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l'intervento al senato

Ora la Lega vuole uscire dal Pnrr. Borghi: "Serve una seria riflessione"

Redazione

Il senatore leghista invita il governo a un passo indietro dal Recovery fund. I prestiti sono “future eurotasse”, mentre le risorse provenienti dai Btp ci darebbero molta più libertà, dice. L'appello al ministro Foti: “Sta facendo un lavoro che secondo me potremmo evitarci”

I prestiti del Pnrr non sono altro che “future eurotasse”. Lo ha detto oggi il senatore della Lega, Claudio Borghi, in sede di discussione nell'Aula del Senato sulle comunicazioni del ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Tommaso Foti. “Sollecito il ministro a una seria riflessione. Io non so quali siano le condizioni che ha promesso Conte ai tempi, quando è stato fissato il Pnrr – ha detto il senatore leghista – non so se possiamo recedere, interrompere il flusso dei prestiti e continuare a finanziarci con i nostri Btp". 

 

                 

Sullo sfondo, dell'audizione c'è l'approvazione da parte della Cabina di regia Pnrr della proposta di revisione tecnica del Piano, su cui vota oggi Palazzo Madama prima dell'esame della Commissione europea. Ieri era il turno della Camera, che ha approvato la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del ministro Foti relative alla revisione – la quinta in due anni – degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano. 

Per Borghi, dunque, che ritira fuori il vecchio animo sovranista, piuttosto che attingere dalle risorse concordate con Bruxelles, è più conveniente finanziarsi con i titoli di stato. L'emissione di Btp ci esporrebbe a uno 0,3 per cento in più di interesse, ha detto, ma almeno “sono libero di fare quello che voglio e non ho un debito privilegiato. Pagare lo 0,3 per cento in meno, ma essere condizionati dall'Unione europea, con il rischio di dover pure restituire questi soldi, non ci conviene sotto nessun punto di vista finanziario". 

 

            

Se evitassimo di continuare a chiedere i prestiti del Pnrr, ha continuato il senatore, “ci guadagneremmo molto e avremo a disposizione lo stesso tipo di denaro con il finanziamento normale che facciamo per tutte le altre spese dello stato senza dover essere sottoposto, da una parte, a rischi di declassamento del nostro debito e, dall'altra parte, di richieste, di cambiamenti e fatica che in questo momento la stanno occupando, quando invece sarebbe opportuno dedicarsi a cose meno defatiganti”.

Borghi, infine, si è rivolto direttamente al ministro Foti: “La ringrazio, ma lei sta facendo un lavoro che secondo me potremmo evitarci”, alludendo ai negoziati che il governo ha avviato due mesi fa con la Commissione europea per la nuova rimodulazione del Piano. “Pensiamoci bene, secondo me possiamo chiudere qui la parte dei prestiti", ha aggiunto, mentre quanto riguarda la quota da 68,9 miliardi a fondo perduto (i grant): “Siamo in ballo e dobbiamo ballare. Attenti però alle future eurotasse, perché noi diremo sempre di no”

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