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Editoriali

Francesco Lollobrigida e il dilemma della bresaola

Redazione

L’idea del ministro dell'Agricoltura, in sostanza, è quella di aumentare le importazioni dagli Stati Uniti per non far aumentare i dazi. E l'errore non sta qui, ma sul non applicare lo stesso criterio con l’accordo Ue-Mercosur

Al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ogni tanto capita una gaffe, ma non è il caso di questa volta. Lollobrigida, nell’ambito della trattativa con Donald Trump sui dazi, ha proposto di vendere negli Stati Uniti bresaola fatta con carne statunitense. Se l’obiettivo di Trump è ridurre il deficit commerciale e quello nostro è di evitare i dazi, “i nostri trasformatori possono tranquillamente indirizzare i loro acquisti sui mercati specifici e, nel caso degli Usa, realizzare il prodotto con carni che i parametri Usa permettono di utilizzare a fini alimentari”, ha detto il ministro. Sono piovute tante critiche e ironie non sapendo, evidentemente, che la bresaola della Valtellina Igp viene fatta quasi esclusivamente con carne importata, principalmente con lo zebù importato dal Sud America, da dove proviene l’80 per cento della materia prima.

L’idea, in sostanza, di Lollobrigida è quella di aumentare le importazioni dagli Stati Uniti per non far aumentare i dazi. L’errore non sta qui, ma sul non applicare lo stesso criterio con l’accordo Ue-Mercosur. Il trattato di libero scambio, infatti, prevede l’abbattimento pressoché totale dei dazi tra Europa e Sud America. L’Italia, da paese manifatturiero e trasformatore, se ne avvantaggerebbe molto per tutti i settori in cui ha una forte proiezione all’export. Ma il governo è contrario perché ci sono alcuni settori, soprattutto in agricoltura su cui Brasile e Argentina hanno un vantaggio competitivo, che potrebbero subire un contraccolpo: un caso è proprio quello delle carni rosse. Ma d’altronde è la logica conseguenza di un trattato commerciale: ogni paese cresce dove è più forte e tutti stanno complessivamente meglio. Non si capisce però perché Lollobrigida sia favorevole a uno scambio con Trump che prevede più importazioni di carne pur di non far aumentare i dazi del 17 per cento, mentre sia contrario a una accordo con il Mercosur che i dazi semplicemente li abbatte e lascia spazio alle scelte di consumatori e imprese senza i ricatti dei governi.