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L'analisi

Lo sciopero per Gaza è stata una batosta per la Cgil

Dario Di Vico

Che cosa vuol dire per Landini avere ora alla sua sinistra un sindacato meno estemporaneo. Storia incredibile dell’Usb che, dopo la lotta degli operai della Gkn di Firenze, promette nuovi exploit

L’atto di proclamazione ufficiale dello sciopero generale di lunedì 22 settembre è firmato da Daniela Mencarelli, Cinzia Della Porta e Guido Lutrario. Tre sindacalisti che fanno parte degli organi dirigenti dell’Usb (Unione sindacati di base) ma che sono sconosciuti sia al grande pubblico sia agli addetti ai lavori. Sono stati loro ad accendere una miccia politica che ha generato manifestazioni di piazza, folte e variopinte, che si sono svolte nelle grandi città, nei capoluoghi di provincia ma che erano state convocate anche in centri più piccoli come Darfo Boario Terme, Scicli e Sorrento. Complessivamente sono state tra le 70 e le 80 le località coinvolte dalla giornata nazionale di astensione dal lavoro. L’Usb, nata nel 2010, è una piccola organizzazione della galassia Cobas che però nel tempo si è radicata nel territorio (dichiara 80 sedi territoriali) e soprattutto nei settori dei servizi come logistica, trasporti, scuola e pubblico impiego.

 

Hanno via via accolto quadri sindacali provenienti dalla Cgil, vantano un seggio al Cnel e sono arrivati alla luce delle cronache nazionali per la lotta degli operai della Gkn di Firenze contro lo smantellamento dell’impianto. Ieri per la verità non è stata segnalata una presenza significativa di operai o striscioni di fabbrica ai vari cortei. Il segmento di tute blu più vicino ai sindacati di base, e anche più coinvolto nel boicottaggio delle merci e armi dirette in Israele, è quello dei portuali soprattutto di Genova e Livorno. Ma al di là di una pignola ricognizione organizzativa vale il dato che nelle periferie del lavoro vari sindacatini più o meno simil-Cobas sono riusciti a radicarsi come nel caso di Prato in cui organizzano gli operai pakistani in lotta contro i padroni sia cinesi sia italiani.

 

E’ evidente che la moltitudine delle anime che ieri ha dato via alle manifestazioni non è riducibile a un nocciolo duro di pur navigati dirigenti sindacali che sul loro sito infatti scrivono che improvvisamente “la storia si è messa a correre”. Usb nella sua proposta di sciopero generale ha con tutta evidenza incontrato una domanda politico-sociale pro-Gaza veicolata più dai grandi media televisivi e cartacei che dai volantini degli organismi di base. Non è un caso che negli articoli di lunedì mattina anche i grandi giornali parlassero di sciopero nazionale “indetto dai sindacati” non operando alcun distinguo tra Cobas e organizzazioni confederali. Gli equivoci nella convocazione non tolgono nulla a quanto accaduto, sono utili per capire però il clima favorevole al “blocchiamo tutto” dentro il quale è maturato l’exploit dell’Usb.

 

Visto dal lato della Cgil questo exploit è però una solenne batosta e a Bologna il corteo è persino passato davanti alla Camera del Lavoro. La confederazione diretta da Maurizio Landini aveva optato per indire uno sciopero venerdì 19 settembre generando però una discreta confusione su quali fossero i settori coinvolti e le modalità dell’astensione. Le manifestazioni convocate come di default dello sciopero si sono tenute ma la partecipazione non è stata minimamente paragonabile a quella delle 70 piazze di ieri. Insomma la coalizione sociale più volte evocata da Landini è vissuta nello sciopero di ieri ma a portarla in piazza e in clamorosa evidenza è stata la Usb. Lasciando la Cgil in mezzo al guado. Nella rete sapientemente tessuta in questi anni da Landini sono presenti realtà del terzo settore e organizzazioni come Arci e Acli o Libera ma pare più un’adunata di ufficiali che di soldati semplici. Un progetto cerebrale che quando si scontra con la realtà dei fatti si rivela una sorta di pre-fabbricato costruito a misura di una leadership e per minare l’unità sindacale più che indicare nuove strade. Con il risultato però che la Cgil da una parte perde le sue caratteristiche storiche fondate sulla contrattazione e la rappresentatività e dall’altra non conquista nuovo consenso.

 

Landini in queste settimane è riuscito in una sorta di miracolo mediatico: ha fatto dimenticare al grande pubblico di aver organizzato i referendum flop sul lavoro. E ha continuato a rilasciare interviste da guru come se niente fosse accaduto. Stavolta però la batosta gli arriva da un fronte inatteso e sarà interessante vedere come reagirà. E siccome al peggio non c’è mai fine è possibile anche che il successo dell’Usb invece di spingere la Cgil a riflettere sull’unità del sindacalismo confederale la porti a cobasizzarsi ulteriormente. Speriamo di no. Intanto sul loro sito, a commento dello sciopero di ieri, gli organizzatori hanno scritto che “il dentifricio è uscito dal tubetto e sarà impossibile farcelo rientrare”. Non possono sapere che è una frase a cui era solito far ricorso nei suoi comizi l’ex leader della Cisl degli anni ‘90 Sergio D’Antoni.

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