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Vannacci contro la spesa militare, escluso il Ponte sognato da Salvini
Dopo mesi passati a spiegare all’Europa che l’aumento della spesa militare al 5 per cento era “una pura follia”, ora il generale scopre che quei soldi servono al ponte sullo Stretto di Messina e improvvisamente diventano soldi “ben spesi”
Bruxelles. Vannacci fa dietrofront sui fondi alla difesa. Dopo mesi passati a spiegare all’Europa che l’aumento della spesa militare al 5 per cento era “una pura follia”, ora il generale scopre che quei soldi servono al ponte sullo Stretto di Messina e improvvisamente diventano soldi “ben spesi”. Immedesimandosi nella contraddizione kubrickiana dell’elmetto del protagonista di Full Metal Jacket, su cui appare sia la scritta “Born to Kill” che il simbolo della pace, il pacifista Vannacci si fionda in Sicilia a difendere l’infrastruttura voluta da Salvini, che ora definisce “una necessaria opera militare strategica”. La passeggiata di Vannacci a Messina, però, lascia molti perplessi, soprattutto chi nel collegio sud è stato eletto e non è venuto a Bruxelles per far campagna contro i fondi alla difesa. Per il capogruppo di Forza Italia all’Eurocamera, Fulvio Martusciello, il generale semplicemente “si contraddice”. “Sostenere l’importanza strategica del Ponte per la difesa e, allo stesso tempo, votare contro ogni aumento degli investimenti militari in Europa è contraddittorio”, spiega Martusciello, che poi attacca: “La difesa non è una bandiera da sventolare a giorni alterni. Se un’opera è davvero strategica, lo si dimostra non solo nelle passerelle pubbliche, ma soprattutto nei voti in Parlamento. D’altronde, la coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa resta, per noi, un valore irrinunciabile”.
L’idea di usare i fondi destinati alla difesa per il Ponte non dispiace a Martusciello: “E’ una proposta che va valutata con intelligenza strategica. La sicurezza oggi non si misura più solo in termini militari tradizionali, ma comprende mobilità, resilienza infrastrutturale, risposta a minacce ibride e capacità logistiche in ambito euro-mediterraneo. La Sicilia è un punto chiave della Nato nel Mediterraneo, e un’infrastruttura come il Ponte rafforza anche il concetto di difesa integrata”, spiega il forzista. Più diplomatico il forzista siciliano Marco Falcone, che all’invasione di campo del generale livornese nella terra di Scilla e Cariddi ribatte: “Che dire… Il Ponte rappresenta l’ideale punto di incontro anche con chi, in questo momento, ha una posizione più critica sulla difesa. Vorrei ricordare che anche il collega Vannacci ha riconosciuto il valore strategico fondamentale di una simile opera, non solo in ambito logistico e occupazionale, ma anche in termini di difesa”, spiega il catanese.
“I ponti, d’altronde, sono elementi imprescindibili della storia militare e di ogni trattato in materia”, spiega Falcone — forse per giustificare l’improvvisa passione del generale per le infrastrutture — “e il Ponte sullo Stretto garantirebbe il collegamento della Sicilia al continente, dando modernità e fluidità a tutti i tipi di spostamenti, sia civili che di truppe. Penso che il punto sia proprio questo: una spesa militare ben qualificata, concepita senza pregiudizi ideologici, consente di raggiungere più obiettivi di crescita e rafforzamento delle nostre capacità infrastrutturali e strategiche”, conclude il siciliano.