
L'intervista
Orlando e gli eurocandidati con la valigia: "Dopo il ko mi dimisi, ma non è un paradigma"
L'esponente del Pd e il casi di Ricci, Decaro e Tridico, europarlamentari in corsa per le regionali: "Dopo la sconfitta in Liguria ho deciso di restare a fare opposizione. E' una decisione personale, Schlein mi chiese di non dimettermi"
“Sono consapevole di essere un caso raro, quasi unico. Però non ho la pretesa di dare lezioni. La mia è una scelta che rifarei, senza pretendere di essere un paradigma”. Di Andrea Orlando – 56 anni da La Spezia – si fa prima a dire cosa non è stato nel Pd: cinque volte parlamentare, quattro volte ministro, vicesegretario, portavoce, capocorrente... Lo scorso dicembre dopo aver perso le regionali in Liguria ha deciso di dimettersi da deputato per restare nella sua terra a fare opposizione al governatore Marco Bucci. Una scelta che diventò notizia e che ritorna in questi giorni d’attualità: cosa faranno gli altri se le urne non saranno clementi?
Il centrosinistra per la nuova tornata delle regionali ha schierato tre europarlamentari, due del Pd e uno del M5s. Che in caso di sconfitta – gli scongiuri dei diretti interessati sono comprensibili – non sembrano minimamente intenzionati a lasciare il seggio a Strasburgo conquistato un anno fa. Sono i dem Matteo Ricci che corre nelle Marche), Antonio Decaro più che in ballo in Puglia, e Pasquale Tridico, l’uomo-Reddito del M5s in Calabria. Eurocandidati con la valigia o con il paracadute, fate voi. Che sull’argomento, per ora, fischiettano con le mani nelle tasche.
Dunque, Orlando, la sua scelta non costituisce un precedente? Non c’è alcun “lodo Orlando”? “Come le ho già detto – risponde il consigliere regionale del Pd ma anche responsabile nazionale per le crisi industriali – non ho la pretesa di dare lezioni e nemmeno consigli ai candidati. La mia, questo posso dirlo, è stata una scelta che rifarei. Negli altri casi dipende dalle condizioni, da dove si pensa di esercitare meglio il proprio ruolo, in caso di sconfitta che non auguro a nessuno, se tornando in Europa o restando in Consiglio regionale all’opposizione”. Lei perché lasciò il Parlamento per restare in Liguria? “Non vorrei sembrare esagerato, ma fu il popolo a chiedermelo”. Addirittura? “Sì, nonostante la sconfitta ebbi molte sollecitazioni dal territorio per continuare il lavoro intrapreso. E i risultati mi e ci hanno dato ragione, visto che dopo qualche mese il centrosinistra ha conquistato Genova con Silvia Salis. Quindi è andata benissimo così”.
Nel caso di Ricci e Decaro dovrebbe essere la segretaria del Pd Elly Schlein a pretendere un impegno preventivo per il territorio nel peggiore dei casi? Risponde Andrea Orlando: “No, credo che siano scelte autonome dei singoli candidati”. Nel suo caso come andò? “Sia Elly sia la capogruppo del Pd alla Camera mi chiesero dopo le regionali di restare al mio posto. Ma io decisi di seguire un altro percorso, vista la vicinanza temporale con le comunali di Genova. E sono contento di aver contribuito a quel successo”. Nel caso degli eurodeputati che si candidano governatori, annunciare prima le loro intenzioni in caso di sconfitta può essere un valore aggiunto per gli elettori? “Questo dipende. Nel mio caso, per esempio, è subentrato un parlamentare ligure. In altri casi magari si pone un ragionamento diverso: per un territorio è meglio avere un consigliere regionale d’opposizione o un parlamentare europeo?”.
Insomma si capisce che nemmeno questo caso sarà risolto da Schlein, immersa nelle ferie in località segretissima. Sull’argomento è intervenuto il presidente del Pd, Stefano Bonaccini, eurodeputato ed ex governatore: “Sono scelte che stanno nel campo delle persone coinvolte. Non c’è però alcun impedimento nel restare in Europa nel caso andassero male le elezioni. L’incompatibilità sussiste solo se vincessero. Ma lasciamo la discussione alle singole personalità che sono tutte figure di valore”. Nel dubbio i diretti interessati non ne parlano: ciascuno alle prese con le rispettive beghe, a partire da Decaro, poco incline a rimanere incastrato fra Vendola ed Emiliano. Due ex pesanti che lo porterebbero, se in campo, a una vittoria mutilata.