
Il retroscena
Meloni cambia rotta: meno missioni all'estero, più politica interna. E studia il taglio delle bollette
Dopo tre anni in giro per il mondo la premier cambia strategia: i viaggi internazionali saranno ridotti affinché si possa concentrare su regionali, referendum e politiche
Non è un problema di agenda: è una scelta politica. Meno viaggi all’estero, più presidio interno. Dopo aver girato il mondo in lungo e largo, Giorgia Meloni ha deciso di rallentare con le trasferte internazionali. Farà solo le missioni strettamente indispensabili. Almeno in questa fase che, guarda caso, corrisponde allo sprint delle regionali. La decisione, secondo quanto il Foglio è in grado di svelare, è frutto di una riunione organizzata dalla premier con il suo staff pochi giorni fa. Penna e quaderno alla mano, la leader ha fatto la cernita delle missioni. Come si sa per “seguire l’evolversi della crisi ucraina”, a metà agosto Meloni ha annullato il viaggio lunghissimo nell’Indo Pacifico: nove giorni con tappe in Bangladesh, a Singapore, in Vietnam, in Corea del sud e in Giappone, con sosta a Osaka e a Tokyo. Sarebbe dovuta partire il 30 agosto e tornare a Roma il 9 settembre. Alla fine in quel periodo ha seguito i (non) negoziati fra Putin e Zelensky e si è concessa un week-end con la figlia Ginevra a New York. Da ieri invece si trova a Kyiv il consigliere diplomatico di Palazzo Chigi Fabrizio Saggio con gli omologhi di Francia, Gran Bretagna e Germania. Sono usciti fuori dall’agenda altri due appuntamenti questa volta programmati a novembre: il vertice Ue-Celac (cioè la comunità degli stati latinoamericani e caraibici) a Santa Marta, in Colombia, il 9-10 novembre. Idem con patate per quanto riguarda la presenza alla Cop30 a Bélem, in Brasile, per discutere dei grandi cambiamenti climatici: darà forfait.
Va detto che in questi quasi tre anni l’obiettivo della presidente del Consiglio è stato raggiunto. Con un investimento non banale e centinaia di missioni è riuscita costruire una rete di relazioni, una riconoscibilità fuori dai confini nazionali – che non erano scontate – con i leader più importanti del mondo che si sono succeduti in questo periodo. Un’operazione sempre rivendicata con questi argomenti: “Mi chiedono sempre perché vada così spesso all’estero, ma per me questa non è politica estera, ma politica interna: ogni rapporto solido che si crea è una porta aperta per le nostre imprese, i nostri prodotti”.
Adesso si cambia. Certo, ci saranno appuntamenti a cui non potrà sottrarsi: tra il 22 e il 25 settembre è attesa a New York per l’assemblea generale delle Nazioni Unite, mentre il 1° e il 2 ottobre sarà in Danimarca, a Copenaghen, per la riunione informale dei membri del Consiglio europeo e il settimo vertice della comunità politica europea. Così come sarà immancabile anche la presenza della premier al G20 di Johannesburg, in Sudafrica.
Impossibile dunque sostenere che abbia messo la valigia in cantina, ma di sicuro Meloni ha intenzione di concentrarsi di più sulla politica di casa Italia Ecco perché resta in sospeso anche un viaggio in Angola e balla ancora la sua presenza alla serata di gala della National italian american foundation (Niaf) che quest’anno compie 50 anni di attività, a Washington. All’evento è atteso anche Donald Trump e cadrà qualche giorno prima del “Columbus day” che, come si sa, cade il 12 ottobre, in onore dello sbarco del genovese Cristoforo, eroe “anti woke”, secondo la narrazione dell’inquilino della Casa Bianca, intenzionato a rivitalizzare l’evento portandolo ai vecchi fasti.
Su questi impegni si registra la speranza degli organizzatori e la consapevolezza della leader di far scattare davvero una fase due: la fase della ricerca di credito nelle cancellerie del mondo è riuscita con risultati importanti, ora vuole concentrarsi sulla elezioni. Le regionali, certo, con una ricerca lenta e dei candidati che mancano nelle regioni al voto (restano i nodi degli alfieri del centrodestra in Veneto, Campania e Puglia) con uno sguardo verso il referendum sulla giustizia e poi, via veloci, verso il piatto forte delle politiche del 2027, accompagnate dalle sfide nelle grandi città. Meno trasferte, più piazze e magari qualche provvedimento d’impatto. Da più parti si parla di un intervento allo studio di Palazzo Chigi per tagliare il costo dell’energia in bolletta per imprese e famiglie.