L'intervista

Marattin: "Sul Mes Forza Italia si appiattisce su Salvini"

Gianluca De Rosa

Il deputato del Partito liberal democratico dà la sveglia ai colleghi forzisti: "Il Mes è solo l'ultimo capitolo: i populismi non si moderano, si combattono. Per questo spero che nei prossimi due anni FI abbia il coraggio di costruire un’opzione politica liberale lontana dai populismi, sarebbe interessante”.

“Mi dispiace, ma anche Forza Italia sul Mes segue la linea populista della maggioranza”, dice sospirando Luigi Marattin, deputato e leader del partito liberal democratico. Dopo un po’ di silenzio sul tema, alcuni giorni fa, in vista della riunione di giugno dei ministri dell’economia della zona euro, il presidente dell’Eurogruppo, l’irlandese Paschal Donohoe, è tornato a fare pressione sull’Italia per la ratifica del trattato che renderebbe questo strumento finalmente efficace. L’Italia continua a essere l’unico paese a non averlo fatto. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti lo scorso 13 maggio, durante l’Ecofin, ha spiegato ai suoi colleghi che dentro il Parlamento italiano non ci sono i numeri. La Lega è molto contraria. Ma anche FI, che sulla carta favorevole allo strumento, ne contesta la governance: “Risponderebbe direttamente alla Commissione, non c’è sufficiente controllo”, è la linea del partito di Tajani. “L’organo decisionale del Mes – dice invece Marattin – è il Consiglio dei governatori, ed è composto dai ministri delle finanze dei paesi membri. Affermare che un organo del genere non abbia sufficiente accountability nei confronti degli stati nazionali va oltre il ridicolo”. Intanto, come denunciato dal direttore del consiglio direttivo del Mes, Pierre Gramegna, il rischio è che lo strumento rimanga sospeso. Ragiona Marattin: “La principale conseguenza sarebbe l’impossibilità di usarlo, come la riforma consentirebbe, come ‘paracadute di ultima istanza’ in caso di crisi bancarie. Spieghiamo meglio – prosegue il deputato – ad oggi se una banca di un paese Ue andasse in crisi, e il Fondo di risoluzione (finanziato dalle banche private) fosse insufficiente a risolvere il problema, l’onere del salvataggio ricadrebbe sulle finanze pubbliche di quel paese Ue. Così facendo, i suoi titoli perderebbero valore. Ma quasi sempre questi titoli si trovano in pancia alla banca in crisi, aggravando quindi il problema. Ne deriva un circolo vizioso pericoloso per quel paese e per l’Europa. Con la riforma, invece, l’onere di intervenire in casi del genere sarebbe del Mes. Contribuendo quindi a realizzare la condivisione dei rischi, un passo necessario per completare l’unione bancaria, una cosa alla quale, sulla carta, FI tiene molto, ma purtroppo da tempo si trova imprigionata in una coalizione che di liberale non ha nulla, perché guidata da sovranisti e populisti. Ogni tanto prova ad alzare la testa, più che altro simbolicamente, ma poi si accoda senza fiatare. Il Mes è solo un esempio: pensiamo all’aumento della pressione fiscale, alla completa dimenticanza del ceto medio, al golden power della Lega su Unicredit e Bpm, alle timidezze su garantismo... Il loro messaggio politico è ‘se non volete la sinistra ma non volete neanche un centrodestra sovranista, votate noi’. Ma è un messaggio perdente: i populismi non si moderano, si combattono. Per questo spero che nei prossimi due anni FI abbia il coraggio di costruire un’opzione politica liberale lontana dai populismi, sarebbe interessante”.

A proposito di chi, la Lega è contrarissima al Mes. Salvini dice “mai ai soldi dei contribuenti italiani per salvare le banche tedesche”. “È deprimente pensare che la Lega Nord, che in economia aveva liberali veri come Gianluca Pagliarini e Roberto Maroni, sia diventata il cortile di casa di sovranisti come Borghi e Bagnai, che hanno fatto diventare il programma economico della Lega la fotocopia di un volantino dei Cobas degli anni 80: prepensionamenti, stampa di moneta, deficit illimitati. E slogan senza alcun senso come questo”.

Quali effetti ha sulla credibilità del nostro governo in Europa questa scelta? “Si perde tutta la credibilità che, eventualmente, si guadagna schierandosi a favore dell’Ucraina o gestendo bene il rapporto con Trump. Ma Meloni, anche lo volesse, non potrebbe contrastare Salvini. Questo bipolarismo all’italiana non compete sull’elettore mediano, ma sull’elettore estremo. Salvini, Meloni e Vannacci competono sull’elettore più sovranista; Schlein e Conte su quello più radicale. Ecco perché noi del Partito liberal democratico siamo convinti che questo sistema vada scardinato”. C’è chi dice che alla fine il governo potrebbe convincersi a ratificare il Mes, ma aspetta per potere utilizzare l’eventuale ratifica nelle trattative tra Italia e Ue sulla proroga del Pnrr. “Non so. Ma una cosa la so: chi guarda i dati sa che non c’è alcuna possibilità che entro giugno dell’anno prossimo il Pnrr in Italia sia finito”.

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