A Roma

Gualtieri divo dei social, ma flop nella classifica del Sole. E FdI che ora crede di poterlo battere lo attacca

Gianluca De Rosa

Nel governance poll del giornale di Confindustria il sindaco si piazza tra gli ultimi. E nella capitale gli uomini di Giorgia Meloni rompono il patto di non belligeranza con  il primo cittadino dem: adesso ci credono, a Roma si può vincere

Meno tredici virgola due per cento. Il tonfo fa senz’altro rumore. Desta l’appetito di Fratelli d’Italia e rompe un patto di non belligeranza tra Pd e centrodestra nella capitale che va avanti da ormai tre anni. Nessun altro primo cittadino in Italia, dal giorno della sua elezione, ha perso così tanto consenso. Secondo l’annuale classifica “Governance poll” del Sole 24 Ore sul gradimento dei sindaci e dei presidenti di regione, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri piace solo al 47 per cento dei romani, rispetto al 60,2 che lo aveva votato nell’autunno del 2021 al ballottaggio contro il candidato del centrodestra Enrico Michetti. Dal 78 esimo posto del 2024, Gualtieri scivola alla 89 esimo del 2025. 


E così se sui social il sindaco della capitale è ormai un case study di enorme successo, con 18 milioni di visualizzazioni dei suoi video su Instagram e 10 su TiKTok solo negli ultimi 90 giorni, per il sondaggio realizzato come ogni anno dal giornale della Confindustria è invece un flop clamoroso. Per riduzione del consenso dall’insediamento nessuno in Italia fa peggio di lui. E poco importa se, come ricordava ieri il deputato Pd e braccio politico del sindaco, Claudio Mancini, in realtà Gualtieri rispetto all’anno scorso abbia in realtà recuperato due punti percentuali: dal -15,2 del 2024 al -13,2 di oggi. E poco importa anche che Mancini, nel faticoso ruolo di parafulmine degli effetti elettrici del sondaggio, abbia sottolineato come quanto questa classifica sia stilata sentendo solo “seicento persone”. Sono le regole della statistica, le alchimie del campionamento, i misteri della sondaggistica che tutti accettano. E in Campidoglio lo sanno talmente bene che ieri per motivare la polemica facevano circolare un altro sondaggio, di monitoraggio bimestrale del consenso del sindaco, che racconta una storia molto diversa:  da luglio 2023 a giugno 2025 “la soddisfazione complessiva” nei confronti dell’operato del sindaco sarebbe pressoché costantemente salita, passando dal 54, di allora (comunque già 5 punti superiore al dato registrato dal Sole) al 57,5 di oggi. E il sondaggio sarebbe realizzato con un campione ben più ampio (2.250 intervistati a rilevazione) e con un errore statistico inferiore. Chi avrà ragione? Di certo nel centrodestra si fidano più del Sole.


A meno di due anni dal voto per rinnovare il sindaco della capitale, una partita che Gualtieri intende assolutamente giocarsi, soprattutto FdI si è convinta che la “presa di Roma”, mancata nel 2016 persino da Giorgia Meloni, questa volta non sia affatto impossibile. Questa convinzione ha creato una inevitabile conseguenza. Dopo tre anni si è rotto quel patto di non ostilità che vigeva soprattutto tra Pd e FdI e che qualcuno aveva denunciato come un accordo solo un passo sotto al consociativismo della prima repubblica, con nomine fatte a volte nelle municipalizzate e nei vari organi di sotto governo per offrire una fetta della torta anche all’avversario. Una pax che riguardava anche le dichiarazioni. E infatti non si ricordano a memoria attacchi del sindaco Gualtieri a qualunque esponente del governo, tanto meno a Giorgia Meloni, come, d’altra parte, si fa fatica a trovare anche una sola dichiarazione fuori posto anche dei più fumantini ministri di FdI contro il sindaco di Roma. Tutto finito. Ieri a rompere la pace ci ha pensato direttamente il coordinatore regionale e deputato di FdI Paolo Trancassini: “Il flop di Gualtieri non sorprende: è lo specchio fedele del disastro amministrativo che i romani vivono ogni giorno. Il sindaco influencer ha lavorato più per scavalcare la Ferragni che per risistemare Roma. Invece di ascoltare i cittadini, preferisce raccontare una narrazione distante dalla realtà, con inaugurazioni possibili per meriti altrui: il governo Meloni e la giunta Rocca”. E questo ultimo punto offre già il canovaccio della campagna elettorale con la quale FdI è convinta che questa volta conquistare Roma sia possibile. Tra chi ci crede c’è ovviamente il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. Si muove ormai come un sindaco ombra. Spesso la sua agenda s’incrocia con quella del vero primo cittadino Roberto Gualtieri. Soprattutto se si tratta di parlare delle periferie densamente popolate dell’area sud est della capitale, dove Rampelli è convinto che, se candidato, raccoglierebbe moltissime preferenze. E’ accaduto anche ieri a Tor Vergata. Ma le ipotesi si accavallano. Negli scorsi giorni, durante la tre giorni che FdI ha dedicato alla capitale, qualcuno ha paventato persino l’ipotesi di una candidatura a sindaco di Arianna Meloni. Qualcosa di più di una suggestione perché se, come qualcuno già vagheggia, a Roma e Milano si votasse insieme alle politiche Arianna potrebbe beneficiare del potente traino elettorale della più potente sorella che siede a Palazzo Chigi. Non solo. Dato che si sa, quando le elezioni sono tirate si vince al centro, c’è persino chi ha paventato un’altra ipotesi: la candidatura di Carlo Calenda a sindaco con il sostegno del centrodestra. Fantapolitica o realtà possibile? Una cosa è certa: i Fratelli d’Italia ci credono, e il Sole 24 Ore li conforta.