L'intervento
Meloni al congresso della Cisl: “In mille giorni creati un milione di posti di lavoro in più”
“Il confronto è una delle cifre di questo governo e lo abbiamo dimostrato in molte occasioni", dice la premier dal palco del sindacato. “La legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese è una conquista storica"
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni torna a incontrare la Cisl. Lo fa intervenendo al XX Congresso Confederale al Palazzo dei Congressi di Roma. “Sono qui a testimoniare ancora una volta per il governo la centralità del dialogo con le parti sociali”, ha detto la premier dal palco. Il confronto “è una delle cifre di questo governo e lo abbiamo dimostrato in molte occasioni – ha continuato– qualcuno ci accusa di essere sordi alle richieste del sindacato e di ignorare e calpestare i bisogni del paese reale. Ma la realtà dice qualcosa diverso, dice che è stato questo governo a riaprire le porte della sala Verde di palazzo Chigi che qualcuno aveva deciso di tenere chiuse".
Nel corso del suo intervento, Meloni ha parlato di "conquista storica”, riferendosi alla legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese proposta dalla Cisl e sostenuta dalla maggioranza di governo: “Rappresenta la declinazione concreta di una visione sussidiaria del lavoro e della produzione. Non si tratta più di una mera esecuzione di ordini impartiti dall'alto, ma è la piena espressione della capacità delle persone".
“Oggi sono mille giorni esatti per il mio governo”, ha ricordato la premier, dicendosi orgogliosa del fatto che in questi anni siano “stati creati un milione di posti di lavoro in più, posti di lavoro di qualità”. Per poi concentrarsi sulla sicurezza sul lavoro: "È un tema al centro dell'azione di governo. Ma serve fare di più perché ogni vita spezzata è una sconfitta. Per questo abbiamo scelto di rafforzare la nostra azione portando le risorse per il 2025 a più 1,2 milioni di euro. La sicurezza sul lavoro non è un costo ma un investimento e un diritto di ogni lavoratore", ha aggiunto.
Dopo aver ribadito l'impegno del governo sul fronte dei dazi e su un migliore investimento delle risorse del Pnrr, Meloni ha concluso il suo intervento con un appello: “Dobbiamo tornare a gettare il cuore oltre l'ostacolo, dobbiamo tornare a credere in noi stessi, non solo nella capacità di sognare ma anche di realizzare i sogni per non dover inseguire nessuno ma se mai per correre e farti inseguire dagli altri”.
Il rapporto tra Meloni e Cisl
La presenza della premier è l'ennesima conferma di un rapporto piuttosto solido con il sindacato cattolico guidato da Daniela Fumarola e prima ancora da Luigi Sbarra. Poco più di un mese fa, l'ex segretario generale della Cisl è entrato nella squadra di governo in qualità di sottosegretario alla presidenza del Consiglio per occuparsi in particolare di sud, delega lasciata a Palazzo Chigi da Raffaele Fitto dopo la nomina a vicepresidente della Commissione europea. Prima della nomina, il feeling con Meloni era stato ampiamente manifestato all'assemblea del sindacato dello scorso febbraio, l'ultima di Sbarra come segretario della Cisl, tra mazzi di fiori, baci, abbracci e attestati di stima: “È stato un interlocutore franco, determinato, onesto” e “penso che abbia aiutato molto i lavoratori, perché il governo lo ha sempre ascoltato con grande rispetto”, aveva sottolineato la premier ringraziandolo personalmente.
Punti di contatto anche in Parlamento. Dove è stata approvata – con il sostegno della maggioranza – la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dalla Cisl dedicata alla “partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese”. L'approvazione di questa misura, aveva commentato la premier dal palco del sindacato l'anno scorso, “ci permette di dare finalmente attuazione 77 anni dopo all'articolo 46 della Costituzione”.
Anche per questo speciale rapporto non sono mancate critiche verso il sindacato, accusato spesso di essersi schiacciato sulle posizioni di Palazzo Chigi. “Abbiamo chiesto al governo di tagliare le tasse sul lavoro e lo abbiamo ottenuto. Abbiamo chiesto risorse per i rinnovi contrattuali, per la sanità, per la sicurezza sul lavoro e le abbiamo ottenute – rispondeva Sbarra al Foglio poco prima della sua ultima assemblea da segretario – e quando serviva, abbiamo mobilitato i lavoratori, scioperato, manifestato”. Sicuramente non lo hanno fatto con Cgil e Uil contro l'ultima manovra finanziaria, praticamente una tradizione ormai da anni. All'ultima mobilitazione organizzata da Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, Sbarra ha risposto lanciando una campagna di assemblee nei luoghi di lavoro con l'obiettivo opposto: spiegare ai lavoratori la bontà della manovra, in quanto accoglie molte richieste della stessa Cisl.
A incrinare ulteriormente i rapporti fra sindacati ci si sono messi anche i quattro quesiti referendari sul lavoro promossi da Landini (e naufragati alle urne). Per la confederazione di Sbarra infatti il Jobs Act è stato “una grande riforma”, sia pure con qualche lacuna, e “rialzare la bandiera dall’articolo 18”, come fa la Cgil coi suoi referendum, è “anacronistico e sbagliato’’.
L'assemblea della Cisl di ieri all'Eur, a 75 anni dalla fondazione, è stata un tentativo di ricomporre i pezzi. La presenza di Elly Schlein è stata in dubbio fino a mercoledì. Ma tra i corridoi del centro congressi sono fioccati rimproveri alla leader dem per essersi appiattita su posizioni troppo radicali, e andare a traino del M5s e della Cgil. Un dirigente nazionale della Cisl ha detto a questo giornale: “Il Pd? Francamente ci auguriamo un altro approccio, più responsabile. Hanno montato la polemica su Sbarra sottosegretario. Ma Landini? Sembra ormai il capo dell’opposizione”. Presa la parola, la segretaria Fumarola ha sollevato l'esigenza di "un grande Patto della responsabilità: governo, sindacato e sistema delle imprese partecipino insieme verso obiettivi comuni”, rivendicando in particolare quella Legge sulla partecipazione dei lavoratori che il Pd non ha sostenuto: “Una svolta culturale, oltre che normativa”, che dovrebbe essere subito sperimentata dalle grandi partecipate di stato. Per poi sottolineare la necessità di “fare ogni sforzo per cacciare dai cancelli l’antagonismo, il collateralismo, l’estremismo ideologico, le tare culturali che confondono la partecipazione con la compromissione. Per emarginare queste derive dobbiamo fare anche uno sforzo educativo, didattico, direi pedagogico”. Appello che sembrava rivolto proprio ai sindacati e alla sinistra, in mezzo agli applausi della platea e alle smorfie di disapprovazione dei dem presenti in sala.