
Guerra ibrida
Dalle password alle app: ecco il vademecum anti hacker del governo a 3,2 milioni di dipendenti della Pa
Dopo la riunione a Palazzo Chigi con Mantovano l'agenzia per la Cybersicurezza è pronta a consigliare chi lavora nella pubblica amministrazione. Frattasi: "La nostra sicurezza informatica è fragile"
Le password da cambiare con una certa costanza, magari evitando date di nascita e nomi dei figli. E poi le applicazioni del lavoro – a partire dagli indirizzi email – che non devono essere istallate sui dispositivi personali, ma solo su quelli fissi a meno che non sia abbia una deroga per lavorare in remoto. Grandi e piccole accortezze da utilizzare in questi tempi di attacchi cyber che vedono l’Italia nel mirino. Il principio di fondo è abbastanza banale: spesso le difese si abbassano nello spazio che intercorre dalla sedia al pc dell’ufficio. Questi dettagli faranno parte del vademecum di “igiene digitale” che presto, entro la fine del mese, sarà presentato dal governo e sottoposto ai 3,2 milioni di dipendenti della Pubblica amministrazione. L’argomento, come raccontato da questo giornale, è stato oggetto anche di una riunione ieri l’altro a Palazzo Chigi. Un tavolo convocato dal sottosegretario con delega ai servizi Alfredo Mantovano con i vertici dell’Aisi, il direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza Bruno Frattasi e il ministro della Pa Paolo Zangrillo. La difesa digitale, in tempi di guerra ibrida, resta un argomento su cui il governo non intende restare indietro. Anche perché la minaccia è reale, come testimoniano gli attacchi degli hacker filorussi degli ultimi mesi nei confronti di portali di istituzioni, infrastrutture, grandi imprese e istituti bancari. Ovviamente, insieme al vademecum per i dipendenti pubblici, c’è un lavoro dei nostri apparati che alzeranno il livello di impermeabilità delle macchine. La difesa dei dati è un pallino per esempio anche del ministro Guido Crosetto. Tanto che non più di quattro mesi arrivò ad auspicare una legge per unificare la competenza sotto un unico soggetto. Ora lo scudo strategico dell’Italia è uno spezzatino di competenze diviso fra Difesa, ministero degli Esteri, ministero dell’Interno e intelligence. Dice Frattasi: “Non esiste nulla che oggi possa essere associato alla fragilità quanto la sicurezza informatica. Abbiamo avuto una stagione non proprio felice dal punto di vista dell’investimento in sicurezza digitale e questo è accaduto sia nel settore pubblico che nel settore privato”.