(foto Ansa)

litigi sullo stretto

Come si spiega e da dove arriva il litigio tra Quirinale e Salvini sulle regole per il Ponte

Giorgio Santilli

Il Quirinale frena le norme speciali sul Ponte sullo Stretto volute dal ministro dei Trasporti: stop a deroghe su controlli antimafia e assicurazioni, segnando un limite all’eccezionalità legislativa per accelerare i lavori

Il richiamo del presidente della Repubblica, sul Ponte, in fondo arriva da lontano. Il Ponte ha fatto discutere quando è stato recuperato per decreto legge un vecchio progetto, quando si è stimato un costo superiore di oltre il 50 per cento rispetto al vecchio progetto, quando l’Anac ha spiegato che si sarebbe dovuta rifare la gara per la norma europea che vieta proprio il superamento di quel limite, quando il prezzo a seguito di quella decisione è rapidamente risceso proprio dentro i limiti del 50 per cento. Il Ponte ha poi fatto discutere quando si è cercato di far passare la valutazione di impatto ambientale senza un documento che la Ue considera fondamentale e che doveva indicare la motivazione per cui un’opera è dichiarata di interesse pubblico, con pronta correzione del Consiglio dei ministri che ha dichiarato l’opera necessaria per motivi di salute e ambientali (un inedito). Ieri, con il decreto Infrastrutture, si è provato a compiere un passo ulteriore, arrivando a modificare una norma del codice degli appalti per abbassare le coperture assicurative (e quindi i costi) della cosiddetta polizza decennale postuma.

 

La proposta del ministro Salvini – che avrebbe avuto impatto su tutte le opere di importo superiore a due miliardi – è stata stoppata, non si è capito se da Palazzo Chigi, dal Quirinale o da tutti e due. Si è capito invece benissimo che è stato il Quirinale a stoppare un’altra norma nel decreto legge Infrastrutture che avrebbe trasferito i controlli antimafia dalle strutture territoriali del ministero dell’Interno, che ne hanno la competenza ordinaria, alla struttura centrale antimafia creata dal ministero a Roma. Non è chiaro se questo trasferimento avrebbe effettivamente garantito controlli più puntuali, come hanno dichiarato Salvini e Piantedosi in una conferenza stampa convocata lunedì scorso proprio per lodare la misura. Misura che straordinaria era rispetto alle normali regole di uno stato, e straordinaria è rimasta. L’intento di Salvini era lodevole: fare il prima possibile, cosa che va auspicata. Ma qualcosa è andato storto. Il Quirinale sarà forse entrato nel merito per valutare l’opportunità della misura, ma soprattutto deve avere pensato che possono anche bastare norme speciali per mandare avanti il Ponte. E con un tratto di penna ha imposto la cancellazione della norma, mandando anche un avvertimento che il tempo delle leggi speciali è finito. Salvini non si è dato per vinto e ha auspicato che il Parlamento reintroduca quella norma o analoga, rafforzando i controlli antimafia. Vedremo come finisce.