
Le altre regionali
Le Marche sbloccano il Veneto, ma al centrodestra resta il nodo Puglia
Dopo la vittoria di Acquaroli si sblocca il puzzle nel centrodestra, ma trovare lo sfidante di Decaro resta ancora una missione molto complicata
“Non ho alcuna preclusione sull’eventuale candidatura di un esponente della Lega in Veneto, ci riuniremo presto e vedremo”, dice il vicepremier e capo di Forza Italia Antonio Tajani fuori da Palazzo Chigi. La vittoria di Francesco Acquaroli nelle Marche sblocca il puzzle del centrodestra per le candidature alle elezioni regionali. Per il dopo Zaia in Veneto è sempre più vicina l’ufficialità per la candidatura del segretario della Liga e deputato Alberto Stefani. Anche in Campania la quadra sembra quasi trovata. A sfidare il 5 stelle Roberto Fico dovrebbe essere una sorta di Piantedosi minore, il prefetto Michele di Bari. Resta ancora solo un grande nodo insoluto: la Puglia.
Cosa hanno in comune l’europarlamentare di FdI Francesco Ventola, l’avvocato Antonio La Scala, l’imprenditore Massimo Ferrarese, il presidente della Banca del Mezzogiorno Pasquale Casillo, l’ex direttore del TgNorba Vincenzo Magistà, l’ex presidente di Confindustria Puglia Sergio Fontana e il sindaco di Monopoli Angelo Annese? Tutti, ma proprio tutti, nelle ultime settimane hanno, con gentilezza e garbo, declinato l’offerta di essere i candidati presidenti del centrodestra in Puglia. Il pallottoliere per adesso indica almeno setti papabili bruciati. E d’altronde, soprattutto tra la società civile, perché qualcuno dovrebbe prestarsi a una corsa destinata già in partenza non solo alla sconfitta, ma a una débâcle con percentuali bulgare in favore del candidato del centrosinistra Antonio Decaro? L’ultimo tentativo, quello fatto col sindaco di Monopoli Angelo Annese, ha poi veramente il sapore della beffa. Annese è fortemente legato a Stefano Lacatena, consigliere regionale delegato all’Urbanistica con Emiliano. Insomma pur di trovare qualcuno disponibile, i luogotenenti dei partiti della maggioranza di governo hanno cercato anche in quel gran calderone civico sul quale però c’è già da tempo il cappello del governatore uscente. Anche in questo caso, comunque, è andata male: “Resto a guidare il mio comune”, ha spiegato sui social il sindaco di Monopoli.
Alla fine dunque è probabile che saranno proprio i referenti pugliesi dei partiti del centrodestra a doversi candidare. I papabili, è noto, sono il sottosegretario alla Salute di FdI e amico fraterno di Giorgia Meloni Marcello Gemmato e il deputato di FI Mauro D’Attis. Anche se ieri Tajani ribadiva che “in Puglia e in Campania servono candidati civici”. Ma in Puglia trovarli sembra diventata una missione impossibile. Intanto sul territorio si comincia a borbottare: “Non possiamo permettere che i pugliesi restino spettatori di giochi di palazzo e ritardi inspiegabili, la Puglia merita rispetto. Il tempo stringe”, diceva ieri il commissario della Lega a Bari Vito Etna. Ma nella regione di Pinuccio Tatarella, padre politico di tanti esponenti di FdI che oggi governano il paese, il centrodestra non esiste più. Dai tempi di Raffaele Fitto, ed era il 2005, non si tocca palla. Al Foglio qualche tempo fa lo spiegava bene Fabrizio Tatarella, nipote e presidente della fondazione dedicata allo storico dirigente di Msi e An: “Purtroppo non si può sempre demandare a Roma la scelta all’ultimo momento. Era un percorso che andava costruito cinque anni fa, un minuto dopo la sconfitta”.
C’è una spigolatura che aiuta a dare l’idea di questo sfilacciamento. Quando lo psicodramma tutto interno al Pd tra Antonio Decaro e i suoi predecessori stava prendendo una brutta piega, e già si immaginava un centrosinistra diviso in due blocchi alle prossime elezioni regionali, tra Lega, FdI e Forza Italia invece di festeggiare si è cominciato a tremare vistosamente. Con Decaro in campo in solitaria e il centrosinistra dall’altra parte, l’intera coalizione rischiava di arrivare terza. Un dramma. Anche perché la legge elettorale pugliese prevede che all’opposizione, a prescindere dal risultato elettorale, vadano 21 consiglieri. Il possibile risultato a valanga di Decaro spaventa anche in vista delle politiche. Senza un cambio di legge elettorale, in queste condizioni, per il centrodestra nei collegi uninominali la Puglia rischia di essere un disastro.
