
(foto Ansa)
Il colloquio
Rotondi (FdI): “Il voto in difesa di Ursula è un altro passo di Meloni verso i Popolari”
Lo storico esponente della Dc eletto con i meloniani: "Tra la premier e von der Leyen c'è comprensione reciproca per il bene dell'Europa. Rientrare nel Ppe? I Conservatori vengono da lì"
“L’evoluzione di Giorgia Meloni in questi anni è stata quella di chi ha insistito per formare un pensiero conservatore che però di volta in volta potesse avere punti di contatto, e anche di distanza, con i popolari. E io credo che il voto in difesa di Ursula von der Leyen sia un ulteriore punto di contatto, un passo che Fratelli d’Italia fa verso il Ppe”. Lo dice, Gianfranco Rotondi, dalla posizione di chi quel riavvicinamento alla famiglia dei Popolari europei lo va vaticinando da tempo: “Meloni al tempo del Popolo della Libertà era iscritta al Partito popolare europeo, viene da quella storia”. E verso quell’orizzonte, argomenta al Foglio lo storico esponente democristiano eletto alle ultime elezioni politiche nelle file di Fratelli d’Italia, sembrerebbe essere destinata.
Lunedì il co-presidente di Ecr al Parlamento europeo Nicola Procaccini ha reso noto che Fratelli d’Italia, nel voto di oggi sulla mozione di sfiducia verso la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per il caso Pfizergate, avrebbe votato no. “Non potrò parlare a nome di tutto il gruppo ma potrò farlo a nome dei due terzi dei colleghi dell’Ecr che non hanno sottoscritto la mozione, non perché non condividessero alcuni dei motivi di censura presenti nel testo, ma perché come me ritengono questa mozione sia un errore”, ha spiegato Procaccini. La mozione era stata presentata da un parlamentare rumeno del partito Alleanza per l’unità dei romeni (Aur), che aderisce a Ecr. Per questo non sono passati inosservati il no di FdI e le accuse rivolte da Procaccini ai colleghi del gruppo, visto che l’europarlamentare ha aggiunto: “Purtroppo a qualcuno piace perdere sia in patria che qui. A me non piace”. Nella riunione dei Conservatori svoltasi a Strasburgo martedì i toni, racconta chi c’era, erano piuttosto esacerbati. E infatti, sebbene Procaccini avesse preso parola nell’Aula del Parlamento europeo chiarendo l’intenzione di voto, da Fratelli d’Italia sia a Bruxelles che a Roma sono piovuti dinieghi a una richiesta di commento da parte dei giornalisti: “Preferirei di no”, è stata la reazione unanime. Questo perché alcuni partiti come lo stesso Aur e il Pis polacco non avrebbero gradito, nelle parole di Procaccini, l’invito provocatorio a “preparare i pop-corn”.
Come spiega ancora un decano delle dinamiche parlamentari qual è Rotondi, “la politica è bella perché cambia. Domani ad Avellino celebreremo i 25 anni dalla morte del mio maestro politico, Fiorentino Sullo. Era solito dire: le cose in politica valgono solo nel momento in cui si dicono. Ed è un esercizio sciocco inchiodare un politico a dichiarazioni espresse anni prima”. Attualizzando questa lezione alla difesa di von der Leyen, spiega ancora Rotondi, “Meloni evidenzia un approccio che privilegia le dinamiche personali e i rapporti bilaterali. E credo che con von der Leyen valga soprattutto un comune capirsi per il bene dell’Europa. Si può dire che Meloni è una leader che adatta le sue posizioni agli interessi del paese che è chiamata a governare. Così come all’epoca Berlusconi diceva di sapersi fare all’occorrenza concavo e convesso”. Ma come detto l’avvicinamento al Ppe è anche tutta una questione di origini. “Del resto, i Conservatori erano nel Partito popolare europeo e fu la Brexit a spingerli fuori. Anche per questo io mi aspetterei un qualche gesto forte per esempio dalla Cdu tedesca, un invito esplicito rivolto ai Conservatori per fare un percorso insieme”.
Fatto sta che secondo alcuni il voto di oggi, con Fratelli d’Italia e Forza Italia che si oppongono alla mozione di sfiducia verso von der Leyen e la Lega che vota a favore, servirà ancora una volta a evidenziare le spaccature in una maggioranza già provata da continue tensioni interne. E’ così? “Ma no”, risponde con una certa qual sicumera Rotondi. “All’epoca del pentapartito i socialisti governavano nelle regioni in giunte di segno opposto rispetto al governo nazionale. E’ come se oggi Forza Italia governasse con la sinistra in Lombardia e in Veneto, qualcosa di inimmaginabile per qualsiasi governo attuale. Ma in Europa è un’altra storia: lì i partiti possono avere traiettorie e direzioni molto diverse”.