
Su gas e carrello della spesa, Schlein è una Urso in ritardo
Tetto al prezzo del gas come in Spagna e trimestre anti-inflazione come in Francia: le due “nuove proposte” contro il carovita della segretaria del Pd sono scadute (perché terminate da due anni) e scadenti (perché non funzionano)
Tra guerre e vertici di pace, con Giorgia Meloni così esposta sul fronte internazionale, non è un momento semplice per i leader dell’opposizione per entrare nel dibattito pubblico. Ma, in fondo, non è detto che sia una brutta notizia per Elly Schlein, perché se nessuno si accorge delle sue proposte è meno evidente la sua inadeguatezza. Nei giorni scorsi la segretaria del Pd, intervistata dall’Adnkronos, ha lanciato i tre punti della sua agenda economica contro il carovita. Il primo è un suo cavallo di battaglia: il salario minimo. A cui Schlein ha aggiunto “due interventi a costo zero”. Di che si tratta? Il primo, dice, è “scollegare il prezzo dell’energia da quello del gas, come in Spagna e Portogallo, per dare sollievo a imprese e famiglie e restituire competitività”.
E’ una proposta che non ha molto senso. In primo luogo perché non è affatto vero che in Spagna e Portogallo il prezzo del gas sia scollegato da quello dell’elettricità: il prezzo dell’energia si forma esattamente come in Italia, solo che il mix energetico è diverso (ad esempio la Spagna ha più rinnovabili e il nucleare). Ciò a cui, probabilmente, voleva fare riferimento Schlein – anche perché era una proposta del Pd – è il “tetto al prezzo del gas” che era in vigore nei paesi iberici. Ma non lo è più da quasi due anni, esattamente dal 31 dicembre 2023. E questo proprio perché il “tope al precio del gas” era uno strumento eccezionale, limitato per questioni tecniche al contesto iberico, e che ora neppure lì ha più senso.
Il tetto al prezzo del gas in Spagna e Portogallo fu autorizzato, in via provvisoria, dalla Commissione europea sulla base della cosiddetta “eccezione iberica” al culmine della crisi energetica dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Si tratta, in sostanza, di un sussidio ambientalmente dannoso (Sad) a favore dei produttori di energia elettrica da gas, che era in una certa misura possibile solo nel contesto infrastrutturale abbastanza chiuso della penisola iberica: nel caso dell’Italia, si trasformerebbe in un enorme sussidio alle esportazioni di energia, di cui si avvantaggerebbero i paesi confinanti e connessi. Il bilancio del “tope” iberico è controverso, ma riguarda soprattutto i primi mesi della crisi energetica, quando il prezzo del gas era schizzato oltre i 300 euro/MWh per la chiusura delle forniture da parte della Russia di Putin. Ora che il prezzo del gas sul Ttf è attorno ai 30 euro/MWh, il “tetto” non ha più senso visto che era stato posto a 65 euro/MWh, una soglia che non viene superata da oltre due anni. Pertanto, se pure il tope iberico fosse in vigore non avrebbe alcun effetto.
Insomma, Schlein intende risolvere un problema che non esiste (l’aumento del prezzo del gas, che invece è in calo), attraverso uno strumento irrealizzabile (perché per essere introdotto in Italia avrebbe bisogno di un’autorizzazione da parte dell’Europa che al momento non ha alcuna giustificazione) e che se fosse in vigore non produrrebbe alcun effetto (il “tetto” spagnolo era alto oltre il doppio dell’attuale prezzo di mercato del gas).
C’è poi il secondo punto della strategia contro il carovita, che Schlein lancia come “una proposta nuova”. Di cosa si tratta? “L’Italia dovrebbe seguire l’esempio francese e fare un grande accordo con la Grande distribuzione organizzata (Gdo) per garantire stabilità e controllo sull’andamento dei prezzi dei generi di prima necessità e sostenere il potere d’acquisto di tutti gli italiani – dice la segretaria del Pd –. Hanno fatto un patto anti inflazione con le aziende e inserito misure che assicurano prezzi adeguati ed evitano speculazioni”. Più che di una “proposta nuova”, si tratta di una proposta scaduta.
Anche questa misura, infatti, è terminata quasi due anni fa: il “patto anti-inflazione” lanciato nel marzo del 2023 dall’allora ministro delle Finanze Bruno Le Maire si è chiuso il 12 dicembre e non è stato più rinnovato. Ma oltre a essere una misura scaduta, è anche una misura scadente: il “paniere anti-inflazione”, lanciato durante la fiammata inflazionistica che colpiva i beni di prima necessità, non ha funzionato granché. Ma l’aspetto paradossale è che il modello francese è già stato copiato, esplicitamente, dal governo italiano: si tratta del cosiddetto “carrello tricolore” lanciato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, proprio per contenere i prezzi dei beni di prima necessità, e che è durato un solo trimestre per manifesta inutilità (secondo la versione del governo, invece, perché ha raggiunto l’obiettivo: evidentemente Urso temeva che la forza del suo “carrello tricolore” trascinasse l’Italia nella deflazione).
Pertanto la segretaria del Pd propone come una novità risolutiva una misura del tutto inefficace, già introdotta e archiviata due anni fa dal governo a cui lei si oppone. Peraltro, se quando il “carrello tricolore” venne introdotto c’era realmente una corsa dei prezzi, adesso l’inflazione in Italia è sotto il 2 per cento e sotto la media dell’Eurozona.
Insomma, Elly Schlein è una Adolfo Urso in ritardo: l’alternativa che il principale leader dell’opposizione riesce a proporre consiste in misure fuori tempo o già introdotte da uno dei meno brillanti ministri del governo Meloni. Sono “interventi a costo zero”, dice Schlein. Il problema è che valgono tanto quanto costano.