(foto Ansa)

Il colloquio

De Paz (Comunità ebraica Bologna): “Contraddittorio usare Marzabotto per Gaza”

Luca Roberto

Il presidente della Comunità ebraica bolognese sul corteo indetto dalla sindaca dem Cuppi: "Continuare a puntare il dito unicamente contro Israele è limitante. Quel luogo è un simbolo di tutt'altro. Occhio ad alimentare un certo clima antisemita, soprattuto in veste istituzionale"

Riteniamo che scegliere il Monte sole e Marzabotto come punto di partenza di un corteo per chiedere a Israele di fermare l’avanzata su Gaza evidenzi tutte le contraddizioni sul tema. Continuare a puntare il dito unicamente contro Israele è limitante. E anche nella chiamata alla manifestazione gli organizzatori evitano di citare Hamas, il primo vero responsabile delle sofferenze palestinesi”. Il presidente della Comunità ebraica di Bologna Daniele De Paz questi rilievi li ha rivolti alla stessa sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi, in una lettera privata in cui si risponde punto per punto al documento programmatico firmato da diverse associazioni che si sono date appuntamento il 15 giugno per una marcia nazionale “per la Palestina, per la pace”. Nel luogo dove durante la seconda guerra mondiale i tedeschi perpetrarono uno dei peggiori eccidi di stampo nazifascista. All’appuntamento la comunità ebraica non è stata invitata. E negli scorsi giorni la stessa Cuppi, ex presidente del Pd, avrebbe liquidato le critiche della comunità ebraica bolognese come mancata comprensione dell’appello. “E invece io quel documento l’ho capito benissimo”, dice De Paz al Foglio. “Noto le stesse identiche contraddizioni che si vedono, per esempio, il 25 aprile, quando si sventolano le bandiere palestinesi e si attacca chi invece ostenta la bandiera della Brigata ebraica. E’ una vera e propria discrasia storica”.

De Paz se l’è presa anche con il sindaco di Bologna Matteo Lepore, “perché ha detto che gli israeliani dovrebbero svegliarsi. Forse dovrebbe sapere che sono sveglissimi, visto che oltre il 70 per cento di loro è contro le operazioni belliche. E spesso si tende a dimenticare come molti militari siano semplici ragazzi. La guerra sarebbe potuta finire con la consegna degli ostaggi. E invece Hamas ha usato la prosecuzione delle ostilità come una grande operazione di propaganda”. Nel documento indirizzato alla sindaca, De Paz rimarca proprio quest’ultimo punto: ovvero quanto si tenda alla sinistra equiparazione tra Israele e una strage nazifascista come quella di Marzabotto, dimenticandosi del modus operandi di Hamas, che è esattamente quello di usare i civili come scudo per i propri scopi militari. In più il clima antiebraico in occidente, testimoniato anche dall’attentato a Washington che ha causato la morte di due diplomatici israeliani, dovrebbe consigliare di misurare le parole. “Chi questo clima pesante lo abbraccia e lo alimenta in vesti istituzionali, dovrebbe riflettere sull’incolumità delle persone che gli stanno attorno e che fanno parte della sua comunità”, analizza ancora De Paz. Il quale, con un grande sconforto, nota come “oramai si stiano sempre più assottigliando i margini dell’ascolto, del dialogo e del confronto. Stiamo arrivando oltre qualsiasi possibilità di riuscire a ricucire le nostre posizioni”.

 

Secondo il presidente della comunità ebraica bolognese, negli scorsi mesi oggetto di una serie di intimidazioni in città, “è come se avessimo completamente rimosso cos’è stato il 7 ottobre. E il fatto che migliaia di missili continuano a piovere sulle città israeliane. Non fa notizia perché Israele sa difendersi. Forse qualcuno si augura che non sia più in grado di farlo e venga spazzata via”. Anche i segnali che provengono non solo dagli Stati Uniti ma anche dall’Europa non sono granché incoraggianti. “Assistiamo a manifestazioni come quella all’Aia, con oltre 100 mila persone in piazza contro un singolo stato. Una cosa pazzesca che manifesta come ci siano ancora dei sostenitori del male”. A ogni modo l’inopportunità di alimentare un’equiparazione tra quel che succede in medio oriente e quel che si è vissuto a Marzabotto, la comunità ebraica l’ha voluto segnalare esternando tutto il proprio malcontento. “Ripeto, Marzabotto è un simbolo che rappresenta tutt’altro”, conclude De Paz. “Riteniamo che scegliere quella località ponga la necessità di riflettere attorno a tutte le contraddizioni che stiamo registrando dal 7 ottobre in poi”.

  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.