
Giorgia Meloni (foto LaPresse)
L'editoriale del direttore
La violenza politica che Meloni non vede
Caso Kirk e oltre. La premier dice che brutalità e intolleranza sono a sinistra. Ascoltare il discorso del capo di Vox, sugli avversari “Satana”, per capire che no: non esiste un estremismo di Serie A e uno di Serie B. Parola per parola
Che cosa vuol dire esattamente, in politica, combattere la violenza verbale? La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha scelto da giorni di mettere al centro della propria agenda un tema importante, direttamente collegato al tragico omicidio di Charlie Kirk. Il tema, grossolanamente, lo potremmo sintetizzare così: le parole violente generano violenza e quando le parole violente vengono sdoganate contro gli avversari politici, quegli avversari possono diventare degli obiettivi e su quegli obiettivi possono finire puntati i mirini non solo delle parole ma anche delle armi. La premier ha lasciato intendere, prima genericamente poi meno genericamente, che anche in Italia c’è chi gioca con il fuoco e c’è chi, all’interno di una generica “sinistra”, dove “sinistra” al momento coincide con l’irresponsabile Piergiorgio Odifreddi, che grazie al cielo però rappresenta solo se stesso, sogna di mettere la destra italiana a testa in giù, puntandole un mirino sulla fronte.
Giorgia Meloni ha perfettamente ragione quando chiede di non minimizzare la violenza, anche quella verbale, e quando si indigna rispetto alla presenza, per fortuna minoritaria, di voci, nel dibattito pubblico italiano, incapaci di condannare senza se e senza ma, come si usa dire, la violenza politica che diventa violenza a mano armata. Nel farlo, però, Meloni ha scelto finora di non fare quel passo in più che renderebbe più efficace, e più credibile, il suo appello, e il passo da considerare è più che ovvio: si può identificare la sinistra mondiale come l’unico motore di una violenza politica che rischia di armare una violenza non solo politica? Domenica scorsa, collegata da Roma, Giorgia Meloni è intervenuta al convegno di Vox, i vecchi alleati della destra estremista spagnola, così estremista da essere uscita, dettaglio che molti giornali in queste ore hanno scelto di omettere, dal gruppo parlamentare europeo di cui fa parte Meloni, ovvero Ecr. E nel corso dell’intervento Meloni ha scelto di utilizzare un’espressione forte, che merita di essere commentata e confutata. Meloni, parlando del caso Kirk, ha detto quanto segue: “Il suo sacrificio ci ha ricordato un’altra volta da che lato stanno la violenza e l’intolleranza”. Sottinteso, neanche troppo: secondo Meloni, la violenza e l’intolleranza oggi sono sinonimo di sinistra, punto e basta.
Si potrebbe dire, naturalmente, parlando del complottismo xenofobo e illiberale e razzista di cui è veicolo la destra trumpiana, che la destra sovranista mondiale oggi, pur essendo rispetto alla sinistra più a suo agio con il free speech, non è una destra che può considerarsi come un argine contro la violenza politica, diciamo così. E il caso ha voluto che poco dopo le parole di Meloni, il leader di Vox, Santiago Abascal, abbia smentito con i fatti l’assioma della presidente del Consiglio con un discorso incredibile, che ci ricorda, se mai ce ne fosse bisogno, perché la destra modello Meloni, in Europa, non è compatibile con la destra modello Vox. Il discorso di Abascal dura trentasei minuti. E’ molto istruttivo. Ed è lì a testimoniare a Giorgia Meloni un cortocircuito interessante: mentre Meloni rimprovera all’opposizione italiana di usare toni demonizzanti contro il governo, e contro la sua persona, trasformando questa circostanza reale in un assioma assoluto, ovvero la sinistra è violenta e la destra no, il suo amico del cuore, Santiago Abascal, pochi istanti dopo l’intervento della premier, ha messo insieme un’arringa contro il capo del governo spagnolo, Pedro Sánchez, il cui contenuto più affettuoso si può dire sia stato un paragone con Satana. Abascal ha dipinto Sánchez come uno “psicopatico che occupa la Moncloa”, mosso solo dall’odio verso la Spagna e dalla paura di finire in prigione. Lo ha definito “il miglior alleato di Hamas in Europa” e al tempo stesso del “cartello dei Soles” di Maduro, accusandolo di tradire il paese consegnandolo al terrorismo islamico, al narcotraffico e alla dittatura cinese. Ha sostenuto che Sánchez “odia il suo popolo” perché non può uscire in strada, perché ha incubi ogni volta che sente la canzone dell’estate o immagina giudici decenti che processino i suoi famigliari corrotti. Lo ha descritto come “magnaccia” e “gorilla tiranno” per le sue alleanze internazionali, accusandolo di guidare uno “stato mafioso” che si arricchisce con l’invasione migratoria, di promuovere la “rapina fiscale” e il “terrorismo climatico”.
Nel suo discorso, poi, discorso molto istruttivo, che ci sentiamo di dire senza paura di essere smentiti che come toni e contenuti potrebbe fare concorrenza alla sinistra modello Odifreddi, Abascal, mentre rimprovera la sinistra per aver trasformato le destre in obiettivi, in target, bolla i progressisti come collettori di “mafie” (mafia climatica, mafia socialista, mafia verde), evoca l’idea che i suoi avversari siano “traditori” che vendono la patria ai nemici, issa come un bersaglio a favore di mirino Soros e altri “multimiliardari che finanziano l’invasione”, definisce le politiche migratorie europee come frutto di un’intenzione esplicita di creare un “califfato di Bruxelles”, dice che i suoi avversari vogliono “mettere le donne in una prigione di stoffa”, Considera le élite progressiste “totalitarie”, definisce, probabilmente per dare ragione a Meloni sul tentativo quotidiano della destra di abbassare i toni a differenza della sinistra, “l’assassinio di Charlie Kirk non è un caso isolato, ma la prova ripetuta che la sinistra non rinuncia alla violenza, anzi, la promuove e la utilizza per eliminare i suoi rivali politici”, considera la destra del Partito popolare europeo desiderosa di assecondare “gli hooligans di Osama bin Laden” per rafforzare l’islamismo in Europa, suggerisce sobriamente di “riconquistare le istituzioni che ora sono in mano a mafiosi, a golpisti o a truffatori per restituirle al popolo per la sua protezione, per il suo progresso e per la sua sovranità” e nel tentativo di dimostrare che la sinistra è violenta verbalmente mentre la destra sovranista è sobria prudente e misurata suggerisce che le destre dei Patrioti debbano portare avanti in Europa una “Reconquista”, utilizzando non per caso un termine che richiama conflitti storici, religiosi e territoriali, adatti più a uno scenario infarcito di scontri di civiltà che a uno scenario carico di senso di responsabilità. Meloni, in tre anni di governo, ha dimostrato con i fatti di saper tenere lontano l’estremismo dal governo, e averla a Palazzo Chigi, come ha ricordato ieri magnificamente Giuliano Ferrara, considerando la destra che spopola nel mondo è un miracolo assoluto, un colpo di fortuna, una botta di culo niente male. Ma se Meloni ha davvero intenzione di dare un contributo alla lotta contro la violenza politica, sentimento che consideriamo sincero, oltre a stare attenta a non usare mai espressioni sovrapponibili a quelle del generale Vannacci, che ieri ha detto che “la reazione all’omicidio Kirk mostra che la violenza è sempre a sinistra”, dovrebbe chiedersi se la destra sovranista che ha coccolato a lungo, e con cui è incidentalmente e patriotticamente alleata al governo, e da cui nei fatti è politicamente distante, ha qualche responsabilità o meno oggi nell’alimentare estremismo, nel produrre violenza, nel disumanizzare l’avversario.
La sinistra irresponsabile modello Odifreddi esiste ed è quella che vergognosamente banalizza gli omicidi politici. La destra modello Vox, e la destra modello Abascal, è lì a ricordarci però che indicare un lato solo per mostrare dove si trovano la violenza e l’intolleranza, in politica, significa combattere la violenza e l’intolleranza con una benda su un occhio e una mano legata dietro alla schiena. E portare il proprio abbraccio a un ex alleato che considera un partner europeo come Satana non si può dire che sia una mossa che va nella direzione auspicata dalla stessa Meloni: individuare la violenza politica, circoscriverla e rimuoverla stando attenti a non abbracciarla mai nemmeno per un istante e stando attenti, anche quando si tratta solo di una voce, di una vox, a non considerare una violenza verbale di serie A e una di serie B.