in aula
L'intervento integrale di Tajani alla Camera sulla situazione a Gaza
Il ministro degli Esteri ha svolto un'informattiva urgente a Montecitorio sugli ultimi accadimenti nella Striscia di Gaza. Il discorso
Pubblichiamo qui di seguito l'informativa urgente tenuta dal ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Camera sulla situazione nella Striscia di Gaza.
Signor Presidente, Onorevoli colleghi,
la Striscia di Gaza da oltre un anno e mezzo - dal brutale attacco di Hamas del 7 ottobre, teatro di un conflitto devastante - restituisce ogni giorno immagini di distruzione e sofferenza.
Quanto avviene a Gaza suscita un dolore immenso. La popolazione della Striscia sta pagando da troppo tempo un prezzo altissimo. Lo stanno pagando in particolare, come ha sottolineato Papa Leone XIV, i bambini, gli anziani, le persone malate.
Questi morti innocenti feriscono i nostri valori e indignano le nostre coscienze. La legittima reazione del Governo israeliano a un terribile e insensato atto terroristico, sta purtroppo assumendo forme assolutamente drammatiche e inaccettabili, che chiediamo a Israele di fermare immediatamente.
I bombardamenti devono finire, l’assistenza umanitaria deve riprendere al più presto, il rispetto del diritto internazionale umanitario deve essere ripristinato.
Hamas deve liberare tutti gli ostaggi che ancora sono nelle sue mani, che hanno il diritto di tornare alle proprie case.
Ho incontrato più volte i parenti di tanti che, quel 7 ottobre di due anni fa, si trovarono sulla strada dei terroristi. A loro va la solidarietà e la vicinanza del Governo e di tutto il Paese.
Lo voglio ribadire chiaramente: l’unica prospettiva possibile per la pace, l’obiettivo irrinunciabile resta l’avvio di un processo politico che porti a due Stati che convivano in pace e sicurezza.
Queste sono le priorità del Governo, su cui stiamo lavorando con un’azione a 360 gradi con tutti i nostri Partner, a partire da quelli europei e dal Segretario di Stato Rubio, con cui stiamo portando avanti un’intensa azione diplomatica per riannodare i fili del dialogo e fermare la catastrofe.
Come si ricorderà, sono stato il primo Ministro degli Esteri europeo a recarsi dopo il 7 ottobre nelle aree colpite da Hamas, per manifestare solidarietà e vicinanza alle vittime della follia terroristica. Da amico di Israele dico, allo stesso tempo, che è fondamentale porre subito fine all’escalation e all’emergenza umanitaria nella Striscia.
Questa azione di pressione coordinata con i Partner ha già prodotto i primi risultati: l’afflusso di aiuti è ripreso negli ultimi giorni. Nel fine settimana sono entrati a Gaza attraverso il Valico di Kerem Shalom anche i 15 camion italiani che abbiamo donato al Programma Alimentare Mondiale e che abbiamo fatto uscire dal porto di Ashdod. Saranno utilizzati come “muletti" all'interno della Striscia per distribuire farina e altri aiuti alimentari.
Sappiamo che questo non è sufficiente e continuiamo a lavorare affinché l’afflusso di aiuti venga intensificato, attraverso ulteriori azioni concrete sul terreno.
È con i fatti che si aiutano i palestinesi. Non con i proclami o la demagogia.
Il Governo non ha mai abbassato la guardia sui comportamenti del Governo israeliano che abbiamo ritenuto meritevoli di censura. Penso a quando l’esercito israeliano è arrivato a sparare anche dentro la parrocchia cattolica di Gaza, a dicembre 2023. Lo abbiamo detto subito con forza: non era lì che si nascondevano i terroristi di Hamas.
Oppure penso anche a quando abbiamo condannato l’attacco contro gli operatori umanitari di World Central Kitchen di aprile dello scorso anno, o le operazioni militari che hanno reso complicatissima anche la campagna per la vaccinazione dei bambini contro la poliomielite, in cui anche l’Italia è stata in prima fila a sostegno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Chi dice che il Governo sta ignorando la crisi di Gaza, offende la verità, ma soprattutto offende i tanti italiani che in un’azione di sistema coordinata dal Governo che non ha eguali tra i nostri Partner, hanno offerto il proprio contributo concreto a favore della popolazione palestinese.
Enti Locali, strutture sanitarie, imprese, associazioni di categoria, istituzioni accademiche, terzo settore, mondo dell’associazionismo cattolico: sono tantissimi ad aver dato un contributo fattivo, lontano da facili e sterili strumentalizzazioni.
Ne è un esempio concreto l'iniziativa Food for Gaza grazie alla quale da marzo dello scorso anno abbiamo fatto arrivare nella Striscia oltre 110 tonnellate di aiuti alimentari, sanitari e beni di prima necessità. Abbiamo voluto realizzarla da subito con il Programma Alimentare Mondiale e la Croce Rossa Internazionale, istituzioni autorevoli e imparziali, che godono della fiducia di entrambe le Parti, che abbiamo coinvolto sin dal primo momento nell’iniziativa.
Food for Gaza ha infatti il pieno sostegno di Israele e dell'Autorità nazionale palestinese. Il Ministro degli Esteri israeliano Sa'ar e il Primo Ministro palestinese Mustafa l’hanno indicata più volte come un modello da seguire. È stata elogiata dall’Unione Europea e dal G7.
Il nostro è anche tra i principali Governi occidentali ad aver dispiegato operazioni di evacuazione da Gaza.
Abbiamo consentito a oltre 700 persone di lasciare la Striscia, tra cittadini italiani, italo-palestinesi, detentori di permesso di soggiorno e loro familiari diretti.
Proprio in queste ore stiamo portando a termine una nuova evacuazione da Gaza di 31 palestinesi, parenti di cittadini italiani o detentori di permesso di soggiorno. Le nostre Ambasciate in Israele e Giordania e il Consolato a Gerusalemme stanno lavorando in stretto raccordo con la Croce Rossa per concludere con successo questa operazione già nelle prossime ore.
Le ringrazio, come ringrazio l’Ambasciata in Egitto, l’Unità di Crisi, il personale impegnato in Food for Gaza e tutto il personale del Ministero degli Esteri, del Ministero della Difesa e della Presidenza del Consiglio impegnato nel sostegno alla popolazione della Striscia, per la dedizione e l’impegno paziente, preciso e senza riserve per portare a termine ogni iniziativa con il massimo successo e sempre in sicurezza.
Con le evacuazioni sanitarie stiamo aiutando i soggetti più vulnerabili, a partire dai bambini. Il 14 maggio ne abbiamo accolti altri 14, attraverso una nuova operazione coordinata dalla Protezione Civile e dall’Unità di Crisi della Farnesina, in collaborazione con il Comando Operativo di Vertice Interforze.
È solo l’ultima di una serie di operazioni, realizzate in costante contatto con il Patriarcato latino di Gerusalemme del Cardinale Pizzaballa e la Comunità Papa Giovanni XXIII di don Aldo Bonaiuto.
A oggi, 133 piccoli pazienti e relative famiglie, per un totale di 393 persone, sono stati curati in strutture italiane.
Voglio ricordare poi anche il dispiegamento della Nave Vulcano al porto di Al Arish, in Egitto, dove nei primi mesi di crisi sono state offerte cure mediche e chirurgia di urgenza alle vittime del conflitto. A bordo, nel dicembre del 2023, è nata una bambina, che la madre ha voluto chiamare “Italia”. Un segno di speranza e di riconoscenza.
“Ringrazio veramente il popolo italiano e il Governo per quello che hanno fatto per curare i bambini in Italia e per essere sempre vicini al popolo palestinese.
Gli italiani non offrono solo parole, ma realizzano azioni concrete di persone che mettono avanti la disponibilità del cuore e lo fanno con competenza e cura”.
Sono parole di padre Ibrahim Faltas, il vicario custode di Terrasanta, che ha anche detto un’altra cosa bellissima, in cui mi riconosco pienamente: “Accogliere i bambini, i loro bisogni e i loro diritti, è la forma più alta di civiltà che un popolo possa esprimere”.
“L’arrivo dei bambini di Gaza è qualcosa che illumina un po' tutto” ha anche detto Padre Ibrahim. “Non si tratta soltanto di questi bimbi ma del fatto che finalmente c'è una notizia di speranza e non una di quelle notizie di morte a cui ormai siamo abituati".
Ne siamo fermamente convinti e per questo continueremo a compiere ogni sforzo per salvare vite umane e garantire un futuro di speranza ai giovani palestinesi.
Anche attraverso lo strumento delle borse di studio.
Ne abbiamo riservate loro oltre 100, tra i bandi ordinari e il progetto “Educare alla Pace”, che ho voluto lanciare con il Ministro Bernini. È un programma che coinvolge 41 università italiane, le Scuole di Terrasanta e la Fondazione Giovanni Paolo II.
L’impegno del Governo non si limita alla pur doverosa assistenza umanitaria. Stiamo già lavorando in vista della ricostruzione di Gaza. Si tratta di una priorità ben chiara, perché, voglio dirlo ancora una volta, il nostro obiettivo sono due Stati.
Nostri esperti, provenienti dall’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, collaboreranno con i loro colleghi palestinesi nelle attività di progettazione e ricostruzione, grazie a un finanziamento di 5 milioni di euro a un progetto delle Nazioni Unite; l’ho voluto con forza e l’avevo annunciato io stesso al Primo Ministro Mustafa incontrandolo a Ramallah.
Sempre nell’ottica della ricostruzione, lavoriamo per rafforzare anche il sistema sanitario palestinese. Un settore cruciale, che abbiamo difeso e sostenuto anche alle Nazioni Unite. Sono di questi giorni i voti favorevoli dell’Italia alle risoluzioni sulla Palestina presentate all’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Insieme al Ministro Bernini abbiamo voluto inviare a Ramallah una squadra di medici del Policlinico Regina Margherita di Torino e del Policlinico Umberto I di Roma per valutare le esigenze più immediate.
La nostra cooperazione nei Territori Palestinesi è attiva a 360 gradi con numerosi progetti, per un valore complessivo ad oggi di circa 110 milioni di euro. Con due principi fondamentali: 1) alleviare le sofferenze della popolazione palestinese, e 2) massima attenzione a che nemmeno un euro finisca nelle tasche dei terroristi!
Siamo molto attivi anche in Cisgiordania, dove siamo presenti con numerosi progetti. Negli ultimi mesi abbiamo finanziato due iniziative da 5 milioni di euro con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e con la FAO, finalizzati al potenziamento dei settori sanitario ed agroalimentare.
Il Consiglio dei Ministri del 9 maggio ha inoltre prorogato lo stato di emergenza per interventi nella Striscia di Gaza, con un ulteriore stanziamento di 2 milioni e mezzo.
Il nostro sostegno al popolo palestinese - lo ripeto - è concreto e fattivo. Un impegno che ci viene costantemente riconosciuto dai nostri partner, a partire dal Primo Ministro Mohammed Mustafa, con cui sono in costante contatto.
Pochi giorni fa, ricevendo una delegazione ufficiale del Parlamento guidata dalla Presidente della Commissione Esteri e Difesa del Senato Craxi, il Premier Mustafa ha pubblicamente ribadito il grande apprezzamento delle autorità palestinesi per il nostro continuo sostegno umanitario alla popolazione di Gaza, e per la nostra disponibilità a contribuire alla ricostruzione.
Per inciso, a maggio dello scorso anno Mustafa aveva scelto l’Italia per la prima missione all’estero dopo il suo insediamento. Non mi sembra proprio un segno di sfiducia nei confronti del nostro Paese.
Il ripristino del cessate il fuoco è un passaggio indispensabile. Lo abbiamo sostenuto nelle Risoluzioni presentate alle Nazioni Unite e in tutti i comunicati del G7 durante la Presidenza italiana, dalla riunione di Capri a quella di Fiuggi, e poi nell’ultima riunione dei Ministri degli Esteri del G7 in Canada a marzo, offrendo sempre il sostegno del nostro Paese alla mediazione degli Stati Uniti e dei Partner arabi.
Mentre era in vigore la tregua, abbiamo inviato sette Carabinieri nel quadro della missione EUBAM Rafah per assicurare l’apertura del valico.
Li ho incontrati a febbraio quando sono stato in missione ad Ashdod, insieme ai dieci Carabinieri impegnati nella Missione bilaterale MIADIT Palestina, dedicata alla formazione e all’addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi, su richiesta di Ramallah e dei nostri partner internazionali, in particolare degli Stati Uniti.
Intanto siamo stati chiamati a guidare a New York, insieme all’Indonesia, un gruppo di lavoro dedicato proprio ai profili di sicurezza tra israeliani e palestinesi.
Il rafforzamento delle forze di sicurezza palestinesi, oltre al completo disarmo e all’estromissione di Hamas, è un pilastro essenziale per la creazione del futuro Stato palestinese.
Uno Stato che può nascere solo da un autentico processo negoziale che conduca a un riconoscimento reciproco con lo Stato di Israele.
Non servono facili slogan, buoni solo per le piazze. Serve un impegno concreto e paziente, come quello che sta portando avanti il Governo e di cui sono gli stessi israeliani e palestinesi a darci merito.
Solo in questo modo, il riconoscimento della Palestina potrà avere un impatto reale e contribuire in modo sostanziale alla pace, evitando di ridursi a un gesto puramente simbolico.
È attraverso questo percorso che si potrà giungere alla soluzione “due popoli, due Stati”, l’unica che garantisce il rispetto della dignità e dei diritti di entrambe le popolazioni.
E voglio ribadirlo anche oggi in quest’Aula con la massima chiarezza: l’espulsione dei palestinesi da Gaza non è e non sarà mai un’opzione accettabile.
Per questo sosteniamo con convinzione il Piano arabo a guida egiziana per la ripresa e alla ricostruzione della Striscia, che è incompatibile con qualsiasi ipotesi di sfollamento forzato.
L’ho confermato al Presidente Al Sisi nel corso della mia recente missione in Egitto. Lo abbiamo ribadito, da ultimo, domenica scorsa alla riunione Ministeriale di Madrid sulla Palestina cui ha partecipato il Sottosegretario Tripodi.
Come ho ribadito più volte insieme al Ministro Crosetto, l’Italia è pronta a contribuire a un’eventuale missione internazionale di mantenimento della pace nella Striscia di Gaza, sotto l’egida delle Nazioni Unite e a guida araba.
Siamo convinti che il ruolo dei Paesi arabi moderati sia la chiave di volta per costruire una nuova architettura politica e di sicurezza nella regione.
Per questo nel corso della Presidenza italiana del G7, ho voluto associare alla riunione dei Ministri degli Esteri di Fiuggi i Paesi del Quintetto arabo. Così come ho voluto invitare al G7 di Pescara i rappresentanti governativi israeliano, palestinese e libanese, offrendo loro per la prima volta un’importante occasione di dialogo.
Vogliamo continuare a rappresentare un punto di riferimento solido e affidabile per l’Autorità Nazionale Palestinese, così come per Israele. Ogni mia missione nella regione prevede sempre incontri con le Autorità israeliane e con quelle di Ramallah.
Il dialogo resta la via maestra. A quanti vorrebbero isolare Israele, ad esempio richiamando l’Ambasciatore, voglio chiedere direttamente: quale soluzione pacifica e negoziata è mai stata raggiunta senza lasciare la porta aperta al dialogo?
È essenziale mantenere aperto ogni canale con le Autorità israeliane, incluso quello dell’Accordo di Associazione con l’Unione Europea.
È un formato che in questi mesi si è rivelato prezioso, permettendoci di affrontare, in modo franco e diretto, e appunto, anche critico, questioni di grande rilevanza politica, economica e di sicurezza.
Per questo abbiamo deciso, insieme alla Germania e ad altri 9 Stati membri dell’Unione, di non recidere questo canale di dialogo.
Tra Paesi amici non è solo possibile, ma doveroso, affrontare le questioni più complesse in modo aperto e leale.
Lo abbiamo fatto da ultimo la scorsa settimana, dopo il gravissimo incidente a Jenin, quando soldati israeliani hanno aperto per errore il fuoco durante la visita di una delegazione diplomatica, che includeva anche il nostro Vice Console a Gerusalemme.
Usare le armi contro una delegazione diplomatica è inaccettabile. Per questo, ho fatto convocare poche ore dopo dal Segretario Generale del Ministero degli Esteri, l’Ambasciatore di Israele a Roma, per ribadire che episodi del genere non devono mai più ripetersi. Iniziativa seguita da numerosi Paesi europei.
Il Segretario Generale ha anche ribadito che Israele deve interrompere le operazioni militari a Gaza, deve puntare sul negoziato per la liberazione degli ostaggi israeliani e per raggiungere un cessate il fuoco. Soprattutto, anche in quella occasione abbiamo chiesto l’apertura immediata dei varchi per l’accesso degli aiuti umanitari.
Prima di concludere, vorrei condividere anche qui in quest’Aula la mia forte preoccupazione per i rigurgiti di antisemitismo a cui assistiamo in questi giorni. Episodi vergognosi come il cartello appeso in un negozio a Milano per scoraggiare l’ingresso degli ebrei non possono essere derubricati a fatto di cronaca. Perfino la Senatrice Liliana Segre, a cui vanno tutta la mia solidarietà e sostegno, e quelli del Governo, è stata oggetto di incredibili, aberranti insulti antisemiti.
Non si possono far ricadere sugli ebrei le azioni del Governo israeliano! Mai più! Nessuno, dovrà mai più avere paura perché ebreo. Come diciamo a Israele di fermarsi e porre fine agli attacchi nella Striscia di Gaza, allo stesso modo dico anche a chi fomenta l’antisemitismo per piccole, miopi convenienze di bottega “Fermatevi! Fermatevi ora!”
Il virus dell’antisemitismo non può e non deve avere diritto di cittadinanza nelle nostre società. La retorica incendiaria contro il popolo ebraico ci riporta agli orrori del passato, come dimostra il recente tragico assassinio di due giovani dipendenti dell'Ambasciata israeliana a Washington.
Lo ripeto. Come ho detto anche al Museo dell’Olocausto Yad Vashem a Gerusalemme, l’antisemitismo è un’erba maligna da estirpare con un forte impegno quotidiano, istituzionale e sociale.
Presidente, colleghi,
la tregua dello scorso gennaio aveva offerto lo spiraglio per la ripresa di un processo politico in grado di restituire speranza alle popolazioni di questa martoriata regione.
Una speranza che l’escalation delle ultime settimane sembra aver tragicamente annientato. Eppure è da lì che bisogna ripartire.
Noi non ci stanchiamo di lavorare per la pace e non faremo mai mancare il nostro sostegno alla popolazione palestinese. Ai bambini, ai malati, agli anziani. Lontani dalle polemiche e dalle tentazioni di facili strumentalizzazioni che nulla hanno a che vedere con Gaza.
Stiamo lavorando per rafforzare Food for Gaza e farne sempre di più un punto di riferimento concreto e operativo per la società civile e le imprese che vogliono contribuire all’assistenza alla popolazione della Striscia.
Porteremo altri aiuti, cercheremo tutti i canali di dialogo per arrivare alla pace, al cessate il fuoco, alla liberazione di tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas e alla ricostruzione di Gaza.
Ecco, cari colleghi. Questo è quello che il Governo ha fatto e continua a fare ogni giorno per favorire la pace a Gaza, e per assistere la popolazione della Striscia. Il nostro è l’unico Paese europeo operativo sul terreno, con un’iniziativa forte, riconosciuta e apprezzata da tutti.
Con questa determinazione intendiamo andare avanti, senza passi indietro, per dare il nostro contributo all’impegno per la pace. Permettetemi di concludere con le parole della Ministro di Stato agli Esteri palestinese, Varsen Aghabekian, che nel corso della sua ultima visita a Roma poche settimane fa, incontrando al Policlinico Umberto I una piccola paziente palestinese, ha voluto esprimere la sua gratitudine a tutto il popolo italiano per lo sforzo corale a sostegno di Gaza.
“L’Italia è il Paese europeo che si è dimostrato più solidale in questa tragedia. Quasi 200 sono i bambini accolti qui. Numeri così alti li hanno offerti solo l’Egitto, il Qatar e altri Stati arabi. Sono venuta a Roma per partecipare alla messa inaugurale del pontificato di Leone XIV, ma il mio viaggio non poteva dirsi compiuto se non fossi venuta anche a visitare queste mie connazionali sofferenti”. Sono parole di cui dobbiamo essere orgogliosi, che ci spingono a continuare a compiere ogni sforzo per la pace, con la forza dei nostri valori e la determinazione del nostro impegno.
