
L'incontro
Dalla Toscana una scossa riformista al Pd sul rischio deindustrializzazione
L'ex capo di gabinetto di Gentiloni in Commissione Ue, Marco Buti, insieme ad Alessandro Petretto e Stefano Casini,M presenta un manifesto per la Toscana che guarda anche all'Italia. E' un avviso anche per Schlein
Parlano alla Toscana, certo, ma si riferiscono all’Italia. “Se l’Italia è l’Europa al quadrato, la Toscana è l’Italia al cubo, la sua quintessenza”, dice Marco Buti, dal 2009 al 2019 direttore generale della dg Affari economici della Commissione europea, poi, per quattro anni, capo di gabinetto di Paolo Gentiloni, quando l’ex premier era commissario Ue. E’ stato lui – oggi titolare della cattedra dedicata a Tommaso Padoa Schioppa dell’Istituto europeo di Fiesole – insieme ad altri due economisti toscani, Alessandro Petretto e Stefano Casini Benvenuti, a presentare ieri il “Manifesto per la reindustrializzazione della Toscana”. Un incontro a un mese dal voto in regione reso ancora più interessante perché a parlare sono stati tre stimati tecnici d’area, vicini al mondo dem. E ancora più perché, dopo la firma dell’accordo tra Giani e il M5s, non pochi riformisti toscani, dentro e fuori dal Pd, si sono allertati. Nero su bianco sono state messe, tra le altre cose, il no al rigassificatore, ai termovalorizzatori, al raddoppio della pista dell’aeroporto di Firenze. Insomma, c’è aria di decrescita felice. “Vediamo i rischi di uno sguardo corto, di una progettualità carente, di un ripiegamento su interessi costituiti”, scrivono nel manifesto i tre economisti.
La Toscana rischia di essere il laboratorio di quanto potrebbe succedere con un campo largo a egemonia politica grillina anche a livello nazionale. E in questo è l’Italia che rischia di essere una “Toscana al cubo”. Se da queste parti infatti l’inconsistenza elettorale del Movimento potrebbe trasformare in carta straccia le promesse di Giani a Paola Taverna. A livello nazionale il rischio è più alto. E d’altronde Buti è un tecnico, certo, ma nessuno può ignorare i quattro anni che ha passato alla guida del gabinetto di Gentiloni, un uomo che per tanto tempo nel Pd in molti hanno guardato come l’unica vera possibile alternativa alla segretaria Schlein. Una vita alla guida di una delle dg strategiche della Commissione a Buti la tendenza a ragionare in “verticale”, integrando livello regionale, nazionale e comunitario, viene naturale. Con Petretto e Casini indicano i rischi che con il populismo corre la Toscana, (e l’Italia) davanti una cambio di fase storica e di modello di sviluppo economico. I tre docenti ci tengono a ricordare che il loro è un contributo tecnico. “Questo manifesto – spiegano nel corso dell’evento – traccia il perimetro, sta alla politica, ma anche alle forze sociali ed economiche, riempirne l’area”. E allora vediamo che c’è in questo perimetro con ai vertici quattro principi: efficienza, equità, sostenibilità e sicurezza. Al centro c’è la crisi del modello di crescita europeo incentrato sulle esportazione – con i dazi americani come possibile colpo fatale – e l’idea e che il perdurante calo della produzione industriale – in Toscana, come in Italia e in Europa – non indichi un “deindustrializzazione parziale” (quando l’industria cresce meno dell’economia del suo complesso, un normale processo delle economie avanzate e“terziarizzate”, con un più alto valore di consumi in servizi che in beni), ma il rischio di una “deindustrializzazione assoluta”, con una crescita del terziario povero, su tutto il turismo “mordi e fuggi”.
Un settore con servizi a basso valore aggiunto– dalla ristorazione agli alberghi e i B&B – già ampliamente cresciuto nei dati per la Toscana dal 2008 a oggi. Deindustrializzazione e crescita del terziario povero, dicono Buti, Petretto e Casini, non possono che rafforzare fenomeni purtroppo già presenti: salari bassi e fuga dei cervelli. Per avviare un’inversione di tendenza il manifesto analizza nel dettaglio toscano le cause, ma anche possibili soluzioni. Dal contenimento dei costi (soprattutto per l’energia), alla sostituzione di parte delle importazioni (import substitution), fino alla formazione e all’ orientamento del risparmio. Possibili ricette per la Toscana, ma anche per l’Italia. Giani – dicono i suoi assessori presenti in sala – ascolterà di certo, Schlein farà altrettanto?