
ansa
il colloquio
“Senza riforme su crescita e demografia il nostro sistema pensionistico sarà insostenibile”. Parla Fornero
"Bene la prudenza sui conti. Ma non basta, servono riforme strutturali. La manovra? L’elenco dei desideri è sempre lo stesso. Prevede di diminuire le imposte e aumentare la spesa per fare contenti i cittadini che votano di più, i meno giovani. Bloccare l'adeguamento dell'età pensionabile è un passo indietro", dice l'economista
“La prudenza nei conti pubblici è fondamentale, ma non basta. Servono riforme strutturali e investimenti che favoriscano crescita e produttività: quello che spesso i governi politici non vogliono fare”, dice Elsa Fornero. L’ex ministra del Lavoro osserva la crisi francese, ma parla soprattutto all’Italia. “In Francia concorrono anche elementi politici, ma alla fine a essere determinante è la credibilità finanziaria”. Per questo, dice Fornero in vista della manovra, “intervenire sulle pensioni sarebbe un passo indietro”. E spiega: “Con una demografia come la nostra qualsiasi sistema pensionistico è o sarà in crisi”.
Andiamo con ordine. Professoressa Fornero, quale lezione può trarre l’Italia dalla crisi francese? “Un paese che dimostra di non sapere tenere a bada i conti diventa sorvegliato speciale. Spesso si pensa alle crisi finanziarie come a qualcosa che riguarda le banche. Ma sono i cittadini, i piccoli risparmiatori a pagarne il prezzo. Bisogna evitare di arrivare al punto di rottura, com’è successo nel 2011, in cui la classe politica non vuole assumersi la responsabilità di alcune misure necessarie e fa accomodare i cosiddetti tecnici. Salvo poi usarli per scopi elettorali”.
L’ex ministra si riferisce alle pensioni – alla sua legge Fornero – che con cadenza regolare torna nel dibattito politico. “Non aver smontato quella riforma è una delle ragioni che consentono oggi al governo di apparire responsabile dal punto di vista finanziario”, dice Fornero. “Il ministro Giorgetti ha colto fin da subito l’importanza dei vincoli. D’altra parte, sebbene ci sia maggiore fiducia che in passato, l’Italia è ancora guardata con molta attenzione dai mercati. Credo l’abbia capito anche Giorgia Meloni, che ha delegato la partita economica, e soprattutto finanziaria, a persone più competenti di lei. L’economia è complessa, non esistono ricette facili”.
La situazione di Parigi sta lì a dimostrarlo: difficoltà a contenere deficit e debito, e una politica incapace di mettere mano alla spesa previdenziale. “Non appena si accenna a una riforma i francesi scendono in piazza, forse non consapevoli delle difficoltà che hanno di fronte. Anche la Francia ha imboccato la strada dell’invecchiamento”.
Una dinamica che ci riporta all’Italia: il nostro sistema oggi è sostenibile? “Con questa demografia qualunque sistema pensionistico è o sarà in crisi”, ribadisce Fornero. “E’ il lavoro che in definitiva permette di finanziare le pensioni. Se il numero di lavoratori si restringe è chiaro che esiste un problema”. Sarà presto necessario un altro intervento? “Non è una riforma pensionistica che può dare una garanzia sul futuro delle pensioni e delle persone. Serve rendere la demografia meno squilibrata, affrontare il tema della diminuzione della popolazione e del ‘degiovanimento’, per usare la definizione del demografo Alessandro Rosina. E’ dai giovani che dipende la crescita”. Accanto a questo, è fondamentale continuare a intervenire sull’occupazione e ancor di più sulla produttività. “La produttività cresce se si investe in tecnologia ma anche in capitale umano: vuol dire ricerca e formazione”, dice Fornero. “In questi giorni c’è un grande tripudio per le difficoltà francesi, per la loro ‘italianizzazione’. Qualcuno esulta. Ma è una situazione di breve periodo, che si è acutizzata in questa fase”. Ci spieghi meglio. “Strutturalmente la Francia sta meglio di noi, dal punto di vista della produttività, degli investimenti, e del numero di laureati. Questo va detto chiaramente”, sottolinea l’economista, allontanando certi entusiasmi. Quel che manca ancora all’Italia, secondo Fornero, è un progetto che affronti davvero i problemi strutturali. “Dalla sanità alla ricerca fino all’istruzione: vuol dire investire sul futuro del paese e non sulle prossime elezioni. Ma accanto a un ministro dell’Economia prudente e con una visione di medio termine, non vedo altri politici con questa capacità. Forse solo Meloni può comprendere qual è la vera sfida che l’attende, una volta che la spinta del Pnrr sarà esaurita”.
Da qualche settimana intanto si è iniziato a parlare della prossima legge di Bilancio, fra tormentoni e proposte ricorrenti. Il blocco dell’aumento dell’età pensionabile, da 67 anni a 67 e tre mesi, è al centro del dibattito. Secondo alcune stime interne dell’Inps potrebbe costare fino a 3 miliardi. Rischiamo di scassare i conti? “Scassare è forse troppo, ma certamente vorrebbe dire fare un passo indietro”, risponde Fornero. “Quella scelta è stata fatta per un motivo preciso. Se aumenta l’aspettativa di vita è normale anche che si lavori di più. Congelare l’adeguamento vuol dire spendere risorse per una partita di breve termine, a discapito di crescita e produttività. Qual è la priorità? E’ questa la domanda che Giorgetti e Meloni devono porsi”. Non sarà l’unico interrogativo. Altre proposte riguardano la pace fiscale, la flat tax o il taglio delle tasse per il ceto medio. “L’elenco dei desideri è sempre lo stesso. Prevede di diminuire le imposte e aumentare la spesa per misure che fanno contenti i cittadini che votano di più, ovvero i meno giovani. Ma questo – conclude Fornero – è l’opposto di quella prudenza e di quella saggezza di cui parlavamo all’inizio e che per il momento ci fa apparire più solidi dei francesi”.