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L'editoriale del direttore

Ponte, pil, Napoli, Zes, antimafia dei fatti. Così il Mezzogiorno è diventato virtuoso

Claudio Cerasa

Il ribaltamento della questione meridionale è qualcosa di più di una semplice narrazione. Indagine su un tabù che diventa virtù

Zavorra o laboratorio? Più la seconda che la prima. Forse si tratta solo di un abbaglio estivo, chissà, forse si tratta solo di una suggestione dettata dalla volontà di cercare un bicchiere mezzo pieno, in un’estate colma di bicchieri mezzi vuoti, ma nell’Italia agostana c’è una storia tutt’altro che piccola che merita di essere messa in rilievo e che riguarda una novità che coincide con una storia che è qualcosa di più di una semplice narrazione: il ribaltamento della questione meridionale. C’è stato un tempo, non molto remoto, in cui il racconto dell’economia, applicato al Mezzogiorno, altro non era che una sequenza interminabile di frame legati a parole cupe come “sprechi”, “assistenzialismo”, “lagne”, “criminalità”, “inefficienza”, “decrescita”, “arretramento”, e così via. Nell’Italia di oggi, incredibilmente, il racconto della questione meridionale si è totalmente capovolto. E complici anche le disavventure giudiziarie che stanno colpendo il simbolo del nord produttivo, ovvero Milano, le notizie positive che riguardano il sud iniziano a essere qualcosa in più forse di un semplice colpo di sole estivo.

L’ultima notizia, ovviamente, è quella che riguarda il Ponte, il Ponte sullo Stretto, e il fatto che vi sia qualche possibilità concreta che la più grande opera infrastrutturale della storia d’Italia possa prendere forma proprio al sud è legato alla presenza di un ecosistema, al Mezzogiorno, in cui l’inefficienza e l’immobilismo non sono più sinonimo di economia meridionale. Il caso del Ponte è solo uno dei tanti. Ma accanto a questo si potrebbero aggiungere altre storie interessanti. Si potrebbe aggiungere, per esempio, un dato importante segnalato recentemente anche da Bankitalia, che riguarda la crescita del Mezzogiorno: il divario del pil pro capite, tra sud e nord, rimane significativo, ma dal 2019 al 2023, il prodotto interno lordo meridionale è aumentato del 3,7  per cento, rispetto al 3,3  per cento registrato nel resto del paese. Si potrebbe aggiungere, ancora, il fatto che l’economia del sud sta offrendo così tante soddisfazioni al governo da aver suggerito al presidente del Consiglio di trasformare un modello di sviluppo del sud, la Zes, la Zona economica speciale, in un modello di sviluppo anche per altre regioni d’Italia, come le Marche e come l’Umbria.

Si potrebbe aggiungere, ancora, il fatto che l’economia del sud stia offrendo così tante soddisfazioni da avere reso Napoli una delle città più attrattive d’Italia, non solo dal punto di vista calcistico, ovviamente, ma anche dal punto di vista del business sportivo, come dimostra la decisione di portare l’America’s Cup a Napoli nel 2027. Si potrebbe aggiungere, per proseguire, l’incredibile caso del porto di Gioia Tauro, che nel 2024 ha movimentato oltre 3,5 milioni di Teu (Twenty-foot Equivalent Unit è l’unità di misura standard nel traffico dei container: un Teu corrisponde a un container di circa 6 metri), record storico e primo in Italia per traffico container, porto che nonostante criticità infrastrutturali e burocratiche è diventato lo snodo strategico per la logistica globale, superando Genova e Livorno. Si potrebbe aggiungere, per continuare, che al contrario delle previsioni più fosche, previsioni fosche fatte anche degli stessi politici del sud, aver ricalibrato il Reddito di cittadinanza, togliendo dunque uno strumento di assistenzialismo anti produttivo, non ha prodotto rivolte sociali, non ha prodotto rivoluzioni con i forconi, ma ha prodotto una spinta ulteriore a cercare lavoro, laddove possibile.  


Si potrebbe aggiungere molto altro a questa lista incompleta, ma l’elemento forse più interessante per mettere a fuoco il ribaltamento della questione meridionale è stato offerto ieri dal Financial Times, che ha segnalato uno studio da sballo condotto dalla Bce. Lo studio spiega in che  senso, se si vuole un’economia più competitiva e resiliente, eliminare la corruzione non è un costo, ma un investimento, e prende il caso dell’Italia come un modello. Per decenni, scrive il Financial Times, la morsa delle organizzazioni  mafiose ha distorto la concorrenza di mercato e represso l’innovazione in Italia. Quello di cui i professionisti dell’antimafia non si sono accorti è che l’antimafia dei fatti, e non delle chiacchiere, ha ottenuto così tanti risultati da avere rimosso in Italia un numero così significativo di imprese infiltrate tale da portare a un aumento medio dello 0,8 per cento dei prestiti bancari nelle aree più colpite dalle mafie, con punte del 2,1 per cento nei territori a più alta infiltrazione. Forse è solo un abbaglio estivo, chissà, forse è solo un tentativo di trovare bicchieri mezzi pieni in un’Italia di bicchieri mezzi vuoti. Ma il dato c’è. La questione meridionale si è ribaltata, la trasformazione del Mezzogiorno da zavorra a laboratorio è un dato di fatto, i paragoni con altre aree italiane è improprio ma la metamorfosi di un’economia fondata drammaticamente sui vizi a un’economia permeata improvvisamente da virtù è una notizia da sballo che regala ragioni per essere ottimisti sul futuro non solo quando si parla di Ponte ma soprattutto quando si parla d’Italia. L’Italia percepita è quella aggrappata ai suoi peccati, l’Italia reale è quella che si aggrappa alle sue trasformazioni. Scegliere quale Italia guardare, in fondo, non dovrebbe essere così difficile, o no? 

 

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.