Tv e governo

Un mistero di nome Mazzi. Che ci fa il sottosegretario nel bel mezzo del caso Rai-Celentano?

Marianna Rizzini

La partecipazione del sottosegretario meloniano alla Cultura alle trattative tra l'uomo di spettacolo e la tv pubblica riaccende dubbi sui suoi confini tra politica e spettacolo

“Che ci faccio qui?”, si chiedeva Bruce Chatwin dalla copertina del suo libro più famoso, e chissà se lo ha chiesto a se stesso anche il sottosegretario meloniano alla Cultura Gianmarco Mazzi, nel momento in cui si è trovato seduto con Claudia Mori, attrice, moglie e manager di Adriano Celentano, e con Giampaolo Rossi, amministratore delegato Rai, e poi con il cantante stesso, agli incontri in cui il nuovo, futuribile programma di Celentano è stato presentato a Rossi. Antefatto: Claudia Mori, nei giorni scorsi, ha scritto una lettera aperta a Rossi sui social del marito, chiedendo e sollecitando una risposta: ma la Rai è interessata al ritorno di Celentano? L’ad Rai ha risposto che “avere l’artista sarebbe un sogno”, sogno che va dalla serata speciale su Rai 1 fino al festival di Sanremo; Mori non è contenta. Ma il punto è (anche) un altro: che ci faceva lì, Mazzi? E’ amico di Celentano, sì, ma basta questo a rendere non strana la stranezza di un sottosegretario alla Cultura che presenzia a quel tipo di incontro? E siccome Mazzi è stato a lungo produttore e manager nel settore artistico, ma oggi è appunto un sottosegretario alla Cultura che lavora al nuovo Codice dello spettacolo, dopo essersi occupato per anni di spettacolo dal vivo (e fin qui, tutta esperienza), ci si domanda: come fa a non occuparsene di fatto anche fuori dal ministero, se presenzia a incontri come quello di cui sopra? Mistero. E dunque il “che ci faceva lì?” persiste attorno al caso – strano pure quello – della coppia Mori-Celentano che non molla con la tv di stato che ha fatto la distratta. E insomma: se si rischia di non capire bene che lavoro faccia esattamente oggi Mazzi nelle incursioni fuori dal ministero, il suo lunghissimo curriculum indica pur sempre il mestiere di manager musicale, con carriera iniziata su un campo di calcio, essendosi Mazzi formato inizialmente, dopo la laurea in Giurisprudenza, al Corso di Direzione per Società Sportive organizzato dalla FIGC a Coverciano. Poi nella musica e nella tv quella carriera è fiorita, infine anche in parallelo all’impegno politico con FdI. Sempre Mazzi, dunque, è stato consulente del giornalista Massimo Giletti, ma ha faticato a scrollarsi di dosso il ruolo dopo la nomina ministeriale, ché a un certo punto pareva l’avesse mantenuto in modo informale (ma lui ha negato), nel momento di massima tensione tra Giletti e l’editore Urbano Cairo. E sempre lui, Mazzi, ha sempre negato anche tutti gli altri possibili conflitti d’interesse – a partire dal festival di Sanremo, di cui è stato direttore, all’Arena di Verona, nel cui vertice operativo ha avuto a lungo un ruolo. Né si è perso d’animo quando gli hanno rinfacciato la mera non-opportunità del farsi vedere in modalità simil-operativa, seppure ufficiosamente, in luoghi dove si era mosso da titolare di cariche precedenti, come fosse ancora titolare-ombra delle medesime. Chiamasi competenza, era il concetto espresso dai suoi difensori: Mazzi è pur sempre persona che ha conosciuto, da discografico e produttore, Caterina Caselli e Lucio Presta, il re degli agenti tv, e che ha ricevuto, nel 2003, un riconoscimento da parte dei Nobel per la pace per essersi recato a Baghdad a portare aiuti umanitari con la Croce Rossa, Gianni Morandi e Luca Barbarossa, premio consegnatogli in Campidoglio alla presenza del Dalai Lama e di Mikhail Gorbaciov. Il fatto è che Mazzi gira, va, vede gente, e la cosa a volte può suonare, in Parlamento come nel mondo, di nuovo come una domanda: che ci fa a spasso per le vie del settore già solcato con successo dagli artisti con cui ha seguito progetti, da Celentano a Francesco Baccini a Riccardo Cocciante a Zucchero a Morandi (anche per la Nazionale Cantanti), lui che dall’altro lato del suo essere centauro, metà uomo-manager metà animale politico, conosce bene anche Ignazio La Russa e Giorgia Meloni? Sia come sia, nel 2023 Luana Zanella e Nicola Fratoianni, da Avs, hanno depositato un’interrogazione all’allora ministro Gennaro Sangiuliano, a proposito dello scontro in Fondazione Arena Verona tra il centrodestra che appoggiava la candidata di FdI Cecilia Gasdia e il sindaco di Verona di centrosinistra Damiano Tommasi, denunciando il presunto iper-attivismo di Mazzi, già direttore artistico della società che per l’Arena gestiva le attività tv e i live, in direzione della riconferma di Gasdia, nonostante il passaggio a sottosegretario. Mazzi aveva risposto, allora, dichiarando che, dal giorno della nomina, non si era più occupato “di spettacoli dal vivo né di management” e inoltre non aveva mai svolto “alcuna attività di agente o rappresentante per il giornalista Giletti”. Sipario. Riaperto – per caso – dal caso Celentano. 
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.