
Il caso
Cybersicurezza, la guerra ibrida fra Crosetto e Mantovano
Dietro al disegno di legge presentato da Minardo per un protagonismo delle forze armate nella difesa digitale, c'è l'eterno braccio di ferro tra il ministro della Difesa e il sottosegretario di Meloni
Si scrive cybersicurezza, si legge scontro di sistema tra il sottosegretario Alfredo Mantovano e Guido Crosetto: una discreta guerra ibrida che va avanti da mesi, per non dire anni, ormai. Dalle nomine delle forze dell’ordine ai servizi di sicurezza, passando appunto dalle competenze dell’agenzia che dovrebbe difendere il paese dagli attacchi informatici. Sicché dietro al disegno di legge depositato ieri dal presidente della commissione Difesa Nino Minardo (Forza Italia) sono in molti a vedere la manina del ministro cofondatore di Fratelli d’Italia che avrebbe dato il via libera a questa operazione parlamentare, consapevole che un ddl governativo avrebbe creato più di un grattacapo a Giorgia Meloni e all’intero Consiglio dei ministri. E’ l’ennesimo tempo di una partita che va avanti da quando ha visto la luce il governo.
Bisogna però tornare al ddl presentato da Minardo. Cosa prevede? Rafforza il ruolo delle forze armate nel dominio digitale e aggiorna le norme vigenti, riconoscendo alla Difesa la possibilità di intervenire nel cyberspazio anche in tempo di pace e al di fuori di scenari di guerra tradizionale, per proteggere istituzioni, infrastrutture critiche e cittadini. Le forze armate potranno così condurre operazioni digitali con strumenti e garanzie adeguate, rafforzando la capacità di risposta del paese. La proposta introduce inoltre percorsi di formazione specifica in materia di cyber defence negli istituti e nelle scuole militari, così da preparare nuove generazioni di professionisti. Infine, prevede la possibilità di ricorrere, quando necessario, al supporto di competenze tecniche esterne altamente specializzate, sempre sotto il controllo istituzionale e con procedure di autorizzazione stringenti. “Questo intervento legislativo – spiega Minardo – non solo rafforza le capacità operative della Difesa, ma garantisce anche il pieno coinvolgimento del parlamento”.
Secondo il ddl, Crosetto riferirà periodicamente alle Commissioni competenti della Camera e del Senato e al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), così da assicurare trasparenza e controllo democratico sull’impiego delle forze armate nel dominio cibernetico. La mossa di Minardo, raccontano in Transatlantico, è stata concordata proprio con Crosetto che sull’argomento batte con forza da tempo. E forse, a voler essere maliziosi, è la risposta a un’altra iniziativa, questa volta presa da Palazzo Chigi, sempre su questo argomento. All’inizio dell’estate la premier Giorgia Meloni ha affidato le deleghe in materia di “resilienza dei soggetti critici” a due fedelissimi: il suo consigliere militare Franco Federici e Alfredo Mantovano, sottosegretario con delega ai Servizi segreti. Al primo ha consegnato le chiavi di una task force per fare da cerniera tra ministeri e imprese del settore cyber e al secondo la delega vera e propria. Il ddl di Minardo pare non sia stato preso benissimo dai vertici dell’Agenzia sulla cybersicurezza. A partire dal presidente, il prefetto Bruno Frattasi voluto da Mantovano, che da tempo viene raccontato a rischio sostituzione, anche se per il momento resta solido al suo posto. Di sicuro l’iniziativa parlamentare potrebbe sostituire quella governativa che aveva in mente Crosetto. In generale il big di Fratelli d’Italia pensa da tempo che il problema sia molto più vasto e complesso perché le competenze su questa materia hanno le sembianze di un poco succulento spezzatino. Per il ministro infatti la gestione di uno spazio e di un dominio operativo di importanza strategica per lo sviluppo economico, sociale e culturale dell’Italia è troppo frammentata. Con un risultato: senza una governance unica la risposta agli attacchi ibridi, alle sfide dell’intelligenza artificiale e della computazione quantistica rischia di disperdersi.
Con diverse competenze, non interconnesse fra di loro, operano in questo territorio senza confini l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), il ministero della Difesa per la politica militare (in Italia e nei teatri di guerra), il Viminale per i crimini postali, i nostri Servizi segreti e la Farnesina per la cyberdiplomacy. I livelli sono tanti e complessi, dunque. C’è da capire solo a questo punto che fine farà il ddl del forzista Minardo. E soprattutto come si comporterà sull’argomento Fratelli d’Italia: seguirà le indicazioni di Crosetto o quelle di Mantovano?