non aderisce a manifestazioni proclamate da altri. Ma è una mossa obbligata che la confederazione, pragmaticamente, ha deciso di compiere per non restare fuori da un movimento che inizialmente aveva sottovalutato e che rappresenta, di fatto, esattamente quella “coalizione sociale” a cui Landini lavora da anni e che non si intende adesso lasciare in capo all’Usb.

 

Ma sarebbe un’altra sottovalutazione pensare che si tratti solo di un problema di primazia sindacale. In Cgil spiegano che i segnali in arrivo dal mondo del lavoro, anche nei giorni immediatamente precedenti al 22, non lasciavano affatto intuire quell’enorme movimento di popolo che si è poi visto. Tanto che nelle riunioni degli organismi dirigenti non c’era stata particolare attenzione nei confronti dell’iniziativa Usb. E proprio il fatto che “certe tematiche, all’interno del mondo del lavoro, apparissero meno sentite, può aver falsato la nostra sensazione”. Sta di fatto che il 22 settembre le piazze erano indubbiamente pienissime, ma i dati di adesione agli scioperi del settore privato proclamati il 19 settembre dalla Cgil, così come quelli dello sciopero generale del 22 indetto da Usb, sono rimasti bassi.

 

E questo, per i cigiellini, dimostra un’altra cosa: “Esiste una distanza tra la reazione della società civile e quella del mondo del lavoro, mediamente più freddo nei confronti delle mobilitazioni per Gaza”. Dice Stefano Malorgio, segretario generale della Filt, il settore trasporti Cgil in prima linea fin da luglio nel blocco dei porti: “Credo che nessuno abbia potuto restare indifferente davanti alla catastrofe umanitaria che sta accadendo nella Striscia. Ma ai lavoratori occorre indicare una strada concreta, e forse ancora oggi non la vedono: altrimenti, come si spiegherebbe quel delta tra le piazze piene di gente e i dati bassi degli scioperi? Noi abbiamo questa evidenza, e pensiamo che il mondo del lavoro debba ancora essere portato a un maggior livello di consapevolezza su questi temi. Altrimenti, si crea una situazione difficile’’. Un movimento che riempia le piazze senza svuotare uffici e fabbriche, infatti, rischierebbe di aprire una frattura tra società civile e mondo del lavoro, e nel contempo lascerebbe le piazze senza una guida, un controllo. Malorgio fa un esempio: “Ho negli occhi le immagini degli scontri  a Milano. Nella stazione, dietro le cancellate, c’erano altri lavoratori, e poi i lavoratori degli appalti ferroviari a ripulire i danni dentro la stazione. Ma questa divisione non possiamo proprio permettercela”.

 

La scommessa della Cgil, dunque, è riuscire a portare il mondo del lavoro, con tutto il suo peso specifico, “dentro” il movimento: “Perché assieme abbiano la forza di pressione necessaria a cambiare le cose, ma anche per evitare pericolose fratture”. E dunque, ben venga anche la strana alleanza con i nemici-amici dell’Usb e degli altri sindacati autonomi. Coi quali tuttavia la sfida resta aperta: per il 25 ottobre, infatti, la Cgil prepara la “sua” manifestazione. Che in origine aveva una piattaforma solo sindacale, ma che adesso viene aggiornata ai temi nuovi: pace, lavoro, democrazia.

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