
(foto Ansa)
il piano
La strategia del Viminale per gestire l'autunno caldo dei cortei pro Pal
L'approccio del Ministero dell'Interno sarà improntato al contenimento, ma le manifestazioni non saranno vietate (a differenza dello scorso anno). Il fronte universitario
Preoccupazione sì, ma nessun panico. Sarà un autunno caldo e al ministero dell’Interno non si aspettano nulla di diverso. L’ha detto lo stesso Piantedosi, ieri, pubblicamente. “Il diritto a manifestare da noi è ampiamente garantito” ha rassicurato. Ciò detto, “una qualche preoccupazione la nutriamo rispetto a quelli che sono i mesi che ci attendono, perché questo conflitto israelo-palestinese, quello che sta succedendo a Gaza, la tragedia umanitaria che si sta verificando e che sicuramente va condannata, sta avendo dei riflessi anche nella discussione politico-interna”, ha notato. E proprio il combinato disposto dato dalla serie di manifestazioni pro Palestina indette nelle prossime settimane, assieme al clima che è tornato a surriscaldarsi nelle università, ha fatto sì che al ministero dell’Interno si siano iniziati a porre domande sui giorni a venire. Anche perché soprattutto da qui al 7 ottobre il calendario è affollato di scioperi e manifestazioni. L’approccio, dicono fonti del Viminale, sarà sempre quello: contenimento di eventuali violenti e successive eventuali segnalazioni alle autorità giudiziarie. Puntando molto sulla prevenzione e sui protocolli per proteggere obiettivi sensibili, rafforzati sin dal dopo 7 ottobre. Sapendo che finora non ci saranno prescrizioni come quelle dello scorso anno, quando vennero vietate le manifestazioni pro Palestina in agenda il 7 ottobre.
Il primo banco di prova sarà la mobilitazione pro Gaza indetta dalla Cgil per questo venerdì. Oltre allo sciopero di due ore nei servizi non essenziali, ci saranno una serie di manifestazioni in tutta Italia, comprese Roma e Milano. Anche se il segretario generale sarà a Catania per partecipare al corteo dall’inequivocabile titolo “Fermiamo il genocidio a Gaza”. E’ la mobilitazione che preoccupa di meno perché di solito i cortei della Cgil hanno un loro autonomo servizio d’ordine. Tutt’altro discorso per lo sciopero generale indetto per lunedì 22 settembre dall’Unione sindacale di base (Usb). Cortei sono in fase di allestimento, stando a quanto dicono gli stessi sindacati di base, sia a Roma che a Milano e Torino. E qui la situazione preoccupa di più perché oltre alle sigle sindacali è prevista la partecipazione anche del movimento “Giovani palestinesi italiani”. Ovvero del movimento sicuramente più oltranzista nelle proteste contro Israele.
A ogni modo sarà un antipasto della grande manifestazione nazionale in programma il 4 ottobre, con partenza da Porta San Paolo, a Roma. Lo scorso anno, come detto, le organizzazioni filopalestinesi scelsero il 7 ottobre come data per scendere in piazza, nella capitale. Fu quindi la Questura di Roma, con avallo del ministero dell’Interno, a vietare il corteo. Anche se poi il corteo si tenne (con diversi disordini e disagi). Quest’anno l’anticipo alla giornata del 4 dovrebbe far sì che la manifestazione non venga vietata. Anche se il Questore di Roma deciderà più in prossimità dell’evento.
L’altro fronte che spaventa (e non poco) sono le università. Soprattutto dopo l’aggressione al professore Rino Casella, docente di diritto pubblico comparato, all’Università di Pisa, a opera di un gruppo di studenti pro Pal. Martedì sera la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, che aveva denunciato l’accaduto, è stata accolta da rimostranze e proteste alla Sapienza di Roma. “Siete complici, dovete fermare Israele, interrompiamo gli accordi. Vergogna”, sono state le parole che alcuni studenti di Sinistra Universitaria e Unione degli Universitari della Sapienza le hanno rivolto. Anche in questo caso l’approccio sarà quello della massima cautela, contenendo eventuali derive violente. Ma senza intaccare l’autonomia dei vari atenei, qualcosa che la ministra ha sempre rivendicato nel corso del suo mandato. Come riferisce ancora il Viminale, specifici comitati che prevedano il coordinamento tra i due ministeri (com’è successo almeno in una occasione lo scorso anno) saranno decisi di volta in volta a livello locale. Che poi serva davvero a mantenere la gestione dell’ordine pubblico nelle aule, questo è tutto da provare.



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