
Il caso
Meloni vuole abbassare le bollette: a Palazzo Chigi le proposte dei player dell'energia
Operazione 50 euro per la premier. Al capo di gabinetto Caputi e al sottosegretario Fazzolari arrivano le idee di Confindustria, Eni, Enel, Snam, Gme e Arera. E il ministro Fratin conferma: "Sì ci stiamo lavorando"
E’ il dossier. Nell’agenda di Giorgia Meloni il tema energetico è al primo posto. O meglio è subito dopo la politica estera (ieri a Palazzo Chigi ha ricevuto il presidente del Consiglio europeo António Costa). La premier sta studiando un provvedimento che tagli in maniera strutturale il costo dell’energia in bolletta per le famiglie. Una mossa che richiama alla memoria quella di Matteo Renzi premier con i famosi ottanta euro. L’idea è quella di intervenire su uno dei mille coefficienti che determinano il costo dell’energia che si ripercuote sulle bollette. Il governo ha già cercato di affrontare il problema. Lo scorso febbraio con un decreto ad hoc il Consiglio dei ministri ha approvato un provvedimento “per le famiglie e le imprese”. Ovvero: 3,5 miliardi di euro. Copertura importante con norme inedite. Come quello che vedono lo stato pronto a rinunciare all’Iva oltre un certo prezzo di energia.
Il decreto prevedeva un “aiuto da 500 euro per chi ha bonus sociale”. Per i redditi fino a 25mila di Isee era previsto un sostegno da circa 200 euro.
Il decreto bollette, che all’epoca è stato annunciato sui social dalla premier, stabiliva anche il rinvio di due anni per l’obbligo del mercato libero per vulnerabili e in più l’obbligo di trasparenza per gestori. Per le aziende era stato deciso bollette ridotte del 20 per cento. “Tagliamo gli oneri di sistema per quelle medie e piccole”.
Evidentemente troppo poco. Ecco perché in maniera informale, e togliendo anche il dossier dalle mani del ministero dell’Ambiente, Palazzo Chigi ha deciso di accentrare la faccenda. Da giorni il capo di gabinetto Gaetano Caputi e il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari stanno ricevendo le proposte per abbassare le bollette scritte dai protagonisti del mercato dell’energia.
In questa operazione – che il Foglio è in grado di svelare – è stato coinvolto anche il presidente di Confindustria. Il quale nemmeno quattro mesi fa lanciò l’allarme nel corso dell’assemblea nazionale della sua associazione a Bologna, propria davanti a Meloni: “E’ una situazione insostenibile. Occorre agire con urgenza”, aveva detto Orsini che nel chiedere un piano industriale straordinario per l’Italia aveva sottolineato come “la componente più urgente è quella dei sovraccosti energetici; un vero dramma che si compie ogni giorno: per le famiglie, per le imprese e per l’Italia intera”. Oltre a Orsini c’è un gruppo ristretto di manager delle aziende del settore che in questi ultimi giorni stanno cercando di fornire proposte al governo.
Fra questi è facile immaginare il protagonismo di Flavio Cattaneo (Enel), Claudio Descalzi (Eni), Agostino Scornajenchi (Snam). E’ stata coinvolta per diretta competenza anche l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Area) che svolge attività di regolazione e controllo nei settori dell’energia elettrica, del gas naturale, dei servizi idrici, del ciclo dei rifiuti e del telecalore. Sembra che in maniera informale, al di là dei tecnici, la vicenda abbia investito anche Nicola Dell’Acqua, già commissario del governo per l’emergenza idrica e sempre più vicino alla presidenza di Arera.
C’è chi si aspetta contributi anche da Pietro Putti, a capo del Gestore dei mercati energetici (Gme). A confermare il piano del governo è stato il ministro Gilberto Pichetto Fratin che ieri intervenendo all’evento del quotidiano la Verità ha detto: “Per avere una bolletta molto più bassa dobbiamo avere l’energia a costi più bassi. I francesi ce l’hanno, perché hanno il nucleare”. Pichetto Fratin, rispondendo a chi gli chiedeva se in funzione degli interventi previsti dal ministro, le bollette degli italiani si abbasseranno, ha infatti spiegato: “L’obiettivo è questo, però l'abbassare la bolletta per decreto è complicato perché i costi delle bollette sono frutto dei 30 anni di scelte fatte in un certo modo. Non è con un decreto o una delibera che si può dire da domani è così”. Da qui la cabina di regia messa in piedi a Palazzo Chigi: “Noi stiamo tentando di incidere sul meccanismo per la determinazione del prezzo”, ha precisato il ministro prima di continuare: “Questo meccanismo ha alcune anomalie e stiamo ragionando su alcuni interventi puntuali, sotto forma di un decreto che uscirà nelle prossime settimane, che devono tentare di agevolare qualcosa”. Nelle conversazioni fra addetti ai lavori, nelle more di numeri incomprensibili ai più, c’è chi si lascia sfuggire che Meloni vorrebbe almeno un taglio di 50 euro a bolletta per le famiglie. Un provvedimento popolare e pronto a tornare utile in qualsiasi momento. Soprattutto con l’avvicinarsi delle elezioni.