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a colpi di poesie
Vendola, il Sacro Queer di Terlizzi
L'ex governatore è da mesi in giro per le piazze pugliesi per presentare la sua antologia di versi. Avs in processione per chiedergli di candidarsi alle regionali. “Ingombrante, io?”
“Qualcuno dice che sono ingombrante come candidato alle regionali? Non mi curo di queste cose e sono qui con voi”: Nichi Vendola, t-shirt scura e tascapane di corda, è da mesi in giro per le piazze pugliesi. Giornalista, parlamentare, ex governatore, ora è tornato alla sua antica passione per la poesia con “Sacro Queer”. Le agorà affollate per le presentazioni della sua antologia di versi hanno spinto i vertici di Avs ad andare in processione per chiedergli di candidarsi alle regionali, “una candidatura generosa”, spiegano, con l’obiettivo di riportare la sinistra in Consiglio regionale, dopo il mancato superamento dello sbarramento nel 2020. Questa scelta, sofferta di Vendola, però non garba ad Antonio Decaro, candidato presidente (sospeso) che chiede un passo indietro al leader di Si, come al governatore uscente Michele Emiliano. “Come potrei stare in Consiglio regionale con due così?”, ripete in loop ai suoi l’europarlamentare dem.
Nichi, capelli canuti e barba sale e pepe, riceve ogni sera l’abbraccio dei pugliesi, nostalgici della sua rivoluzione gentile con la “Primavera pugliese”, un originale fenomeno che mise insieme - grazie alla regia del sociologo Franco Cassano - le istanze della migliore sinistra post comunista erede dell’Ecole Barisienne con la partecipazione civica di base, arrivando a sconfiggere nel 2005 il centrodestra di Raffaele Fitto. La sua road map è stata finora immensa: da Noicattaro ad Andria, passando per Altamura, Monopoli, Maglie, Noci e decine di altri piccoli borghi. Ogni evento, stessa musica. Versi di poesia sulla pace, sulle radici, sull’elogio della diversità e di ogni ibridazione, applausi, strette di mano, richieste di selfie da parte di giovani e anziani.
Le resistenze di Nichi per tornare nella prima linea politico-elettorale sono state demolite da questa onda di affetto. “Io ingombrante?”: la domanda - con il sottinteso del disagio di essere scomodo proprio per Decaro, leader che considerava come la speranza di superare l’emilianismo - la ripete davanti al giornalista del “Foglio”, e poi sorride, stringe le spalle e tira dritto. Sale sul palco e recita una potente invettiva contro il trumpismo (ogni vocabolo con erre per Nichi diventa affilato e suadente), contro i nuovi totalitarismi, contro la “peggiore destra d’Europa”. E poi una preghiera per la pace in medio oriente, e uno sguardo lungo che è l’ultima eredità di una tradizione internazionalista della sinistra antica. “Hai visto le piazze piene di Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez negli States? C’è da avere speranza”. Nichi sogna di essere come il leader newyorkese, la bussola di una sinistra qui dolente per i troppi sbandamenti e le troppe performance trasformistiche, che hanno portato il centrosinistra a raccogliere anche i voti della destra-destra vicina a Casapound pur di arginare i conservatori.“Sacro Queer” è così la colonna sonora di una campagna elettorale già iniziata, che lo vede ritrovare vecchi amici e superare le ruggini degli scontri passati con lo sceicco Emiliano. Dopo tanti duelli e dissapori sono stati quasi costretti a ritrovarsi dalla scomunica di Decaro contro la loro candidatura (seppure “da frati semplici”).
L’incrocio tra la scena letteraria e quella politica, a queste latitudini, è ormai un dato acquisito. Decaro con il memoir “Vivere”, Emiliano con il romanzo in uscita (“L’alba di San Nicola”) e “Sacro Queer” hanno alimentato un certo scetticismo antipolitico tra i frequentatori delle librerie. Peppino, tra i banchi della Laterza di via Sparano, sbotta: “Ma con tutte le emergenze che stanno, i politici dove trovano il tempo di scrivere sti libri?”. E si congeda dal cronista con una serie di maleparole. Sentirsi “inopportuno” nella politica pugliese è una condizione che Nichi non accetta. E sulla sua discesa in campo è stato netto: “La mia eventuale candidatura è questione che riguarda l’alleanza verdi sinistra, punto”. Grammatica politica e di stile non ammettono intrusioni. Anche perché l’avversario è il governo che non ha sensibilità per i diritti: “Sul fascista Orban che vieta il pride abbiamo alzato la nostra voce, la Meloni ha girato la testa dall’altra parte: la solidarietà tra camerati vale più dei principi di libertà”, chiosa. La commedia del campo largo pugliese è però ancora ai primi atti. E il veto di Decaro, alla fine non è altro che la traccia di un nuovo sketch di Checco Zalone, artista che ha reso pop la arzigogolata retorica del politico di Terlizzi. Basta andare su YouTube e cercare le imitazioni dell’artista barese. Sembrerà subito di sentirlo dire, ad alta voce e con la parrucca di Nikita, parafrasando la risposta alla richiesta sul futuro ricevuta da un bimbo sul lungomare di Santa Maria Leuca, dopo un comizio. Ecco, alla domanda di Decaro “Che sarà di me?”, Vendola-Zalone risponderebbe: “Anto’ ma tu da me, che cazzo vuoi?”.