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Nichi, ma che stavi a di'?
Una sinistra che si impegna per non farsi capire dagli elettori non poteva che affidarsi a Vendola
Dal "Mi chiedo scusa se mi uso per parlare di buona politica" al “Ci sono coloro che nascono per funzioni di governo e coloro che nascono per funzioni di dolore di narrazione sociale”. Un’antologia delle sue perle più preziose
La sinistra italiana, sentendo fortissimamente il bisogno di parlare una lingua chiara, ha deciso dunque di affidarsi al campione del linguaggio lineare: Nichi Vendola. Il suo ritorno in politica, candidato con Antonio Decaro in Puglia, è il manifesto di una stagione ben interpretata da Elly Schlein: fare di tutto per non farsi capire dagli elettori.
E allora ecco, in omaggio al vecchio Nichi ma che stai a dì, una selezione delle sue perle più preziose.
“Mi chiedo scusa se mi uso per parlare di buona politica: e cioè se parto da me per dire l’insopportabilità di vivere appesi a nessun diritto o a mezzi diritti, mentre occorre rivendicare diritti interi e uguali per tutti e tutte: se non ora quando?”. “Mi piace la cessione di sovranità dagli adulti ai bambini, che avviene quando il rapporto è corretto, quando il genitore non adultera il bambino ma sa ascoltarlo”. “Lo sguardo di chi governa deve pesare ciascuno dei beni da tutelare, deve custodire tutte le promesse di futuro, ma soprattutto deve sentire la responsabilità di evitare che vinca il caos, e che l’ardire utopico dei pensieri lunghi si pieghi alla disperazione di un presente immobile, quasi divorato dal suo passato”. “L’idea che si possa attraversare un periodo storico culturale e pittorico con il paradigma olfattivo e connettendo tra loro i sensi è un’idea straordinaria”. “L’enologia accompagna l’agroalimentare a dotarsi di competenze, di specialismi e di futuro. Questo calice di rosato oggi ci ha fatto ragionare su tante questioni. Spero che non siano discorsi ebbri, ma ragionamenti sobriamente carichi di futuro”. “Viviamo ormai in un regime ferroviario angosciante”. “La separazione della tecnica dalla politica è una tecnica politica”. “Dobbiamo bonificare il territorio abitato dalla materia semantica, dai depositi di parole”. “Noi non possiamo rifuggire nel rutto salvifico”. “La cosa che mi stupisce di più del degrado della nostra civiltà politica è la progressiva scomparsa del mappamondo”. “E mi chiedo scusa se mi uso per parlare di buona politica: e cioè se parto da me per dire l’insopportabilità di vivere appesi a nessun diritto o a mezzi diritti, mentre occorre rivendicare diritti interi e uguali per tutti e tutte: se non ora quando?”. “L’enologia accompagna l’agroalimentare a dotarsi di competenze, di specialismi e di futuro. Questo calice di rosato oggi ci ha fatto ragionare su tante questioni. Spero che non siano discorsi ebbri, ma ragionamenti sobriamente carichi di futuro”. “Diciamo no alla retorica degli scenari gigantografici”. “Viviamo in tempi in cui i fenomeni naturali assumono il ruolo di una radiografia capace di scandagliare a fondo la rottura dell’armonia naturale compiuta dall’uomo”. “Ci sono coloro che nascono per funzioni di governo e coloro che nascono per funzioni di dolore di narrazione sociale”. “Garantismo ha bisogno di una bonifica legislativa”. “Non ci siamo impiccati all’albero della perdizione quando abbiamo decidono di convivere con la dittatura della tolleranza zero” (sic).
Nichi ma che stavi a dì? Bentornata chiarezza. Bentornato Nichi.


Il popolo ha sempre ragione
Statista? Mah, Pertini capì solo che per piacere agli italiani basta poco

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