Il retroscena

Ucraina, Meloni continuerà a inviare armi nonostante Trump. Evento a Roma con Merz e Sánchez

Simone Canettieri

Il governo conferma il sostegno a Kyiv dopo il disimpegno Usa. Il 10 e l'11 conferenza a Roma per la ricostruzione senza Macron e Starmer. Zelensky vedrà Mattarella

Giorgia Meloni lo ha detto mercoledì a Villa Taverna alla festa dell'ambasciata americana: “A volte i nostri punti di vista possono non essere perfettamente coincidenti”. Nemmeno 24 ore dopo, la cronaca – o forse la storia – ha subito bussato alla porta della premier. Il disimpegno militare dell'America nei confronti dell'Ucraina trova il governo italiano dalla parte opposta: quella dell'Europa, a sostegno di Kyiv. Il quadro è in evoluzione. Palazzo Chigi e Farnesina sembrano cogliere segnali positivi dalla telefonata Trump-Putin, raccolgono informazioni da elaborare e verificare. Tuttavia gli uomini vicini alla premier tendono a ridimensionare anche l'ultimo annuncio del presidente americano. Non si tratta, sottolineano, di un'interruzione della fornitura di armi all'Ucraina sic et simpliciter.  

 

L'America infatti non vuole più fornire componenti molto importanti per la difesa aerea. Anche se fosse così, ragionano dalle parti di Meloni, gli aiuti militari Usa oggi superano quelli italiani. Dietro a questo ragionamento si nascondono due evidenze politiche: non accentuare la mossa di Trump, ma allo stesso tempo scegliere dove collocarsi. E la risposta ancora una volta è semplice: con l'Europa. Senza però entrare in rotta di collisione con la Casa Bianca. Un film già visto ormai negli ultimi mesi che pone la Meloni in un complicato equilibrio. Un po' pontiera, un po' funambola. Mentre sembrano ripartire, tra scossoni e strategie, i negoziati, l'attenzione del governo è tutta incentrata sulla prossima settimana. La testa è sulla Nuvola. Nel senso del centro congressi disegnato da Fuksas all'Eur. Qui, il 10 e l'11 luglio, andrà in scena la quarta conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina. Un evento a cui sta lavorando il ministro degli Esteri Antonio Tajani che coordinerà il forum di ripresa proprio sulle emergenze per rimettere in piedi un paese martoriato dall'invasione russa. L'ex ambasciatore in Ucraina Davide La Cecilia sarà invece il braccio operativo di tutta la macchina in virtù del ruolo di inviato italiano per la ricostruzione. Dice il ministro Tajani: "Riuniremo 4 mila partecipanti da oltre 90 Paesi: delegazioni ufficiali, imprese, rappresentanti dei rispettivi Parlamenti, delle autonomie locali e della società civile. Sarà il più grande evento dell'anno dedicato alla ripresa e alla ricostruzione dell'Ucraina. Assumeremo impegni concreti nelle quattro dimensioni su cui abbiamo lavorato in questi mesi: settore privato, riforme, comunità locali, capitale umano". 

 

Tra gli aspetti più interessanti: il dibattito e le proposte su una riforma elettorale che riguarderà gli enti locali ucraini, un piccolo passo verso il ritorno a una vita democratica normale. 

 

E qui si apre il grande capitolo di chi ci sarà. Il borsino, a una settimana dall'appuntamento, racconta che tra i leader europei hanno già detto sì il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, alle prese con una crisi di governo dagli sviluppi imprevedibili quanto complicatissimi. La presenza a Roma del socialista è una notizia: come raccontato da questo giornale, Fratelli d'Italia, il partito di Meloni, nei giorni scorsi si è scagliato contro di lui per la posizione assunta al vertice Nato dell'Aia a proposito delle spese militari. Arrivando ad accusarlo “di mettere a rischio la sicurezza di tutti per un pugno di voti”. Non dovrebbero esserci invece il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro del Regno Unito Keir Starmer. L'Eliseo sarà comunque rappresentato dal ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot. Macron e la moglie Brigitte in quei giorni saranno ospiti di re Carlo e della regina al Castello di Windsor. Alla Nuvola è attesa Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, che ieri ha reagito al disimpegno militare di Trump richiamando l'Europa a un maggiore coinvolgimento in questa fase. Tanti i leader provenienti dal fronte est, da questi l'albanese Edi Rama e il greco Kyriakos Mitsotakis. Nessuna risposta, invece, dall'Amministrazione americana: in quei giorni il segretario di stato Marco Rubio sarà impegnato con l'Asia summit in tournée tra Giappone, Corea del sud e Malesia.

 

Per ultimo, ma non certo per importanza, Volodymyr Zelenskyj: il presidente ucraino si fermerà due giorni a Roma e in agenda ha messo anche un incontro con il capo dello stato Sergio Mattarella e con Papa Leone XIV. In questo scenario aperto, gli occhi saranno puntati sulla conferenza stampa finale dell'evento. Con due protagonisti: Meloni e Zelenskyj. Sarà questa la risposta diplomatica dell'Italia all'intenzione di Trump di voler uscire dal piano di sostegno militare a Kyiv.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.