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La Camera ricorda Kirk. Ciriani: "Sbagliammo a non condannare l'omicidio della dem americana Hortman”

Ruggiero Montenegro

La commemorazione a Montecitorio prolunga lo scontro politico sull'omicidio dell'attivista americano. Il meloniano Amorese: "Charlie si sarebbe confrontato anche con chi ha detto ‘in fondo se l’e’ cercata". Mentre per il dem Cuperlo: "Kirk aveva il diritto di pronunciare anche delle bestialità ma non era un simbolo della libertà”

In Transatlantico, alla Camera, Luca Ciriani si intrattiene con i giornalisti. Ammette: “Abbiamo sbagliato a non condannare  l’omicidio della democratica americana Melissa Hortman”.  E’ appena finita la commemorazione di Charlie Kirk, richiesta da Fratelli d’Italia e accordata dal presidente Lorenzo Fontana, leghista. Le opposizioni ne avrebbero fatto volentieri a meno, e dal tono di alcuni interventi – “vergognosa operazione politica”, è per esempio la versione M5s –  si capisce bene.  Davanti alla buvette il ministro per i Rapporti con il Parlamento si sofferma sulla violenza politica, dall’America agli scontri avvenuti durante le manifestazioni per Gaza. Cita Odifreddi e Saviano. Parla pacatamente, ma non si risparmia. Dice che “c’è  frustrazione a sinistra, che diventa intolleranza”. E deriva, per Ciriani, dal fatto che il governo Meloni sta ottenendo risultati. Poi punge di nuovo Matteo Renzi: “Fa finta di non capire quello che ho detto. Non rinnego le mie parole sulle Br. Non possiamo tornare ai tempi in cui la morte di un avversario politico si può in qualche modo, anche indirettamente, giustificare”. E dell’attivista americano, nuovo martire della libertà trumpiana, che ne pensa? “Idee estreme? Ma quali? – risponde Ciriani – Erano fuori dal mainstream. Io ne condivido molte ma non le sposo tutte al 100 per cento. Non ho bisogno né di Trump, né di Kirk, che mi spieghi cosa fare. Ho un’altra storia e la rivendico. Non abbiamo bisogno di modelli”. 


Nonostante i discorsi e le prese di posizione a destra,  Ciriani è uno dei pochi   in Aula a rappresentare  il governo per il ricordo di Kirk. Con lui  solo la ministra  Eugenia Roccella e la sottosegretaria Matilde Siracusano. Chi si aspettava grandi scontri comunque è rimasto un po’ deluso.  Qualche scintilla l’ha regalata invece l’inizio della seduta, quando il capogruppo di FdI, Galeazzo Bignami, ha chiesto un’informativa urgente al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi su quanto accaduto durante lo sciopero di lunedì: “Un attacco alle istituzioni. Se dobbiamo scegliere tra chi blocca treni e  autostrade e i ragazzi che portano la divisa, FdI sa da che parte stare”, dice l’esponente meloniano. E tanto basta a scatenare le opposizioni, che colgono la palla al balzo per attaccare; “Il governo ignora il genocidio” e “strumentalizza le manifestazioni”.   Si parte quindi  con la commemorazione di Kirk. Qualche vuoto c’è anche tra i banchi della destra. Tutto intanto va (più o meno) secondo copione. Il primo a parlare è il meloniano Alessandro Amorese che lo ricorda così: “Un uomo, figlio, marito, cristiano, ucciso perché aveva in mano un microfono, l’unica sua vera arma. Si sarebbe confrontato anche con docenti e giornalisti che hanno detto ‘in fondo se l’e’ cercata’”. Fosse successo a sinistra, “avremmo trovato le macchine incendiate e le città devastate”. Per la Lega c’è Riccardo Molinari, che non risparmia una stoccata. Il capogruppo del Carroccio si aspettava “un’empatia generale. Purtroppo non è andata così. Si cercava di costruire un sentimento negativo verso le parole di Kirk, quasi come se portare avanti determinate idee rendesse meno grave l’omicidio. E’ intollerabile”. Ma se Lega e FdI fanno di Kirk un simbolo, non è dello stesso avviso FI, che affida a Paolo Emilio Russo il suo intervento. E dopo la condanna del brutale omicidio, il deputato marca la distanza dagli alleati. “Ritengo che buona parte delle idee espresse da Kirk non siano condivisibili. Anzi, su temi cruciali, alcune sue posizioni contrastano con i principi fondamentali di libertà e uguaglianza che ispirano il nostro impegno politico”. Parole che avrebbe potuto pronunciare un esponente del Pd. E infatti qualcuno nei banchi dem applaude. Tocca quindi a Gianni Cuperlo: “Kirk aveva il diritto di pronunciare anche delle bestialità ma non era un simbolo della libertà”. La condanna non è in discussione, ribadisce il dem. A soffiare sull’odio però sono quelli come Trump e non la sinistra, è il senso del ragionamento.  Il più polemico è Riccardo Ricciardi del M5s: “Usare la morte di un ragazzo per fare squallida propaganda è orrendo. Dovreste vergognarvi”. Angelo Bonelli per Avs  ricorda allora la tragedia di Gaza e il silenzio del governo per i “20 mila bambini palestinesi”. Ma anche che Kirk era un sostenitore delle armi di cui alla fine è stato vittima. Negli interventi delle opposizioni fa capolino più volte anche l’omicidio della dem americana Hortman, su cui ai tempi la destra non si è espressa. Lo sottolinea anche Italia viva con Maria Elena Boschi, prima di puntare la premier: “E’ inaccettabile che Meloni e i suoi abbiano usato questa tragedia per colpire in modo ingiustificato la sinistra”. Tutto, appunto, secondo copione. A sanare le divisioni, poco dopo, ci pensa allora San Francesco: la proposta di legge che ne istituisce la festa nazionale passa con un sostegno bipartisan. 

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