Il caso

Meloni osserva le bizze centriste mentre prende tempo sulle regionali. E pensa allo scambio Veneto-Lombardia

Simone Canettieri

La premier vuole un'ipoteca sul Pirellone per il dopo Zaia ancora alla Lega. Intanto in maggioranza scricchiolii e tensioni dentro "Noi Moderati" di Lupi 

Le regionali possono aspettare, ancora per un po’. Così Giorgia Meloni alle prese con il dilemma Veneto (confermarlo alla Lega in cambio di una prenotazione per la Lombardia da sottrarre al Carroccio) si getta con una certa passione in quel limbo chiamato centro. Dopo il successo al Meeting di Rimini, domani sarà alla festa dell’Udc, invitata dai dioscuri Lorenzo Cesa e Antonio De Poli, vecchio e nuovo segretario.  E’ un   piccolo mondo antico quello dei centristi di destra, dominato da scossoni e submovimenti. La scala Richter segnala per esempio piccole faglie dentro “Noi moderati”.  

 

Il partito di Maurizio Lupi, che sogna Palazzo Marino a Milano e guida la quarta gamba della coalizione con una discreta pattuglia di parlamentari, inizia a registrare malumori e addii. I primi arrivano dai deputati ex totiani (nel senso di Giovanni Toti, già governatore della Liguria) Pino Bicchielli e Ilaria Cavo, che le malelingue del Transatlantico danno interessati a Forza Italia. Piccoli tramestii, certo. Che fanno il paio con una dichiarazione passata in sordina: una settimana fa il coordinatore di “Noi Moderati” Saverio Romano se n’è uscito chiedendo le dimissioni di Giorgio Silli, sottosegretario agli Esteri (ex totiano) per via di una presunta incompatibilità nell’organizzazione Italo-Latina Americana. Scaramucce di secondaria importanza ma che raccontano i problemi di crescita di un partito che non svetta nei sondaggi che ma che continua a incamerare personale politico di prim’ordine: su tutti gli arrivi da Azione di Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna. Tutto ciò accade mentre sui territori, in Toscana e in Calabria, si segnalano continue uscite dal mondo di Lupi verso quello di Tajani, cioè di Forza Italia. Meloni sa che da leader della coalizione con la testa già alle elezioni del 2027 deve provare a tenere uniti tutti i pezzi, facendo in modo che gli ingredienti della maggioranza non impazziscano. Questione di dosaggi, ma anche di legge elettorale. Ecco perché l’idea di un listino bloccato collegato al premio di maggioranza potrebbe calmare gli animi dei piccoli della maggioranza, ma anche quelli dei grandi a partire dalla Lega. Chi sta dentro alle faccende di Fratelli d’Italia spiega che le regionali sono in qualche modo legate alla nuova legge elettorale, ammesso che riesca a vedere la luce. Tutto si tiene? Forse. Di sicuro il punto di equilibrio del centrodestra passa dal Veneto, non certo dalla scelta dei “volenterosi” in Puglia e Campania, regioni dove la sconfitta viene messa in conto (il problema è come: i civici, scelti all’ultimo momento rischiano di buttare giù i voti di lista anche dei partiti, e il tempo passa). Foresta pietrificata, stallo alla messicana. Ultime dichiarazioni di ieri messe a verbale sulle regionali. “Fare in fretta”, ripete  Matteo Salvini. “Ci sono cose più urgenti”.  In mezzo la suggestione di FdI che conferma il Veneto alla Lega in cambio di un’ipoteca sulla Lombardia (si fa il nome dell’euromeloniano Carlo Fidanza, ma c’è anche quello di mister Coldiretti Ettore Prandini) con Massimiliano Romeo, segretario regionale lumbard, che dice che non se ne parla. E allora forse per Meloni il mondo centrista rischia di essere un antistress rassicurante.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.