"In politica va avanti chi non lo merita". Il declino di Andrea Crippa, ex delfino di Matteo Salvini

Ginevra Leganza

Non riconfermato nel ruolo di vice segretario federale della Lega, Andrea Crippa ha accusato il colpo. Tradito da Salvini? "In politica non esiste la meritocrazia"

 “In politica non esiste la meritocrazia”, dice Andrea Crippa. Il già vice segretario federale della Lega, l’ex successore di Matteo Salvini, il delfino che a oggi pare inabissato o semmai circuito da altri delfini. Da altri successori i quali, tuttavia, devono sembrargli squali, trattandosi infatti di Roberto Vannacci e Silvia Sardone – nominata vice segretaria, insieme al generale, lo scorso maggio – che si dice sia sta stata la causa (o concausa) della destituzione. 

Sardone è la quota rosa in virtù della quale Crippa è stato rimosso senza neppure essere, almeno per ora, promosso. E così lo si sente dire a un amico manager calabrese, a pranzo in un ristorante vicino alla Camera, che “in politica non esiste la meritocrazia: non è come in azienda, da te, dove va avanti chi merita. In politica avanzano gli incapaci”. Parole, queste, che hanno il sapore della confessione, o dello sfogo, se associate ai commenti su Salvini che “non riesce a spiegare il codice della strada”

Parole che vengono pronunciate giovedì scorso, dall’ex delfino, nelle stesse ore in cui il ministro della Difesa Guido Crosetto è a pranzo con i parlamentari dell’assemblea Nato per discutere di guerra in Ucraina, riarmo, Iran, Israele. Al pranzo, Crippa, membro dell’assemblea, è invitato. Eppure egli sceglie di non andare, conclamando un appannamento della sua figura, e della sua presenza, che solo qualche mese fa era piuttosto gettonata. 

“Era la testa d’ariete di Salvini”, dicono di lui alcuni ex colleghi. “Il figlio di Matteo, il suo soldato”, il suo ex assistente e coinquilino a Strasburgo ovvero “l’uomo di fiducia che si è sempre mosso in base all’orientamento del segretario”. Il ragazzo che lo seguiva, dunque, in ogni sua oscillazione. Sinché quella stessa fiducia non gli si è ritorta contro. E cioè finché Salvini non ha deciso, appunto, di metterlo da parte in favore di altri, convinto che per devozione egli non avrebbe posto problemi, che si sarebbe accontentato di un ruolo più marginale. E così pare, in effetti. Andrea Crippa, esautorato degli oneri e onori connessi al ruolo, torna a occuparsi di campagne e strategie-tesseramento sul territorio. Le interviste diradano, le apparizioni sfumano.

Qualcuno più maligno, nel partito, specula sul fatto che siano state proprio le sortite in video o a mezzo stampa ad aver determinato la non riconferma nel ruolo: i tanti interventi non concordati con l’ufficio stampa, la sovraesposizione sulle riviste patinate e di gossip, l’idea – condivisa con questo giornale – per cui “i voti li prendiamo quando facciamo la Lega, quando urliamo”, o quando diciamo che “cantare Bella Ciao è un gestaccio più grave di inneggiare alla Decima Mas”.  

Adesso il giovane leghista è comunque impegnato nei comuni romagnoli, nella campagna tesseramento e nella ricerca dei candidati migliori. Eppure, da quanto risulta al Foglio, il contraccolpo c’è stato. Deputati leghisti raccontano del malumore per la sostituzione con Sardone, di cui Crippa avrebbe appreso il giorno stesso, non avvisato in anticipo da Salvini, l'amico, il padre putativo. Un colpo duro. Persino per chi ben sa che in politica – a sentire l’ex vice – “non va avanti chi lo merita, ma chi è più incapace”. 

    


   

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