(foto LaPresse)

Il colloquio

L'ex ministra Fedeli (Pd): “No pregiudizi sulla ricerca. Sto con la senatrice Cattaneo”

Luca Roberto

La già titolare dell'Istruzione e di Università e ricerca: "Trovo incredibile che non si riescano a trovare dei punti di incontro tra sindacati e mondo accademico, che andrebbe sempre ascoltato"

Un’interlocuzione con il mondo accademico bisogna sempre averla. La porta del dialogo deve restare aperta. Non ho seguito nel dettaglio la questione legata al contratto di ricerca, ma è quello che da ministro avrei cercato di fare io, cercando di trovare delle soluzioni concrete che andassero a beneficio dei ricercatori. L’importante è non avere un atteggiamento di chiusura pregiudizievole”. Valeria Fedeli è stata ministra dell’Istruzione e dell’Università. Da esponente del Pd, ha una posizione che almeno in parte sembra divergere da quella attualmente sposata dal Partito democratico. Martedì, dopo l’approvazione dei correttivi al contratto nazionale di ricerca, emendamenti sostenuti anche dalla comunità scientifica, il Pd, attraverso un comunicato del responsabile Università della segreteria Schlein, Alfredo D’Attorre, ha detto che con la norma votata al Senato “si sancisce il ritorno ad un sistema imperniato sullo sfruttamento dei ricercatori”, annunciando un’opposizione “ancora più dura”. Tanto che le parole degli esponenti dem sono sembrate essere una sponda offerta all’Associazione Dottorandi e Dottori di ricerca (Adi) che subito ha annunciato un incontro con la Commissione europea “per verificare o meno la coerenza con il Pnrr dell’emendamento Occhiuto, che ha introdotto le nuove figure contrattuali degli incarichi post-doc e degli incarichi di ricerca”. Anche la Cgil si è schierata contro l’intervento della maggioranza. “Per questo ribadiremo l’esposto già avanzato alla Ue sul Ddl 1240 e ci batteremo negli atenei per evitare che questo grave passo indietro sia definitivamente approvato dal Parlamento”. Accusando persino gli stessi esponenti della comunità scientifica: “Stupisce che prestigiose realtà e personalità sostengano questa iniziativa, che scarica sui soggetti più giovani e più deboli le insufficienze di sistema, condannandoli a una precarietà infinità e allontana atenei e centri di ricerca dalla realtà europea”, ha detto la segretaria della Flc Cgil, Gianna Fracassi. 

 

Fedeli colloquiando brevemente col Foglio premette che, non avendo seguito da vicino il dossier, non vuole esprimere una valutazione tecnica. Ma una questione di metodo si sente di affrontarla: “Io trovo incredibile non riuscire a trovare punti di incontro tra il mondo accademico e le rappresentanze sindacali. Anche perché l’obiettivo dovrebbe essere comune e cioè cercare di migliorare le condizioni in cui poter far sviluppare la nostra ricerca”. Forse che il Pd ha scelto di piegarsi troppo sulle posizioni dei sindacati, che su questo hanno fatto un’opposizione dura e pura? “Io credo sempre che le posizioni pregiudiziali non vadano bene, a maggior ragione quando si parla di un tema così importante come il nostro sistema della ricerca”, dice l’ex ministra. “Per questo credo che il dialogo con la comunità scientifica non debba interrompersi. Condivido pienamente la posizione espressa dalla senatrice a vita Elena Cattaneo nella lettera al Foglio”. Lettera in cui la co-firmataria dell’emendamento Occhiuto rivendicava la bontà dell’intervento normativo. “Come tutte le misure, anche quelle proposte nel testo Occhiuto sono in astratto migliorabili, ma, ad oggi, hanno il merito di essere la soluzione urgente, necessaria e concreta per non perdere migliaia di giovani dottorandi, neodottorati di ricerca e giovani ex assegnisti che vogliono scegliere la ricerca del e nel nostro paese”, ha scritto la senatrice. Sull’intervento della maggioranza la reazione della comunità accademica è stata pressoché unanime, a partire dal premio Nobel Giorgio Parisi, passando per la Conferenza dei rettori e il Consiglio nazionale di ricerca. Anche l’ex ministra dell’Università Messa, nella cui epoca era stato introdotto il contratto nazionale di ricerca, ha ringraziato per l’approvazione dell’emendamento. Posizioni che non sono bastate, alle opposizioni, per cercare di dare una risposta alle criticità evidenziate dal contratto nazionale di ricerca. E che stonano con la volontà, rivendicata dallo stesso D’Attorre, di procedere con “un’opposizione ancora più dura e determinata nei prossimi mesi”.

Di più su questi argomenti:
  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.