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Il “metodo Schlein”? Far fuori i sindaci sgraditi con la scusa del M5s

"La verità è che al Partito democratico è in corso una sorta di pulizia etnica", dicono i riformisti sul metodo adottato dalla segretaria dem. In Puglia per Elly è inutile puntare su Decaro, con il Movimento 5 stelle al suo fianco, non c'è partita con il centrodestra

I sindaci del Partito democratico di scuola riformista in scadenza il prossimo anno sono preoccupati. Un nome? Il primo cittadino di Torino, Stefano Lo Russo. Ma cos’è che desta tanti timori? Quello che qualche autorevole esponente della minoranza del Pd ha definito il “metodo Schlein”. In che cosa consisterebbe questa pratica attribuita alla segretaria dem? Nell’utilizzare l’alibi del Movimento 5 stelle per fare fuori i sindaci scomodi. E’ quello che Schlein ha tentato di fare con Eugenio Giani. E cioè utilizzare la scusa che il M5s vuole un altro candidato per disfarsi di chi non è un fedelissimo. “La verità è che al Partito democratico è in corso una sorta di pulizia etnica”, denunciava qualche giorno fa un più che autorevole esponente dell’area riformista. 

E a proposito del governatore Eugenio Giani, nei corridoi del Nazareno raccontano che Gaspare Righi, il braccio destro e sinistro della segretaria, l’uomo di cui la leader dem si fida di più al mondo, sia assai arrabbiato con Emiliano Fossi, segretario regionale della Toscana, e Marco Furfaro, referente di Schlein nella regione, per come hanno gestito la trattativa per le elezioni del 12 ottobre. Infatti i due, nel tentativo di azzoppare Giani, hanno spaccato il partito locale, ottenendo l’effetto di dividere anche la stessa area Schlein. Un pezzo della corrente della segretaria si è schierata con il governatore contro Fossi e Furfaro. Ragion per cui la leader del Partito democratico non ha più la maggioranza nella Direzione regionale della Toscana. 

Elly non lo può dire. Fa fatica persino a confessarselo allo specchio, ma la verità è che la segretaria del Pd non vuole che Antonio Decaro si candidi in Puglia. Inizialmente, la leader del Partito democratico parteggiava per questa soluzione. A suo giudizio avrebbe collocato Decaro, cioè un ipotetico avversario al prossimo Congresso del Pd, in Puglia per 5 anni. Promoveatur ut amoveatur. Per questa ragione aveva caldeggiato con forza l’ipotesi di una candidatura del sindaco di Bari. E ne aveva parlato anche con il diretto interessato. Poi Decaro è finito a Bruxelles, con un bottino elettorale da far invidia anche alla segretaria, e Schlein si è interrogata sull’opportunità di lasciare che si candidasse davvero in Puglia. Per quale motivo dare altro potere nelle mani di un Decaro che, magari, dopo 5 anni tra Bruxelles e Strasburgo finirebbe per essere dimenticato o quasi? Per questa ragione, raccontano nei capannelli dei parlamentari dem, la leader non ha cercato di fermare Michele Emiliano, chiedendogli di non scendere in pista nelle elezioni regionali, come aveva esplicitamente richiesto l’ex sindaco di Bari, ponendo questo passo indietro del governatore pugliese come condizione per l’accettazione della sua candidatura. Raccontano che Schlein si sia convinta che in Puglia, previo accordo con il Movimento 5 stelle, non ci sia partita con il centrodestra (anche grazie alla messe di voti che riesce a raccogliere Emiliano) e che quindi non sia strettamente necessario puntare su un cavallo vincente come Decaro.

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