
Il racconto
Le paura di Salvini: "Vannacci non si deve allargare". Insiste sul Veneto. FdI: "Non ci tagliamo i coglioni per la Lega"
Esplode la protesta. A Viareggio, il paese di Vannacci, si dimette la segretaria della Lega. Salvini preoccupato pensa che la Toscana serva a misurare Vannacci ("se la Lega va male, la colpa è sua"). Insiste con Meloni sul Veneto, ma nulla
Roma. Ha salvato Salvini, ma sta sfasciando la Lega. A Viareggio, il suo paese, di Vannacci, si dimette in blocco la segreteria del partito, tutta la Lega Viareggio; a Venezia chiedono a Luca Zaia, “perché Vannacci fa i team e tu no?”; in Puglia lo invocano: “Generale, candidati e ci fai superare lo sbarramento”. Anche Salvini è un No vannax. Lo copre in pubblico, ma pensa in privato: “Vannacci si deve governare. Va bene la Toscana ma non si deve allargare. Se va oltre diventa un problema”. Pensa che la Toscana sia un test per pesarlo. La campagna della Lega è affidata al generale e “se va male la Lega significa che ha sbagliato Vannacci”.
E’ solo difesa d’ufficio, è la scommessa, pericolosissima, di Salvini, il credere che, nel male, “Vannacci fa casino ma alla fine fa parlare di noi”, che “Vannacci fa casino ma ci servirà per trascinare Pontida”. Non lo può dire, ma in privato è preoccupato tanto quanto i governatori leghisti, i ministri, è preoccupato perché ora anche Fratelli d’Italia inizia a preoccuparsi di Vannacci, della tenuta della Lega. Dice Francesco Filini, lo Strabone di Meloni, “che dai resoconti dei giornali mi sembra di vedere una Lega assediata, un tentativo, da parte di Vannacci, inutile, di prendere voti a destra di Fratelli d’Italia. E’ la via più sciocca che si possa perseguire con una premier che si chiama Giorgia Meloni”. Per invertire il racconto, Salvini sta chiedendo, disperatamente, a Meloni, fino a ieri, all’ultimo vertice di centrodestra (dice Maurizio Lupi: “Di regionali non si è parlato”) di vidimare la candidatura di Alberto Stefani in Veneto. Il risultato è che sta montando il fastidio di FdI. Questo è Luca De Carlo, presidente della commissione Agricoltura al Senato, e dice al Foglio: “In Veneto, Fratelli d’Italia può scegliere se essere generosa o essere giusta. Sarebbe giusta con un candidato di FdI, mentre con un candidato della Lega sarebbe semplicemente generosità nei confronti dei leghisti”. Ascoltate le parole di Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera, di FdI, uno che sbotta solo quando troppo è troppo: “Va bene la generosità, ma dove sta scritto che FdI si debba sempre tagliare i coglioni per un alleato? Dove sta scritto che chi milita, lavora bene, debba supplire alle mancanze di qualcun altro?”. In FdI la chiamano tecnica, la tecnica già vista in Friuli Venezia Giulia: “In Lega buttano avanti il nome del loro candidato, e poi, se va male, dicono al nord: ‘E’ Roma che lo impedisce. E’ una tecnica”. Sono tutti effetti collaterali di questa fiammata, la vannaccizzazione, contesta da Attilio Fontana, “col cazzo che ci vannaccizziamo”. Non sono solo le regionali.
Da sempre FdI non tollera che qualcuno possa fare la destra della destra tanto più se lo fa un generale che si fa intervistare da Maria Rosaria Boccia, la sua Camilla Cederna, la donna che ha fatto dimettere l’ex ministro Sangiuliano a cui ha lasciato intendere che se gli italiani lo chiedono, lui è pronto a guidare il paese. Il termine vannaccizzazione sta entrando nelle teste e costringe Salvini a inseguire Vannacci. Hanno chiesto a Salvini se, come dice il generale, “Putin è meglio di Zelensky” e se “Putin abbia portato vent’anni di benessere” e Salvini ha dovuto copiarlo, dire che “dovendo scegliere, prendo quello che ha vent’anni d’esperienza…” e aggiunto poi: “Vannacci è mio vice”. Ed è vero. Grazie alla Lega ha ora una struttura verticale. Si può presentare agli eventi che organizza nella sua doppia veste di presidente dell’Associazione Mondo al Contrario e vicesegretario Lega. Ogni giorno il mondo si divide. Per un vannacciano che nasce c’è un no vannax che si fa avanti.
Oltre ai governatori, Giancarlo Giorgetti, “ormai sembra tutto un circo”, il capogruppo della Lega, Riccardo Molinari ha dichiarato a Radio 24: “Se Vannacci dice la sua non ci sono problemi, il problema è quando si vuol dare la linea del partito. Quella la dà il segretario federale di concerto col consiglio federale: non la diamo né io, né Vannacci, né altri”. Vannacci, lo sa? Rispetta soltanto chi è più generale di lui. E non i capitani. Nelle regioni si è coordinato solo con l’altro vice, Claudio Durigon. Raccontano in Lombardia che quando il segretario regionale, Massimiliano Romeo, lo chiama per pianificare le uscite, Vannacci risponda: “Poi ci sentiamo”. E scompare. Fuggono perfino i leghisti del suo paese, Viareggio. Si è dimessa ieri la segretaria, Maria Pacchini, e l’intera segreteria perché “pur rimanendo tutti iscritti in Lega, con questo atto intendiamo manifestare aperta distinzione e distanza dalla nuova linea politica di Vannacci”. Sono leghisti esclusi dalle scelte di Vannacci a cui preme, in Toscana, solo l’elezione del suo aiutante di campo, Massimiliano Simoni. Salvini sottovaluta l’altro fenomeno. In Puglia sono i consiglieri leghisti a chiedere a Vannacci di candidarsi capolista, “così trascini le liste”. L’hanno scambiato per un fercolo. A Varese, non è stato detto, ma ai team Vannacci (sono già due, il più moderato forse è quello di Stefania Bardelli che si veste con la tuta mimetica) si stanno avvicinando vecchi arnesi. Sono gli sbandati che nel 1979 coprirono di insulti antisemiti la squadra di basket del Maccabi Tel Aviv e che esposero il manifesto: “Hitler lo ha insegnato, uccidere l’ebreo non è reato”. E’ stato Salvini a dire ai suoi parlamentari: “Magari trovassi altri due Vannacci”. Nessuno leghista glielo dice ancora ma si comincia a credere che “dove non si è arrivati con il Congresso Lega, può arrivare Vannacci”. Salvini ha sempre ragione.Vannacci ha portato il suo valore aggiunto. E' la discordia.