Il racconto

La "notte" di Elly Schlein. Le doppie risoluzioni di Meloni, Flotilla abbordata. Il Pd lacerato sul Piano Trump

Carmelo Caruso

L'angoscia per la Flotilla, ridda di risoluzioni. Renzi e Calenda si smarcano (e anche i riformisti del Pd) il nodo sul piano di pace. La "soluzione" per l'unità nazionale. L'amarezza di Mattarella

È la “notte” di Elly Schlein, il buio della pace. Il Pd brucia. Saltano trattative, si smentiscono e si confermano telefonate fra Schlein e Meloni. Si preparano scioperi generali per la Flotilla. Il piano Trump divide. Niente risoluzione unica per Gaza. Il governo ne presenta due, una  sul riconoscimento della Palestina, e l’altra  sul piano Trump, un testo secco, di dieci righe. Si attende la telefonata Meloni-Schlein per l’unico accordo possibile: l’astensione reciproca. Schlein? E’ tentata. Si spaccano, ancora. Soffrono. Enzo Amendola, ex ministro degli Affari europei, il pupillo di Gentiloni, dice al Foglio: “Conta solo il cessate il fuoco. Non mi importa se il piano sia di Trump, mi importa soltanto mettere fine alle barbarie. Sotto le bombe non c’è spazio per la filosofia. Come si può dire di no al piano? I paesi arabi hanno detto sì, e con loro, Inghilterra, Spagna, Milan, Inter, chi altro resta?”. Qual è la posizione del Pd? Risponde Amendola: “Chiedete al Pd”. Peppe Provenzano, il responsabile Esteri del partito, spiega  “che non c’è mai stata, credeteci, non c’è mai stata, da parte di Meloni, la voglia di costruire un negoziato, ma solo parole incendiarie. Il piano Trump va legato al riconoscimento immediato dello stato della Palestina. Non c’è nessun imbarazzo. Le mozioni sono fatte per la politica, non è la politica che è fatta per le mozioni. Meloni ha sempre, e solo, giocato d’astuzia”. Non si può votare. Una terza risoluzione porta la firma di Calenda e il governo spera di agganciarsi per “spaccarli meglio”. Un’altra ancora sarà di Renzi. Al Quirinale, Sergio Mattarella viene raccontato come amareggiato, molto “amareggiato”, con il Pd, che non si è fermato neppure di fronte al suo appello. Si cerca l’unità nazionale aspettando l’incidente che “cambia tutto”, il momento solenne, la gravità, l’aggressione alla Flotilla. Meloni, da Copenaghen, ripete che è “irresponsabile insistere”, avanzare verso Israele; Giuseppe Conte accusa Meloni che “non è la premier di tutti ma solo la leader di Colle Oppio”. Schlein non può distanziarsi da Conte perché passerebbe come “inciucio”, tradimento. Li unisce solo la parola “vergogna”, dare la colpa all’altro. Il ministro Guido Crosetto, ancora, sempre al Foglio, prova a dirlo: “Si deve votare tutti insieme. Tutti”. Oggi. E’ al buio la riunione dei gruppi Pd. Gira la voce della convocazione alle ore 19, ma si rimanda, alle 21,30, per alleviare il flagello delle coscienze.  Marco Furfaro, che a Porta a Porta è stato sfidato da Galeazzo Bignami a colpi di “volevi uscire dalla Nato”, si fa serio e replica: “Meloni ha preso a pallate in faccia volontari, persone perbene. Ha sporcato la Flotilla. Sarebbe questa la premier dell’unità?”. Non ce la fanno a tendersi la mano. Francesco Filini, lo Strabone di FdI, ha sentito dire a Elisabetta Piccolotti, di Avs, che “il piano Trump è solo un salvacondotto per Netanyahu dimenticando che lo appoggia la Spagna, l’Inghilterra di Starmer e pure la sinistra israeliana”. Si consuma, rinsecchisce il Pd, il partito che è stato  di Mattarella. Lo può dire ancora?


Sono prigionieri di Conte che per tutta la giornata sorpassa sia il Pd sia Avs ma che a sera non esclude, anche lui, l’astensione sul Piano Trump. Si scatenano i parlamentari 5s, il sempre misuratissimo Patuanelli che definisce le parole di Meloni sulla Flotilla, “vergognose”. Sta cambiando il volto della sinistra. Nicola Fratoianni, che conosce la grammatica del vecchio Partito Comunista, non sorride ma si limita a dire che “voglio vedere Meloni; voglio sentire queste parole: riconosco ora lo stato di Palestina”. Sulla Flotilla c’è anche la sua europarlamentare Scuderi, ma Fratoianni non l’ha mai esibita come il M5s con Croatti, l’irriducibile. Si sono spostati. Ora è Conte più a sinistra della sinistra. Viene messa in discussione anche l’esistenza di una trattativa. Alla buvette il capogruppo di Forza Italia, Paolo Barelli, conferma che esiste, ma che a sinistra nessuno si sente dire, adesso “Trump ha fatto cose buone. Sono ostaggio di Landini, il vero segretario del Pd”. La notizia alle 19: la Flotilla è stata accerchiata. A Napoli vengono già bloccati i treni dai Pro Pal. E’ caos. Nel Pd la discussione adesso è: “Non importa cosa c’è scritto nella nostra risoluzione, conta cosa fare con le altre. Come votarle?”. Sono arabeschi. Si potrebbe convergere sulla risoluzione di Calenda, come fosse acqua internazionale, o stringersi la mano, Schlein e Meloni, e astenersi su alcuni distici. Renzi, che fa politica, è pronto a votare la risoluzione del governo se Meloni voterà la sua. I riformisti del Pd avvisano: “O ci asteniamo o non escludiamo di votare con il governo”. E’ stata l’opposizione a chiedere l’informativa a Tajani ma nessuno immaginava che sarebbe caduta nei giorni del Piano di pace di Trump, con la Flotilla accerchiata, l’abbordaggio israeliano iniziato. Il piano ora è confondersi con il buio. L’Italia si sveglia così: Gaza è entrata in Italia. 

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio