Il retroscena

Fazzolari: "Tutti vogliono l'Ucraina libera". Meloni tira un sospiro di sollievo dopo la svolta di Trump

Simone Canettieri

Il sottosegretario di Meloni lancia con il Foglio la conferenza di Roma per la ricostruzione di Kyiv nel giorno in cui il presidente Usa annuncia armi e sanzioni a Zelensky. Intanto l'Italia è pronta al dodicesimo pacchetto di aiuti

Saranno due giorni importanti”. Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e braccio ambidestro di Giorgia Meloni, esce dalla sua auto (made in Italy) appena parcheggiata nel cortile di Palazzo Chigi. Prima di entrare nelle segrete stanze dice al Foglio: “La Conferenza di Roma sarà politicamente ricca di significati perché tutti vogliono l’Ucraina libera, un nuovo futuro per questo paese”. La parola chiave è “tutti”. Non solo dunque i leader europei che da domani a venerdì parteciperanno in presenza e in remoto all’evento dentro la “Nuvola”. Nel “tutti”, a leggere i segnali dell’ermetico Fazzolari da sempre strenuo oppositore dell’aggressione russa,  c’è anche l’America di Donald Trump. Lo scenario migliore che ci possa essere per chi, come il governo italiano, coltiva l’ambizione di ponte fra il Vecchio continente e la Casa Bianca anche su questo argomento. Nonostante i rapporti non sempre distesi fra il presidente americano e quello ucraino.  


Le ultime dichiarazioni di Trump alla vigilia di questa Conferenza di Roma sembrano aver saldato le due sponde dell’oceano. La volontà di dare “nuove armi difensive a Kyiv” perché Putin “sta uccidendo troppe persone e non sta trattando bene gli esseri umani”, ma anche l’intenzione di procedere “con nuove sanzioni per la Russia” fanno scopa con la strategia dell’Italia (e dell’Europa, certo). Non a caso il governo Meloni è pronto a varare il dodicesimo pacchetto di aiuti militari a Zelensky fra pochissimo tempo e sulle sanzioni a Mosca Meloni si è espressa di nuovo con fermezza la scorsa settimana. Dunque i pianeti sembrano allinearsi con le parole molto dure di Trump, così prorompenti e forse viziate dalla pazza voglia di Nobel per la Pace, che anche i leghisti restano in silenzio.

 

Come detto non parteciperà all’evento Matteo Salvini, vicepremier e responsabile delle Infrastrutture (al suo posto ci sarà il vice Edoardo Rixi) impegnato in un tour fra Cina e Giappone. “Non c’è nessun caso: erano impegni già organizzati, quelli di Salvini. E sull’Ucraina, al di là delle dichiarazioni e di certe sensibilità diverse, Matteo ha sempre votato in sintonia con il governo. Quindi siamo uniti anche su questo”,  risponde Antonio Tajani a questo giornale uscendo dalla Camera. L’iniziativa di domani e venerdì è stata organizzata dalla Farnesina e dunque il ministro ci punta molto, come il resto del governo. Ecco per esempio Guido Crosetto, titolare della Difesa e big di Fratelli d’Italia, parlare di questa due giorni come “di una speranza di pace perché quando si parla di ricostruzione si dà per possibile la tregua e poi la pace”.

 

Nel governo, soprattutto dentro FdI, è tutto un darsi di gomito quando escono le parole di Trump su Putin “che dice un sacco stronzate”. Dichiarazioni belligeranti di chi si dice “per nulla   contento”. Ma anzi “deluso, francamente, che non si sia fermato”. Si vive alla giornata, certo, con il tycoon. Ma oggi gira così. E quindi quel “tutti”, pronunciato da Fazzolari a proposito degli attori che vogliono un futuro di libertà per l’Ucraina si gonfia di aspettative. D’altronde la prima a ridimensionare le intenzioni di Trump di volere interrompere l’invio di armi a Zelensky era stata proprio Giorgia Meloni, ospite dell’iniziativa “Forum in Masseria” di Bruno Vespa.

 

La scorsa settimana la premier aveva ristretto le possibili disimpegno militare americano solo a parti della componentistica per la difesa aerea. Pezzi importanti, certo, ma non tutto il pacchetto  Un presidente quasi da sposare, se non fosse per la guerra commerciale dei dazi che vede ancora il governo in ambasce. Come dimostra la giornata di ieri alla Camera dove a fronte di cinque mozioni diverse presentate dalle opposizioni, la maggioranza di centrodestra ha preferito votare contro senza presentare un documento a nome della coalizione. La trattativa con la Commissione europea, come si sa, è ancora aperta. Tuttavia dalla Lega ieri si sono registrate voci fuori dal coro come quella del responsabile economico del Carroccio Alberto Bagnai che ha rilanciato “accordi bilaterali Italia-Usa senza coinvolgere l’Europa”.

 

Un modo per distinguersi da parte della Lega nel giorno in cui  Trump sembra  porgere la mano a Zelensky, atteso oggi in Italia per una visita al Quirinale. Con lui una delegazione di una decina di ministri ucraini.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.