
Il colloquio
Parla Lunardi, il "papà" del Ponte sullo Stretto: "Intitolarlo al Cav.? Per me sì”
Colloquio con l'ex ministro che ha aiutato Salvini a riprendere il vecchio progetto per l'infrastruttura sognata da Berluscono: "Questa volta è quella buona. Dopo 25 anni portiamo a casa il sogno che fu del Cav. e mio"
“Ci siamo: con l’approvazione del Cipess del progetto del Ponte sullo Stretto possiamo dire che non si torna più indietro. È fatta, sia in termini economici che tecnici. Dopo 25 anni di lavoro, questa è finalmente la volta buona. A settembre partiranno i cantieri ed entro sei mesi dovrebbe essere approvato il progetto esecutivo”. Pietro Lunardi è il padre del progetto del Ponte sullo Stretto. A piazza di Porta Pia, sulla scrivania del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che oggi è di Matteo Salvini, tra il 2001 e il 2006 siedeva lui. Erano gli anni in cui Berlusconi annunciava l’intenzione del governo di realizzare un’opera titanica: il Ponte. Non è un caso che due giorni fa, nel corso della conferenza stampa per annunciare l’approvazione da parte del Comitato interministeriale per la programmazione economica del progetto definitivo, Salvini abbia ringraziato, oltre al Cav., proprio Lunardi. Chiacchierando con il Foglio, l’ex ministro non nasconde la sua soddisfazione per le parole del vicepremier: “Ho trovato che Salvini sia stato molto corretto e gliene sono riconoscente. In politica spesso la gente dimentica in fretta”. Si traccia così anche un filo ideale tra i governi di centrodestra di inizio millennio e l’attuale esecutivo? “Non c’è dubbio. Anche in questo Salvini ha un merito. Appena arrivato al ministero mi ha invitato per uno scambio di idee: è stata l’occasione per trasmettergli tutti gli aspetti che ho seguito personalmente come ministro tra il 2001 e il 2006, tra tutte proprio le metodologie adottate per il lanciio del progetto del ponte”. Intanto l’amministratore della Società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, ha già detto che sarebbe bello intitolare il nuovo ponte a Berlusconi, che ne pensa? “In questa scelta – replica Lunardi – non vorrei entrare perché sono troppo coinvolto, ma ovviamente lo meriterebbe”.
Ma torniamo al ponte. Come andò e cosa cambia tra il progetto di allora e l’attuale? “La vera fortuna – racconta Lunardi – fu di avere in quel periodo la presidenza della Comunità europea. Come presidente del Consiglio dei trasporti europei proposi un nuovo assetto dei corridoi transeuropei dei trasporti. Riuscimmo a ottenere per l’Italia quattro su sei corridoi, tra cui l’uno, il Berlino-Palermo (nord-sud), dove inserimmo anche il Ponte sullo Stretto, come opera tranfrontaliera. Con l’approvazione di Bruxelles potemmo bandire la gara europea per la redazione del progetto preliminare, attraverso la società Stretto di Messina. Fu vinta dal consorzio di imprese Eurolink, con a capo Salini, che oggi finalmente realizzerà l’opera”.
Lunardi prosegue dunque nel ricordare le varie fasi della storia del ponte: dal congelamento concordato dal ministro Di Pietro nel 2006, alla redazione del progetto definitivo con il nuovo governo Berlusconi tra il 2008 e il 2012. Le cose però subirono un brusco stop con il governo Monti, che propose di mettere la Società Stretto di Messina in liquidazione, di fatto abbandonando il progetto. “Nessun governo, dal 2013 al 2022, è riuscito a chiudere la liquidazione della società, per motivi legati alle richieste di risarcimento per il mancato utile da parte del consorzio. Ed è grazie a questa mancata chiusura che oggi è possibile completare quel progetto”, ricorda Lunardi, che poi si difende dalle critiche della sinistra, Pd in testa, che continua a parlare di un “progetto sbagliato”. “Chi non ha mai voluto il Ponte si è inventato qualunque cosa: dal progetto a tre campate, impossibile da realizzare per la profondità dei fondali e le forti correnti, al tunnel subacqueo, fino a una galleria di 60 chilometri da far partire molto prima dello Stretto. Sono ipotesi tutte viste e riviste, ma il progetto a un’unica campata resta l’unico davvero sostenibile. Chi a sinistra non voleva il Ponte si è appellato ciclicamente a queste infattibili alternative. Purtroppo, questa tendenza a dire sempre di No per bloccare il paese c’è sempre stata. Anche quando fu fatta l’Autostrada del Sole, nel 1956, la sinistra era contraria. Dicevano che non sarebbe servita a nulla, e poi si sono visti i risultati. Con il Ponte sarebbe lo stesso”.
Salvini l’ha citata anche dicendo che “non si possono non fare le cose per paura delle infiltrazioni della criminalità”. “Ha ragione. Anche perché con la costruzione del Ponte regaliamo la mobilità al sud che è l’antidoto più efficace contro la criminalità perché senza mobilità c’è povertà e quindi domina la malavita”.
