
(foto Ansa)
l'intervista
L'ex ministro Spadafora: “Renzi eviti di esibire Salis come un trofeo. Sì a una Margherita 2.0”
Il già parlamentare M5s ha fondato a inizio anno "Primavera", che mira a rinfoltire il centro insieme a Ruffini e Onorato: "La sindaca di Genova può essere la leader di quest'area, ma decidere per lei sarebbe gravissimo. Andare oltre il Terzo polo"
Renzi vuole intestarsi la scelta di Silvia Salis come nuova leader del centro? “Io credo che esibirla come un trofeo sarebbe un errore gravissimo. Silvia è una mia amica, trovo che abbia delle idee e delle competenze che vadano rispettate, che possa dare un contributo importante al paese, non solo a Genova. Per questo sarebbe una cosa senza senso scegliere per lei, al posto suo”. Lo dice, Vincenzo Spadafora, dalla prospettiva di chi al nuovo contenitore centrista ci sta già lavorando, insieme alla sua associazione Primavera lanciata a gennaio di quest’anno. “Lo abbiamo visto anche alle ultime elezioni nelle Marche. C’è una grossa fetta di elettori, circa il 50 per cento, che non va più a votare. E molti, lo dice anche un recente sondaggio Ipsos, sono di centrosinistra, ma non si riconoscono più nel nuovo corso di Pd e M5s. Per questo credo che ci sia ampio margine per parlare al ceto medio, alla media imprenditoria, a chi non ci sta a votare Meloni e la destra”, spiega al Foglio l’ex ministro dello Sport e sottosegretario alla presidenza del Consiglio nei due governi Conte, fedelissimo di Luigi Di Maio.
Eppure, in un centro già molto affollato, in cosa dovrebbe differenziarsi Primavera rispetto agli altri? “Noi abbiamo fatto una scelta inversa: invece di partire dal centro, siamo partiti dai territori. Nelle mie esperienze di presidente Unicef, di Garante per l’infanzia e l’adolescenza, ho conosciuto molte persone che esprimono, nel loro piccolo, una leadership nei territori: medici, insegnanti, persone che si sono allontanate dalla politica ma che hanno dalla loro un consenso locale. Io credo che si debba ripartire da loro”. Anche se è lo stesso ex parlamentare eletto con i Cinque stelle a capire che il percorso della sua associazione dovrà coordinarsi con quello degli altri soggetti che vorrebbero dare vita alla cosiddetta “quarta gamba” del centrosinistra. “Io apprezzo molto quello che stanno facendo i comitati di Ernesto Maria Ruffini, così come il lavoro di Alessandro Onorato, anche se è più romanocentrico”, sottolinea Spadafora. “Credo che il modello possa essere quello della Margherita, nel 2001, che prima ancora di diventare un partito era un cartello costruito attorno a quattro soggetti, e attorno alla leadership forte di Francesco Rutelli. In politica la forza elettorale non è mai la somma dei singoli partiti, ma credo che quello dovrebbe essere l’obiettivo finale: cercare di costruire una leadership che possa dare uno slancio politico più grande ai singoli soggetti. E da questo punto di vista, ogni volta che incontro Silvia Salis vedo come abbia una connessione speciale con la gente, con l’opinione pubblica. Adesso dice di volersi impegnare solo per la sua città, e le credo. Ma in futuro spero possa mettere a disposizione del paese le sue idee e la sua competenza. Perché il centrosinistra deve ritrovare questo entusiasmo”.
A ogni modo, c’è chi già ci ha provato a costruire un contenitore centrista, ovvero Renzi e Calenda, con l’esperienza del Terzo polo. E’ un precedente da archiviare o da riprendere? “L’idea non era sbagliata, semplicemente è naufragata su una cogestione di due leadership al quanto complicate”, scherza l’ex ministro. “Forse, il vero problema del Terzo polo è che era incentrato sui leader invece che sulla costruzione di un percorso politico serio, strutturato. Per quanto riguarda i due, Calenda non ci ha ancora spiegato cosa vuole fare, anche se da ciò che dice e fa mi sembra che si stia orientando verso il centrodestra. Su Renzi, invece, io per mia natura non demonizzo nessuno. Ma credo che gli italiani su di lui si siano già espressi e forse sarebbe opportuno che lasci spazio a nuove energie e a un lavoro di squadra, un qualcosa a cui forse non è molto abituato”. Alcuni dei compagni di viaggio, tra cui Onorato, però, alla Leopolda sono stati invitati. Lei che pure è interessato alle sorti di quest’area politica, avrebbe gradito un invito? “La Leopolda sarà senz’altro un’occasione per far incontrare persone che lavorano a questo progetto, ma credo sia ambizioso partire, nella costruzione di questo percorso, da Italia viva, con le percentuali che ha”, dice in conclusione Spadafora. “Diciamo che pure quando ero ministro non sono mai stato invitato. Ma devo dire con grande sincerità che non ho mai sentito la mancanza”.