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Editoriali

Male Beppe Sala, sindaco “divisivo”

Redazione

La pessima risposta sulla scuola da intitolare a Sergio Ramelli, a cinquant'anni dal suo omicidio. Ignavia politica

E’ un vero peccato che un sindaco come Beppe Sala, sempre animato a parole dalle migliori intenzioni di essere sindaco di tutti, sia scivolato su una pessima scelta linguistica e politica – dalla quale difficilmente si emenderà: pur essendo avviato alla scadenza di mandato, la “sua” sinistra non lo perdonerebbe. L’altro giorno il sindaco di Milano ha partecipato alla commemorazione per l’omicidio nel 1975 di Alberto Brasili, militante di sinistra ucciso dai “sanbabilini”. Qualcuno gli ha chiesto se avesse fatto passi avanti la proposta di intitolare una scuola a Sergio Ramelli, il militante del Fronte della gioventù ucciso, sempre nel 1975, da Avanguardia operaia. Sala ha replicato col risponditore automatico dell’ignavia civica, segno di ambiguità politica: “Lo credo difficile”, ha detto, “e quando le proposte diventano così divisive…”. Una piccola grave indecenza, a partire da quella parola, “divisive”, una delle più stupide del vocabolario politico e che serve solo da foglia di fico per coprire posizioni di comodo.

Eppure dal 2001 un istituto tecnico è (giustamente) intitolato a Claudio Varalli, altro militante di estrema sinistra ucciso nel 1975. E a Fausto e Iaio del Leoncavallo, uccisi nel 1978, sono dedicati dal 2012 dei giardini pubblici. Evidentemente intitolazioni non “divisive”. Sala, che aveva fatto una (timida) apertura ottenendo il plauso di Ignazio La Russa sull’idea di intitolare una strada a “tutti i ragazzi morti negli Anni di piombo”, non ha la tempra per scelte coraggiose. “La questione la buttano addosso a me perché politicamente gli fa comodo”, ha poi detto, “ma sono stati al governo tanti anni e potevano pensarci, perché adesso?”. Altra frase goffa e infelice, visto che è il cinquantesimo dell’omicidio Ramelli cade quest’anno. E’ un peccato che il sindaco di Milano sia così inutilmente succube agli umori della sua parte. Ma forse nella sinistra milanese che lo sostiene ancora militano i nipotini dei protagonisti di quei fatti, che hanno fatto i conti con il proprio passato meno di quanto no li abbia fatti La Russa con il suo.

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