Il racconto

Schlein per Gaza. "Tutti a Roma il 7 giugno" contro Netanyahu. Ma manca la piazza e resta il nodo silenzio elettorale

Carmelo Caruso

I leader del centrosinistra convocano la manifestazione, ma c'è il nodo silenzio elettorale per il referendum, le richieste di Calenda e di Sinistra per Israele e tutte le piazze occupate. E Schlein agli amici: "Non ho nulla da perdere, mal che vada faccio la regista di cinema"

Il cuore sbanda a Gaza. E anche il calendario. Manifestare, sì, ma dove, quando, e la “piattaforma”? Si organizza una grande giornata di centrosinistra, contro Netanyahu, si invoca Liliana Segre sul palco, c’è la data, il 7 giugno, a Roma, alla vigilia del referendum, sotto silenzio elettorale, ma manca la piazza. A San Giovanni ci sono i fedeli del Giubileo, a piazza del Popolo, un concerto. Laura Boldrini, alla Camera, risponde: “Silenzio elettorale? Che c’entra? Si può fare”. Il Pd riconosce: “Il problema esiste”. E se il governo Meloni la vietasse? Non scherziamo. Elly Schlein, che ora dice agli amici: “Mi gioco tutto. Non ho nulla da perdere. O  premier o cambio vita, faccio la regista al cinema”, ha dato mandato a Peppe Provenzano: “Sentiamo gli esperti”. Telefoniamo, al costituzionalista Salvatore Curreri. Prof., si può fare? “No. Il silenzio elettorale vale anche per i referendum, ma ormai è un divieto sforacchiato”. La sinistra è un sentimento. Il tormento. 

 

E’ iniziato tutto così. O forse non proprio. Dice Lia Quartapelle, la riformista del Pd, tutta diritti, Risorgimento e Milano: “La proposta iniziale è di Veltroni sul Corriere della Sera, con un suo editoriale”. Dunque, l’ha lanciata il Corriere. Gianni Cuperlo, che legge venticinque quotidiani al giorno, fa cronaca: “Da quel che ho letto, l’idea nasce da uno scambio di battute fra Enrico Mentana e Mario Orfeo, direttore di Repubblica, al Festival della Tv di Dogliani e poi ci sarebbe anche l’appello firmato da  D’Alema sul silenzio dei media”. A dirla intera, spiega Paolo Fedeli, che è il portavoce di Nicola Fratoianni di Avs (sta a Fratoianni come Antonio Tatò a Berlinguer) “l’onda parte da Perugia e dalla nostra spinta”. Angelo Bonelli, che capisce in anticipo, dove si va a finire, nella confusione, comunica: “Se ne occupano Conte, Schlein e Nicola”. Solo che Conte se ne vuole occupare un po’ di più, perché se permettete, spiegano i suoi fedayyin: “Se c’è un leader che ha puntato i fari su Gaza, quello è Conte. Il perimetro della manifestazione è chiarissimo, si parte dagli impegni della mozione unitaria Pd, M5s, Avs. Non si deve annacquare”. 

 

Passiamo a Schlein, la Lina Wertmuller del Pd, che ha delegato il responsabile Provenzano, la sindaca di Marzabotto, Valentina Cuppi  di preparare la “piattaforma”. Che significa la piattaforma? Chi manifesta, chi sale sul palco, per cosa si scende in piazza, quali bandiere. E speriamo che non se ne brucino. Nel Pd, il gruppo Sinistra per Israele, composto da Lele Fiano figlio di Nedo, deportato nei campi di concentramento, vuole partecipare, ma si può partecipare senza avere chiara la “piattaforma”? Di nuovo. La “piattaforma” a sinistra è come l’origine del mondo di Gustave Courbet. Ecco arrivare la lettera (è sui social) di Sinistra per Israele fatta di sei punti: “Cari Angelo, Carlo, Elly, Giuseppe, Matteo, Nicola, Riccardo… come nostro contributo vi proponiamo alcuni punti”. Che vogliano partecipare tutti (ma  Calenda ha i suoi punti, fermi, e  rilancia la piattaforma di Sinistra per Israele) è chiaro, e lo dice Walter Verini: “Ci sarò, per dire basta all’orrendo massacro di Gaza, per fermare l’azione criminale di Netanyahu, per isolare Hamas. E contro l’antisemitismo”. Laura Boldrini, che è sempre strepitosa, anche con la sua stampella, infiamma: “Manifestiamo contro il governo che su Gaza ci accompagna dalla parte sbagliata della storia”. Sì, ma il 7 giugno, si può fare? E la piazza? Al governo dicono che “nel divieto di silenzio elettorale rientra anche la propaganda indiretta. Chi organizza  la piazza si assume la responsabilità di far rispettare il divieto”. Che equivale: fate pure, ma alla prossima, quando la organizza la destra, sotto silenzio elettorale, guai a puntare il dito. Sì, ma dove si fa? Nel comunicato congiunto si legge: “Tutti a Roma, sabato 7 giugno”, ma manca il luogo. Marco Furfaro, il Pajetta di Elly, si rammarica ma non può aiutarci perché ci sono ancora “call in corso”. Federico Fornaro, autore di Una democrazia senza popolo, che meriterebbe di fare le analisi sul Giornale, come Giovanni Orsina (spiega Fornaro: “Conte, devo dire, paga l’alleanza con il Pd. A Genova è passato dal 17 per cento al 5 per cento”) aggiunge: “Non poteva che essere Roma la città scelta”. Il problema è che la Roma di Gualtieri è mejo della Roma, che fu, dell’assessore Nicolini, e ogni fine settimana c’è un evento. Piazza del Popolo? Occupata, concerto. Circo Massimo? Occupato, concerto. A San Giovanni, in teoria, si può fare, ma c’è il Giubileo. Nel Pd si sfogliano luoghi-petali: il Campidoglio? manifestare sotto la Fao? Lo spariglio: una fiaccolata? Oppure? Un suggerimento. Qualcuno conosce Montevago? E’ un comune in provincia di Agrigento, lo guida una dolcissima sindaca siciliana, di Forza Italia, che Tajani dovrebbe nominare sottosegretario agli Esteri. Si chiama Margherita La Rocca Ruvolo e digiuna per Gaza e dice al Foglio: “Vogliamo fare una manifestazione per Gaza? Scendiamo in piazza tutti insieme, destra e sinistra, Schlein, Conte, Tajani, Meloni, Crosetto, Salvini. Io non sono di sinistra, ma vorrei dire: ‘Netanyahu fermati’. Sto digiunando da mamma, da moderata, per  coscienza. Anche io vorrei scendere in piazza, una bella piazza di pace”. Schlein e Conte, fateci un pensierino. A Montevago.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio