Pd, tregua temporanea

Schlein in direzione chiede unità. I riformisti partecipano, ma il confronto è solo rinviato

Gianluca De Rosa

A metà ottobre - se il centrosinistra perderà nelle Marche e in Calabria - sarà sancita all'evento di Milano la nasciata della nuova corrente senza Bonaccini, ma con Gentiloni, gli ex Base riformista e i cattolici di Delrio

Elly Schlein getta acqua sul fuoco: “Non perdiamo nemmeno un minuto in polemiche fra noi, mettiamo al centro i temi che interessano alle persone e la destra ignora. Nelle regioni l’alternativa è già concreta realtà”, scandisce dal palchetto del Nazareno. La scorsa settimana la sua scelta di convocare dopo oltre sette mesi la Direzione del partito, a pochi giorni dalla prima regione al voto (le Marche) e con all’ordine del giorno un solo punto, “relazione della segretaria”, aveva scatenato la polemica dei riformisti che da mesi lamentano l’assenza del dibattito interno sulla politica estera e sulle alleanze. A metterci una pezza ci aveva provato Stefano Bonaccini, lo sconfitto del congresso e, almeno in teoria, il capo della minoranza, riunita sotto la sigla di Energia popolare. Ma i riformisti avevano disertato in polemica la riunione di sabato, convocata da remoto dall’europarlamentare e presidente del partito, considerato ormai troppo appiattito sulle posizioni della segretaria. Ieri invece alla direzione, a sorpresa, i riformisti erano tutti presenti.  Lia Quartapelle, Valeria Valente, Sandra Zampa e Piero De Luca in presenza. Lorenzo Guerini, Alessandro Alfieri, Pina Picierno e Simona Malpezzi, in collegamento. E la segretaria ha teso loro la mano: “Non dividiamoci sulle appartenenze pregresse. Siamo una grande forza plurale, teniamocela stretta in mezzo a tutti questi partiti personali”. Parole assai più dolci di quelle usate da Bonaccini che alla fine della scorsa settimana, ai pochi che avevano partecipato alla riunione di Energia popolare, aveva detto: “Dobbiamo intenderci su cosa significhi riformisti: perché esiste il riformismo popolare e quello da salotto. Io vorrei appartenere al primo”. Non risparmiando critiche anche sulle posizioni di politica estera di alcuni riformisti: “Se avessimo dato retta a qualcuno di noi su Gaza, oggi non potremmo neanche partecipare ai nostri eventi”. Ieri anche lui usava toni più pacifici: “Il Pd è una delle poche forze politiche che discute davvero, l’importante è trovare modi e tempi”.


Ma gli appelli all’unità varranno ancora per poco. Tra i riformisti ieri l’unica a intervenire è stata la deputata gentiloniana Lia Quartapelle: “Dopo le elezioni, troveremo il modo per una discussione approfondita e seria su quel che accade nel mondo e sul modo per contrastare la destra”, ha detto. Insomma, la discussione è solo rimandata. E infatti, come ha raccontato questo giornale, a metà ottobre, dopo il voto nelle Marche e in Calabria, i riformisti si riuniranno a Milano per parlare di welfare e crescita. “Saranno gli esiti elettorali comunque a dare il segno dell’evento”, ci spiega una fonte riformista. Tradotto: se come probabile, Schlein perderà nelle Marche e in Calabria, le uniche elezioni regionali davvero contendibili, l’evento di Milano sarà il battesimo della nuova corrente  senza Bonaccini. Se invece la Schlein  facesse un miracolo, l’evento si trasformerebbe nel primo tentativo di far valere i temi cari ai riformisti dentro all’agenda del partito. La nuova componente di minoranza, ma con un peso pari a un quarto del partito, amministratori locali compresi, avrà tre punte. Al vertice superiore del tridente l’ex premier e commissario europeo Paolo Gentiloni, insieme ai dirigenti a lui vicini. Agli altri due poli di questo immaginario triangolo, da un lato ci sarà quel che rimane di Base riformista, l’ex corrente renziana guidata oggi da Lorenzo Guerini; dall’altro i cattolici dem, che hanno come punto di riferimento  l’ex ministro Graziano Delrio. In questo scenario Bonaccini (ma anche i lettiani) si sposterebbero saldamente in maggioranza con  Schlein. “D’altronde – ci spiega una fonte del mondo riformista – oggi Stefano resta il migliore alleato di Elly. E’ lui che le dà ogni volta il consiglio giusto, al momento giusto”. 


La nascita della nuova corrente ha anche un altro scopo chiaro: evitare che chi non si sente rappresentato nel Pd unitario di Schlein e Bonaccini, debba finire fuori dal partito. In tanti infatti temono che l’idea della “casa riformista” che piace a Franceschini e Bettini e di cui  Renzi ha cominciato a costruire le fondamenta, possa diventare non solo la quarta gamba del campo largo, ma anche il confino verso il quale spedire chi non si trova più bene nel Pd.


Per la segretaria infine la direzione è stata anche l’occasione per un annuncio: “Dopo otto anni possiamo informarvi dell’uscita definitiva dagli ammortizzatori sociali per i lavoratori del Pd”, che ora sperimenteranno “la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, perché vogliamo fare quello che proponiamo per legge”.

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