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Editoriali
L'Onu come bussola? Andiamoci piano
Mattarella ha elogiato saggiamente la Carta dell’Onu come guida nei conflitti, ma resta il dubbio sull’efficacia concreta dell’istituzione. Il diritto di veto e posizioni sbilanciate ne minano il ruolo come bussola globale
Il presidente della Repubblica, parlando all’Accademia della Pubblica Amministrazione del Kazakistan, ha espresso apprezzamento per il “costante riferimento delle istituzioni kazake alla centralità della Carta delle Nazioni Unite e dei suoi valori, quale bussola per affrontare ogni crisi e ogni conflitto da una prospettiva equilibrata e costruttiva”. Bene per il Kazakistan e benissimo per la Carta istitutiva dell’Onu, ma è lecito domandarsi se l’azione concreta del palazzo di vetro possa davvero essere considerata una “bussola” e se le sue iniziative siano sempre inscritte in una “prospettiva equilibrata e costruttiva”. Se si guarda ai principali conflitti in corso non si può dimenticare che il diritto di veto della Russia (e della Cina) nel Consiglio di Sicurezza rendono impossibile ogni iniziativa a difesa del diritto dell’Ucraina a veder rispettati i suoi confini, mentre nel caso di Israele le posizioni dell’Onu sono tutt’altro che equilibrate, le iniziative di varie agenzie hanno caratteri che sfiorano la discriminazione. Il consiglio Onu per i diritti umani aveva definito, già nel 2022, “apartheid” l’occupazione israeliana dei territori palestinesi, obbligando lo stato ebraico a ritirarsi da quell’organismo.
E’ stata una commissione d’inchiesta dell’Onu a parlare di genocidio in relazione all’azione israeliana a Gaza, ma non aveva detto una parola sull’aggressione dei Hamas a civili israeliani. E’ persino inutile elencare i casi in cui agenzie e organismi delle Nazioni unite hanno agito in modo che è difficile definire “equilibrato e costruttivo”. Naturalmente Mattarella sa benissimo tutto ciò, ma cerca di trovare un motivo di speranza nei principi, quelli sicuramente validi, della carta fondata dell’Onu, nel fatto che è comunque l’unico consesso mondiale in cui anche paesi in conflitto aperto possono far sentire la loro voce e, se se ne creano le circostanze, trovare qualche filo di dialogo. Nonostante tulle le sue carenze e la sua struttura istituzionale che riproduce equilibri ormai lontani, l’Onu resta una sede che può essere o diventare utile. Come bussola, invece, sembra abbia perso l’orientamento.