Foto Ansa

il commento

Le critiche dell'opposizione sul ruolo italiano sui dazi sono fuori dal mondo

Sergio Soave

In questa guerra commerciale serve l'unità nazionale, non polemiche pretestuose che non capiscono o fingono di non capire quali siano i limiti del governo. Ci sono questioni sulle quali è preferibile assumere una posizione nazionale o europea

Nella trattativa, assai complessa e cruciale, tra Stati Uniti e Unione Europea, è essenziale che i 27 paesi dell’unione, che hanno dato un mandato alla Commissione, non creino ulteriori difficoltà. Questo impone ai governi dei paesi europei un limite alle esternazioni e un vincolo di riservatezza sulle informazioni che si scambiano quotidianamente con i negoziatori. Anche il governo italiano, naturalmente, si attiene a queste regole non scritte, si limita a auspici di successo del negoziato e a insistere sul valore del mandato conferito unanimemente alla commissione, che comprende anche un’intesa sulle eventuali misure “ritorsive” in casi di fallimento. Le opposizioni non capiscono o fingono di non capire quali siano i limiti che il governo deve rispettare e insistono nel chiedere che la premier Giorgia Meloni riferisca al Parlamento. 


Vogliono una sede in cui esprimere le loro critiche a la loro insoddisfazione, argomentata però in modo spesso contraddittorio. Uno dei temi ricorrenti delle critiche al governo Meloni è stata la analisi dei comportamenti in Europa considerati divisivi. Oggi, invece, si critica “l’appiattimento” del governo italiano sulla azione condotta da Ursula Von Der Leyen. I capogruppo del Pd vogliono sapere se “il governo, invece di giocare a scaricabarile con l’Europa” vuole impegnarsi nel contrastare i pericoli della politica trumpiana. A parte i tono sarcastici, giocare a scaricabarile con l’Europa vuol dire affidare alla commissione europea, com’è per altro indispensabile, la difesa degli interessi comuni e comunitari. Più che contraddittoria è poi la critica di Angelo Bonelli, dell’Alleanza  verdi-sinistra, che strilla “chi … attacca l’Europa per fare un favore agli Stati Uniti non è un patriota, è un traditore della patria”. Forse Bonelli si è dimenticato di aver votato pochi giorni fa contro la sfiducia alla presidente della Commissione, non partecipando al voto, esattamente come il partito di Giorgia Meloni. C’è anche qualcuno che chiede che Meloni usi i suoi rapporti con Donald Trump per spingerlo ad ammorbidire le posizioni, e persino un legista che vorrebbe che questo avvenisse per stipulare un accordo speciale solo per l’Italia. Contro tutti, contro Meloni e Trump ma anche contro l’Europa “guerrafondaia”, i 5 stelle, sempre alternativi a tutto e tutti.


Il dato su cui vale la pena riflettere è l’incapacità delle opposizioni, anche di quelle più strutturate politicamente come il Pd, di comprendere che ci sono questioni sulle quali è preferibile assumere una posizione unitaria e nazionale o europea, invece di cercare col lanternino ragioni o pretesti per mettere in piedi una polemica priva di fondamento e che, peraltro, si svolge con contraddizioni palesi con le polemiche precedenti. Una norma antica della politica, quella che consiglia di “aspettare e vedere” quando è in corso un confronto dall’esito incerto, dovrebbe essere rispettata da tutti. Il governo è obbligato a farlo e lo fa, le opposizioni dovrebbero fare lo stesso perché in questo caso gli interessi da difendere, quello delle imprese, dei lavoratori e dei risparmiatori italiani, sono gli stessi per tutti.

Di più su questi argomenti: