Vannaccizzazione e remigrazione. Il convegno del generale a Livorno

Ginevra Leganza

Il vicesegretario ospite di un convegno per delineare strategie di remigrazione. La vecchia Lega osserva. E lo teme 

Vannaccizzazione della Lega, capitolo III. Stavolta sono i fedelissimi del Generale. Le prime linee, leghiste e non, delle truppe vannacciane di Toscana la cui mobilitazione è fissata al 4 ottobre. E dunque sarà a Livorno, nel sabato di San Francesco, il convegno “Road to remigration”. Una coscrizione culturale, più che militare, dove Roberto Vannacci – ospite d’onore – delineerà una sua idea di remigrazione. O meglio di re-mi-gra-zió-ne, come ripetutamente scandiva l’eurodeputato e vicesegretario della Lega a Pontida (capitolo II) per la gioia dei giovani astanti e il dispiacere della Lega d’antan.

Secondo alcuni, comunque, il “congresso” di Livorno è l’ultima curva della vannaccizzazione del partito. L’ultimo tornante – anche in vista delle elezioni regionali – attraverso cui il Generale recluta nuovi volti, voti, e irrita la vecchia Lega toscana. Il capitolo I, ricorderà il lettore, s’aprì settimane fa con la battuta del governatore lombardo, Attilio Fontana, che circa la vannaccizzazione rispondeva davanti ai giovani del partito a Busto Arsizio: “Col cazzo!”. Ma eccoci infine a Livorno. Dove, tra i più graditi ospiti, ci sarà anche il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo del vertice interforze e presidente dei paracadutisti italiani. L’organizzazione fa invece capo a Lorenzo Gasperini, direttore regionale della Lega toscana e leader del team Teseo Tesei di Vannacci, e ad Andrea Ballarati, portavoce dell’associazione “Azione, Cultura, Tradizione” che la scorsa primavera organizzò a Gallarate il Remigration Summit 2025.

Questa volta, a Livorno, si parlerà sì di ciclopiche strategie per stornare l’immigrazione di massa, certo. Ma  prendendo le mosse dal proprio orticello. L’idea del convegno, infatti, è venuta all’organizzazione quando la candidata per Toscana Rossa, Antonella Bundu, si è presentata a un meeting antirazzista dell’Arci di Cecina. E da lì, lei, metà italiana metà sierraleonese, ha proposto ai soci di “smantellare la bianchezza”. Opportunità perfetta – in forza di una locuzione su per giù stravagante – per radunare le forze. Ossia le truppe vannacciane che, spiega Gasperini, “sono fiere della propria bianchezza e ripartono da Livorno perché è da qui che bisogna partire per colpire al cuore l’infezione culturale d’Europa”. Non dalle banlieue di Parigi, non dalla multietnica Londra. Ma dalla rossa Toscana dove scaturì il Partito comunista italiano. Il quale, dice il giovane leghista membro del movimento vannacciano, “prima infettò l’Europa e poi tradì la sinistra”. Sicché mentre la vecchia Lega osserva il Generale, lo soffre, e simula torsioni arcobaleno – l’apertura ai diritti Lgbt che da Luca Zaia seduce, forse per opportunità elettorale, anche i leghisti toscani – Vannacci parlerà il 4 ottobre sedendosi alla destra del padre. E cioè alla destra di Matteo Salvini. Dice ancora Gasperini: “Noi pensiamo che il problema non sia l’immigrato criminale di per sé, ma la società degenerata, dove i valori  sono arrischiati da un meticciato che produce ghetti”.

Si parlerà perciò di remigrazione di irregolari. Ma anche di modelli svedesi per favorire il rimpatrio dei regolari. Di mondo al contrario e orgogliosa bianchezza. Il tutto, va da sè, davanti a una Lega anch’essa pallida e capovolta. Una vecchia Lega che, temendo la vannaccizzazione, dimostra quella massima di Montaigne per cui i soldati dovrebbero temere il loro generale ancor più del loro nemico.

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