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Quello su cui vanno d'accordo Giorgia Meloni e Elly Schlein

Claudio Cerasa

Sulla legge elettorale la presidente del Consiglio e la segretaria del Partito democratico hanno piani simili

Giorgia Meloni e Elly Schlein sono divise su molto, quasi su tutto, ma c'è un elemento su cui più passa il tempo e più mostrano di avere molti aspetti in comune. L'elemento coincide con una parola apparentemente vaga, retorica, persino vuota, ovvero bipolarismo, e dietro questa parola c'è un modo che merita di essere messo a fuoco. C'è stato un tempo, non troppo remoto, durante il quale le leadership di centrosinistra e di centrodestra si guardavano e sapevano che un giorno forse si sarebbero ritrovate insieme, sotto la stessa maggioranza. A Schlein e Meloni è successo, in Europa, al Parlamento europeo, dove i partiti che guidano sostengono la stessa maggioranza, quella guidata da Ursula von der Leyen, ma in Italia Schlein e Meloni hanno tutta l'intenzione di voler creare le condizioni per non dover mai correre quel rischio e per questo, da prospettive diverse, sostengono la possibilità di dar vita a una nuova legge elettorale, con carattere maggioritario. Meloni lo sostiene apertamente, convinta che sia necessario superare il modello attuale, quello con i collegi uninominali, che potrebbe premiare il centrosinistra unito, cosa che invece non fu nel 2022. Schlein non sosterrà mai esplicitamente la nuova legge elettorale a cui la destra vuole lavorare, legge con proporzionale sotto il 4 per cento e premio di maggioranza per chi raggiungerà il il 40 o il 45 per cento dei consensi, ma non farà mai barricate contro perché la nuova legge elettorale conterebbe un dettaglio che farebbe comodo alla segretaria: l'indicazione del candidato premier prima delle elezioni. Schlein punta a quello e per sabotare gli eventuali giochini dei suoi alleati sa che su Meloni può fare affidamento, sui propri partner forse no.

 


   

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.