Le preghiere del Viminale

L'appello del ministro Piantedosi alle sinistre in vista dei cortei: "Abbassiamo i toni. Siamo civili"

Ginevra Leganza

"L'appello di Mattarella è, come sempre, totalmente condivisibile", dice il titolare del Viminale. Che poi aggiunge: "Alle personalità che rivestono ruoli di responsabilità nelle istituzioni sta il compito di favorire un contesto propizio all’espressione pacifica di qualsiasi idea, indipendente dalla sua condivisione"

“Io penso  sia assolutamente necessario abbassare i toni e ricondurre il dibattito pubblico in una cornice di confronto civile”,  dice al Foglio il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, incontrato a pochi passi dalla Basilica di Santa Maria Maggiore. “Durante le manifestazioni sempre più spesso ci sono frange minoritarie che si cimentano in aggressioni, per un’insensata voglia di attaccare lo stato”.   E’ venuto qui, Piantedosi, dal  Viminale all’Esquilino, in un salto doppio tra ragione e fede. Per pregare il Principe delle Milizie Celesti a cui è votata la messa. Due solchi profondi e verticali sugli occhi. Sono forse i lineamenti di chi delinea a sua volta un piano in vista del prossimo 4 ottobre. E poi s’affida, in questo lunedì “29 settembre”, non ai versi leggeri di Lucio Battisti ma all’Arcangelo Michele, patrono della polizia di stato.  “Io rivolgo un appello a tutti”,  dice. “Rivolgo un appello per isolare i violenti. E’ interesse di tutti che sia sempre e solo protagonista il ‘tema’ per cui si scende in piazza. E non la modalità, più o meno violenta, con cui lo si fa”.


Chiediamo, perciò, al minitro se oltre all’appello al cielo non sia il caso di sollecitare ancor più la terra.  
In vista del corteo nazionale del 4 ottobre a favore della Palestina – dove a Roma confluiranno attivisti, sindacati, centri sociali e cittadini per supportare la Global Sumud Flotilla – il suo dicastero prevede d’intensificare i controlli. Epperò, oltre alla speranza, non farebbe forse la differenza un appello chiaro da parte della sinistra parlamentare affinché la rabbia non colmi la misura? In altre parole: la segretaria Elly Schlein non potrebbe invitare anche lei alla moderazione? “Alle personalità che rivestono ruoli di responsabilità nelle istituzioni – argomenta Piantedosi – sta il compito di favorire un contesto propizio all’espressione pacifica di qualsiasi idea, indipendente dalla sua condivisione. E questo è l’obiettivo non solo mio personale come ministro dell’interno ma anche di ogni rappresentante delle forze dell’ordine”.

A maggior ragione ci si può aspettare, dall’opposizione, una più efficace responsabilità nei toni. O no? “Io non mi metto certo a dispensare pagelle o a indicare colpevoli e responsabili. Però mi interessa ribadire un concetto molto chiaro. Addirittura disarmante, nella sua semplicità”. Prego. “Noi abbiamo un sistema che ci garantisce il diritto di manifestare. E le forze dell’ordine ogni giorno sono impegnate con professionalità nel difendere questa conquista. Ecco, è del tutto evidente che sta anche a chi scende in piazza, anzi sta soprattutto a chi scende in piazza, manifestare in maniera civile. Come ho detto più volte, l’ordine pubblico si mantiene e non si impone. E spetta in primis al cittadino-manifestante mantenerlo senza che sia necessario l’intervento della polizia”. Ipotesi, questa, che infittisce l’apprensione. “E’ avvenuto nei giorni scorsi a Roma ma non è avvenuto a Milano, dove una minoranza di violenti ha creato gravi disordini. A dimostrazione che sullo stesso tema ci si può comportare con più o meno buonsenso”. Le scosse via terra, comunque, risentono del mare. I prossimi cortei si muoveranno sulla falsariga della Flotilla. “A tal proposito, posso dire che quello del presidente Mattarella è stato, come sempre, un appello totalmente condivisibile”. La soluzione migliore è sottesa alla mediazione italiana? “Io penso sia del tutto evidente che forzare il blocco navale israeliano competerebbe gravi rischi per chi è a bordo delle imbarcazioni. E neppure comprendo come tutto questo possa in qualche modo favorire un’evoluzione positiva della situazione a Gaza. Al contrario, sarebbe positivo, e altamente simbolico, se i beni di prima necessità meritoriamente raccolti arrivassero a destinazione per alleviare le sofferenze della popolazione civile palestinese. E questo è possibile con una soluzione che è a portata di mano, nell’interesse di tutti. Oggi più che mai, poi, la mediazione, il buonsenso, la moderazione, la responsabilità sono attitudini e virtù da coltivare”. La temperanza è una virtù cardinale, ministro. Forse anche per questo dicono di lei che è il sogno esaudito di un Viminale (finalmente) virtuoso, temperato.

“Allargando la riflessione a tutti i contesti – spiega Piantedosi – io penso che il confronto dialettico debba essere sempre rispettoso. Altrimenti non è tale. Perché scivola nella propaganda o, peggio, in tentativi di prevaricazione. La trattazione di temi anche molto accesi, come il conflitto arabo-israeliano, deve comunque avvenire con toni civili, cercando di comprendere le ragioni dell’altro e lasciando spazio a tutti, in particolare nei luoghi di formazione del sapere”. In scuole e università che talvolta sono luoghi di collisione. “Ma chi svolge il nobile ruolo di docente sa quanto sia importante sviluppare lo spirito critico evitando di imporre verità precostituite. In ogni caso,  non sono tollerabili atteggiamenti violenti che negano all’avversario il diritto di parola o finanche di presenza fisica. Tutto questo è inaccettabile. Ma spesso è opera di chi si sente investito di una verità superiore. Precondizione speciale per ogni forma di intolleranza e di superbia”.

 

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