
Il caso
La guerra del Coni: le mosse di Malagò, gli accordi della politica e il ritorno di Carraro
Otto candidati in corsa per l'elezione del nuovo presidente del Comitato olimpico italiano, 81 grandi elettori. Così lo sport italiano è arrivato alla resa dei conti
Il ruggito a 85 anni dell'eterno Franco Carraro, le manovre del re (spodestato) Giovanni Malagò, la delicata posizione del ministro dello Sport Andrea Abodi e poi Luca Pancalli, il presidente del Comitato paralimpico (Cip) che viene da sinistra ma non dispiace nemmeno al centrodestra al punto di siglare un accordo con mondi di Fratelli d'Italia e Forza Italia. E poi riunioni segrete chez Gianni Letta a cui partecipare vecchie glorie come Gianni Petrucci e Mario Pescante. Voti che si spostano, dissimulazioni, veleni, grandi elettori all'opera, tradimenti. Ecco, le elezioni per il nuovo presidente del Coni – dopo l'impero dorato malagoniano a cui è stata negata la ricandidatura dal governo Meloni – vanno oltre lo sport. Sono una via di mezzo tra il conclave e la corsa per il Quirinale. Ma anche una faccenda molto romana. A Palazzo H non si parla d'altro, stessa cosa in Parlamento, nei circoli sportivi lungo il Tevere e nelle stanze del governo. Ieri scadeva il termine per presentare le candidatura: otto in corsa, il 26 giugno il giorno del voto fatale all'Acqua Acetosa, 81 grandi elettori. Vince chi prende 41 voti. Senza maggioranza assoluta si va a oltranza. Tutto può succedere. I principali pretendenti al dopo Malagò sono due: Luciano Buonfiglio, presidente della Federcanoa vicinissimo a Malagò, e Luca Pancalli, presidente uscente del Cip, lunghissima esperienza nello sport italiano e anche una parentesi come assessore della giunta Marino, da 40 anni costretto sulla sedia a rotelle per via di un incidente durante una gara a cavallo.
Pancalli, che è stato anche un atleta paralimpico, sarebbe quello più vicino al modo di intendere lo sport come missione sociale e agonistica per il ministro Abodi. Che nel suo ruolo di garante ha incontrato comunque tutti i contendenti e ovviamente non si è esposto pubblicamente. Sta di fatto che Pancalli ha dalla sua parte Paolo Barelli, capogruppo alla Camera di Forza Italia e numero uno del nuoto italiano, ma anche – pare – Angelo Binaghi, presidente della federazione tennis. In questo accordone trasversale c’è anche Fratelli d’Italia: in caso di elezione del presidente del Cip a numero uno del Coni si fa il nome come vice di Juri Morico, amico della premier, segretario generale dell’Opes, l’ente di promozione sportiva vicinissimo al mondo meloniano (fino al 2022 l’ex presidente è stato Marco Perissa, deputato di FdI).
Fino a qui quasi tutto nella norma.
Poi è spuntata la candidatura di Carraro, poltronissimo, un curriculum pieno di medaglie sul petto, tipo generale russo dell’Ottocento. E’ stato a capo di tutto: la prima volta a 29 anni presidente del Milan vincitore della Coppa Campioni e poi incarichi su incarichi: Mediocredito, Coni, Figc, ministro dello Sport e Spettacolo in tre governi, ultimo sindaco di Roma prima dell’avvento dell’elezione diretta, membro permanente del Cio. Praticamente un immortale rieccolo.
Giorni fa ha chiesto al suo dottore se fosse in grado di reggere questo ennesimo stress e il medico gli ha dato il via libera. La sua candidatura è contestata e potrebbe essere oggetto di ricorsi nei prossimi giorni perché sulla carta ha già svolto tre mandati consecutivi (dal 1978 al 1987) e quindi non potrebbe puntare al quarto. È stato Malagò a chiedere un parere al ministro Abodi che in una lettera riservata si è rifatto a questa norma. Norma contestata da Carraro che si è detto eleggibile perché durante i suoi due mandati e mezzo era ancora in vigore la 426 del 1942 firmata da Benito Mussolini, poi abrogata, e quindi si trattava di un profilo normativamente diverso non essendo, ad esempio, previsti all’epoca limiti di mandato. Insomma, il clima è questo.
Sulla vicenda si esprimerà la commissione elettorale del Coni. E qui si entra in un ginepraio di ricostruzioni contrastanti e depistaggi. Pare che Malagò, all'inizio ostile a Carraro, adesso lo sostenga spostando voti su lui e Buonfiglio sperando che Pancalli alla fine non ce la faccia al primo turno, con scenari di alleanze tutte da costruire. Secondo autorevoli fonti di governo contattate dal Foglio, il presidente uscente mirerebbe al caos per fare in modo che davanti a una stallo, senza una fumata bianca, Palazzo Chigi lo proponga come commissario del Coni. Ipotesi irreale. A fine anno c'è da tagliare il nastro delle olimpiadi invernali Milano-Cortina: nessuno vuole arrivare secondo. Si susseguono voci e veline, veleni e racconti stupendi: come quello di una riunione recentissima Letta, Petrucci, Pescante, Malagò. Pancalli, che sembra garbare al ministro Abodi, per la sua storia e il curriculum manageriale vanta diversi sostenitori anche nel Pd. E spera che alla fine riuscirà a vincere. Altrimenti chi lo ha appoggiato in maniera più o meno discreta potrebbe passare un brutto quarto d'ora davanti alla premier. Ma ecco intanto Carraro, vecchia volpe: “Metterò la mia esperienza a disposizione dello sport: se vinco confermo il segretario generale Carlo Mornati”.
Tutto può ancora succedere. Basta ordinare i popcorn.